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Piove forte su Modena. Una pioggia troppo fredda per essere primaverile. E' quasi mezzanotte e un ragazzo pedala veloce lungo la via Emilia, dallo Storchi verso il Policlinico, curvo sul manubrio. La giacca di pelle marrone e le scarpe da ginnastica fosforescenti, la pioggia lo innonda. Nessun ombrello, nessuna protezione.
Senza rete, come Modena si sta scoprendo sempre più senza rete all'indomani della crisi epocale che ha attraversato l'Italia e l'Europa. Ma soprattutto l'Italia.
Una crisi che lascia sul campo tante vittime (tragicamente non solo a livello metaforico), ma che restituisce anche un quadro sociale dove il divario tra ricchi e poveri è ancor più aumentato. Un quadro dove lo sfruttamento del lavoro è ormai sdoganato. Dove ai nuovi schiavi è stata tolta anche la voce.
Perchè i sindacati stessi non hanno più nè l'autorevolezza nè le armi per difendere gli ultimi (ammesso lo vogliano fare e non preferiscano, come ha fatto la Cisl, sedersi dalla parte di chi comanda). Perchè la sinistra è sparita, fagocitata da un Pd talmente ingordo da aver divorato anche se stesso. Vendendosi e svendendosi.
Un divario economico che si traduce in divario culturale, umano e - quasi - filosofico. E' il divario che rende incomunicabili due mondi: quello dei ricchi e quello dei poveri. Due lingue diverse sempre più distanti, come nel feroce dialogo tra Guido e il capitano Lessing nella Vita è bella di Benigni. Da una parte il deportato che cerca di salvare se stesso dalla ferocia nazista e dall'altra il gerarca nazista disperato per non saper risolvere l’indovinello del qua-quara-quà.
Da una parte una struttura pubblica che si regge su dirigenti pagati con stipendi faraonici e con indennità date per assodate, dall'altra ragazzi costretti a trasformarsi in equilibristi della bicicletta per soddisfare le esigenze delle multinazionali. E' - per dirla con Vasco - 'la gravità del problema della disoccupazione: suo figlio ha un impiego statale e il tuo non trova da lavorare'. E' il mondo che descrivevano Gaber e Luporini nel quale 'ci saranno sempre più poveri e più ricchi, ma tutti più imbecilli'.
Per restare a Modena, da una parte la macchina dirigenziale di Arpae che in regione - come abbiamo pubblicato oggi - costa (a livello di stipendi lordi) oltre 9,4 milioni di euro all'anno e dall'altra i rider di Deliveroo la multinazionale inglese delle consegne a domicilio, appena sbarcata in città, pagati a consegna, a cottimo. Da una parte - per restare sempre nel pubblico - la macchina dirigenziale del Comune di Modena con 28 dirigenti pagati (tra stipendio e premio di risultato) da 70mila euro a 154mila euro all'anno (il compenso del direttore generale) a testa, dall'altra i lavoratori delle aziende del distretto delle carni, Castelfrigo ma non solo, del distretto della logistica e del facchinaggio sfruttati attraverso false cooperative. Da una parte i consiglieri regionali con i loro 7500 euro netti al mese o i parlamentari con i loro 15mila euro tra compensi e rimborsi vari e dall'altra i lavoratori interinali senza garanzia alcuna dei quali gli stessi consiglieri, senatori e deputati parlano con caldo distacco.
Un divario sempre più profondo, anche a Modena. Nella Modena che fu comunista e che ancor oggi elegge un sindaco che parla con orgoglio di 'crescita intelligente, sostenibile e inclusiva'. Cosa ci sia di inclusivo in tutto questo nessuno lo sa. E mentre ci si distrae a livello collettivo col falso problema degli immigrati e a livello individuale si cede alle derive delle sale slot h24, i due pianeti si allontanano fino a uscire dalle rispettive orbite.
Il pianeta dei ricchi e quello dei poveri. Padroni (nel pubblico e nel privato) e lavoratori, trasformati questi ultimi nei casi più gravi in schiavi. Categorie dell'800 che tornano prepotentemente d'attualità. Anche a Modena. Due mondi separati per sempre che nemmeno la pioggia di stasera, democratica come la livella di Totò, riesce a unire per qualche ora.
Da una parte il ragazzo in bicicletta, inzuppato dalla pioggia, curvo sul manubrio. Dall'altra la A8 che - come una astronave - gli sfreccia a fianco, aggiungendo su quella giacchetta di pelle il fango delle pozzanghere.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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