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L'equazione in fondo è semplice: tanto più sarà rimarcata la distanza con la giunta Muzzarelli, tanto più sarà possibile evitare il ballottaggio e ottenere una vittoria al primo turno. Il candidato del centrosinistra a Modena, Massimo Mezzetti, ha ormai chiara la cifra che dovrà guidare l'ultimo mese della sua campagna elettorale: la differenza col suo predecessore sarà la misura del suo successo.
Ma la formula non è solo una strategia, peraltro un po' logora: a onor del vero al candidato del centrosinistra l'esercizio sembra riuscire in modo naturale, tutt'altro che forzato. L'ex assessore regionale si è infatti presentato fin da subito a Modena senza timori reverenziali. Consapevole del suo ruolo da commissario, ha esercitato fino in fondo l'autonomia dai partiti e dal Pd in particolare.
Del resto i Dem a Modena lo hanno supplicato di candidarsi dopo il disastro della mancate primarie e il ballo degli otto o più candidati sindaci.
Così, forte di questa chiamata di emergenza (un po', facendo una iperbole, come fece Draghi, chiamato a palazzo Chigi per l'inettitudine della politica), Mezzetti si è sentito sin da subito libero di avere una agibilità piena e senza vincoli. Lo ha rimarcato anche alla presentazione della lista di Azione: egli avrebbe volentieri evitato di candidarsi a Modena, ma avendo accettato, a quel punto il Pd ha rinunciato ad ogni diritto di mettergli condizioni e paletti.
Il punto è che il Pd, con il segretario Venturelli, considerata la debolezza dimostrata, di paletti non ne avrebbe posti comunque. Colui che ha provato e prova tutt'ora a piantare paletti, palancole e fondamenta di cemento armato, è il sindaco uscente Muzzarelli, ma l'esercizio appare vano.
Mezzetti e Muzzarelli si conoscono da tempo e subito il primo non ha mancato di sottolineare come fosse l'ex sindaco di Fanano ad essere sotto la sua ala, quando egli arrivò decenni fa da Roma nella provinciale e ricca Modena.
Così come Mezzetti non ha risparmiato Stefano Bonaccini che forse, facendo male i conti, sperava di controllare il suo ex assessore, ma che ormai è tutto concentrato sulla poltrona dorata di Bruxelles.
Così, dopo aver chiarito la propria 'leadership', Mezzetti ha continuato con il demolire tassello dopo tassello le scelte della giunta uscente: dalla differenziata alla viabilità (esemplare il tema del sottopasso di via Morane), dalla stroncatura dell'approccio muscolare alla doccia fredda sul tema nomine. Mezzetti non ne ha lasciata passare una a Muzzarelli che, dal canto suo l'ha presa malissimo, ma non ha potuto far altro che incassare, cercando di sfruttare fino all'ultimo giorno il potere legato al suo incarico.
Il 9 giugno è però alle porte e a quel punto il passaggio di testimone sarà inevitabile. Compito di Mezzetti, qualora dovesse vincere evitando addirittura il ballottaggio, sarà quello di mantenere la promessa di questa discontinuità nella forma e - almeno un po' - nei contenuti.
Perchè - considerato il ritardo con cui Fdi ha lanciato il proprio candidato sindaco, che comunque ce la sta mettendo tutta con tempi e contesto disponibile - se l'alternanza a Modena anche in queste elezioni è improbabile, almeno si può sperare in un cambio di passo dall'interno, ad un definitivo addio alla logica dell'uomo forte e della protervia da ostentare come gioiello. E, onestamente, con il sorriso, i modi garbati ma non certo remissivi di Mezzetti, non appare un azzardo credere a questa piccola rivoluzione.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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