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E così, in pieno clima natalizio, si apre in una Modena grassa, addormentata e distratta l'ennesimo dibattito surreale. Questa volta nel mirino finisce una installazione che vede la presenza di Babbo Natale su un carro armato, accompagnata dallo stucchevole gioco di parole armato-amato. Provocazione da quattro soldi, grezza e provinciale, orchestrata ad arte per far discutere. E invece di passare oltre lasciando nel nulla che merita questo inutile cartonato, tutti abboccano. Si scandalizza Fdi, la Sinistra di Rifondazione scende in piazza e il Movimento 5 Stelle si indigna. Dall'altra parte il mondo 'politicamente corretto' del Pd apprezza, si interroga e con fare filosofico disquisisce sul significato profondo dell''opera', sorseggiando brandy.
Un gioioso gioco delle parti che potrebbe essere il preludio, perchè no, a una grande tavola rotonda condita con altri interessanti argomenti presenti e passati: dal giudizio sulle fontane minimal in piazza Roma, passando per il colore troppo acceso dei restauri della Ghirlandina.
E mentre ci si accapiglia - sempre entro i limiti del consentito si intende, sia mai - sul sesso degli angeli, fuori il potere, quello vero, continua a ribadire se stesso sorridendo di queste liti tra comari. A livello locale, nazionale e internazionale. Così se a Modena Fdi attacca lancia in resta il carrarmato natalizio, a Roma il governo a guida Fdi col gigante buono Crosetto continua a mandare i carrarmati veri (sempre buoni e bravi) in Ucraina, per il bene delle Democrazia, della Pace, della libertà, della Patria... Insomma, armi come piovesse in nome di un ben organizzato armamentario pacifista.
Ovviamente con la piena benedizione del Pd che, sempre con il solito brandy fatto danzare in mani setose tra il medio e l'anulare, analizza compassato la situazione, dondolandosi tra sottili ironie e sagaci citazioni. Perchè, ormai lo abbiamo capito, la Guerra si ripudia, come da diligente rispetto della Costituzione, togliendo l'elmetto a Babbo Natale, mica smettendo di inviare armi in giro per il mondo.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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