articoliIl Punto
Modena, oltre 6000 giovani in centro: Street parade è una festa di libertà
La Pressa
Una lieve folle speranza si fa spazio nei pensieri. La fiammella di libertà, il grido non più verbalizzato che si alza al calar della sera dal centro di Modena, può cambiare un po' le cose. Forse in meglio
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Migliaia di ragazzi con costumi, colori e musica. E' una invasione pacifica e festosa quella che oggi si è materializzata a Modena. La grande (è un po' bigotta) paura per la Street parade si diluisce man mano che le ore passano. Il ritrovo al Novi Sad è ordinato, dagli oltre 20 carri parcheggiati nella parte dell'anello sotto le gradinate rimbomba musica ad alto volume. Ci sono giovani in costume, altri con il volto colorato. Alcuni si sono presentati coi figli, alcuni addirittura ancora nel passeggino. Accanto a loro persone con più anni sulle spalle, i capelli bianchi, anche loro ballano e brindano con la bottiglia di birra in mano. Da uno dei carri di testa Colby, volto noto del mondo anarchico modenese, lancia gli slogan di sempre. Slogan talmente noti e ripetuti che ormai hanno più i colori della goliardia che della provocazione. Eppure anche dalle parole di Colby risuona quel sussulto di libertà che anima la piazza. Una libertà difficile da definire e da catalogare, che contesta schemi che probabilmente non conosce neppure più, ma che profuma, nonostante tutto di freschezza.
Non vi sono accenni di violenza o di vandalismo, quando i carri lasciano il Novi Sad i volontari della festa raccolgono l'immondizia lasciata. Con scrupolo, in silenzio.
E il corteo prosegue. Lungo Monte Kosica, viale Crispi, fino a piazzale Natale Bruni. Poi ancora viale Caduti in Guerra per tornare da viale Italia al Parco Ferrari in serata.
La speranza è che qualcuno tra le migliaia in festa non esageri.
Una massiccia presenza di forze dell'ordine resta alla testa del corteo. Anche quelli in divisa sono ragazzi e ragazze giovani. I cori e le canzoni incurioscono i passanti. Alcuni anziani applaudono dalle finestre. I colori accesi dei capelli, i tatuaggi si amalgamano e dall'alto si percepisce un'unica grande onda.
Le dichiarazioni allarmate dei partiti, le invettive dell'opposizione, sono distanti anni luce dalla realtà che sfila in piazza. Cercano spazio e cercano spazi i giovani e i meno giovani che sfilano. Spazio per definire se stessi, per esprimere in modo libero la propria identità, non solo nella stretta e limitante chiave sessuale, ma nel suo complesso. Una identità che evidentemente non si riconosce in un mondo che concede pochissimo. Ai giovani soprattutto. In termini di presente e ancora meno concede in termini di futuro. Spazio e spazi. Spazi anche da occupare. Per protestare, sapendo di sforare le regole, le leggi. Andando consapevolmente incontro alle conseguenze legali di questi atti, comunque distanti dalla violenza, così come il grande rave di Modena dello scorso anno aveva dimostrato.
Il problema non è giustificare o meno questa marea di giovani, non è in ballo la inevitabile condanna rispetto al mancato rispetto delle regole. Per un attimo, prima di ridiscendere nella borghese compostezza del centro storico, coi cioccolatini venduti a peso d'oro, ci si può fermare a respirare la voglia di libertà che esprimono gli oltre 6000 giovani della Street parade. Una libertà mischiata al fumo e all'odore della birra e del vino. Non è il grido di libertà del '68, non c'è più dietro un sistema ideologico e valoriale di riferimento. Non è la rivoluzione permanente. Di tutto quell'armamentario è rimasta solo la superfice, il look ribelle, qualche slogan ormai vuoto. La musica senza nemmeno più parole. Nessuno se la prende con la Chiesa, nessuno urla che Dio è morto, perchè la Chiesa è ininfluente e perchè il funerale di quel Dio ormai è stato celebrato da tempo. Eppure una lieve folle speranza si fa spazio nei pensieri. La fiammella di libertà, il grido non più verbalizzato che si alza al calar della sera dal centro di Modena, può cambiare un po' le cose. Chissà, forse anche in meglio. Fosse anche solo per il disagio provocato, per l'inevitabile necessità di riflettere su quello che sta accadendo mentre si è costretti a fare i conti con il frastuono o con l'aspettare in coda sulla propria auto nel traffico paralizzato. O forse anche solo per il fatto che in un mondo sull'orlo del conflitto mondiale, peggiorarle, le cose, si fa fatica. Anche i due anziani che applaudono il corteo sembrano averlo capito.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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