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Modena, il discorso di fine anno del sindaco: un uomo solo al comando

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Sola anche la sua giunta che non è riuscita a coinvolgere l’opposizione nemmeno su cose importanti come il Pug


Modena, il discorso di fine anno del sindaco: un uomo solo al comando
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L’incontro di fine anno con la stampa modenese ha consentito al sindaco Giancarlo Muzzarelli di prodursi in un monologo di quasi un’ora lasciando poco spazio alle domande dei giornalisti e senza nessuna osservazione da parte della Associazione della stampa modenese (ma a dirigerla è lo stesso capo ufficio stampa di Muzzarelli in Comune...) nè dall’Aser, la stampa emiliana e nessuno spazio al suo vice sindaco, il carpigiano Gianpietro Cavazza, che rappresenta (o dovrebbe rappresentare) in giunta la componente cattolica ex Dc proveniente dalla Margherita.

“Un discorso - ha scritto questo quotidiano modenese on line La Pressa – degno di una campagna elettorale, anche se le elezioni amministrative ci saranno soltanto tra due anni”. Ma Muzzarelli sembra essere sempre in campagna elettorale e molto attento ad apparire in foto tutti i giorni sui quotidiani e sulle emittenti televisive.

Un discorso il suo pieno di elogi per le cose fatte (alcune per la verità solamente avviate) e la ‘dimenticanza’ totale per quelle tante volte annunciate e promesse con enfasi ma mai realizzate pur essendo Muzzarelli in carica da otto anni. Sarebbe lungo elencare le promesse non mantenute. Ma è sufficiente citare il progetto di riconversione del vecchio ospedale Sant’Agostino, annunciato per la prima volta dal sindaco Barbolini 25 anni fa e riannunciato decine di volte dallo stesso  Muzzarelli con dispendio di conferenze stampa, materiale fotografico e cartografico, sempre davanti a fotografi e  telecamere. 

Nulla di nuovo insomma sotto il sole in piazza Grande, con l’amara impressione che Modena stia perdendo colpi in termini di centralità, autorevolezza e ascolto in Regione al cospetto di altre province emiliane tenute in maggiore considerazione o meglio amministrate, come confermano del resto le recenti statistiche di Istat, Legambiente, Italia nostra, Unione consumatori e le inchieste di importanti quotidiani nazionali che pongono irrimediabilmente Modena tra le città più care d’Italia, tra le più inquinate, quelle con meno verde, con una criminalità a livelli di guardia se non di allarme sociale (come confermano i quotidiani ‘bollettini di guerra’ delle cronache cittadine che si soffermano anche sulla inquietante estensione del fenomeno del riciclaggio del denaro, opportunamente denunciato anche da Franco Zavatti della Cgil), con una circolazione automobilistica caotica che paralizza in certe ore del giorno i trasporti pubblici e privati sulle direttrici verso Castelfranco, Rubiera, Carpi, Maranello, Mirandola, come fossimo a Roma o a Milano, oppure con quartieri degradati, aree abbandonate come quelle sulla via Emilia Ovest o nei presso della Fiera, teatro del recente rave party. Con il permanente stato di crisi della situazione ospedaliera e lunghe file di attesa per esami di laboratorio, contrariamente a quanto continua a ripetere l’assessore regionale alla sanità, il piddino Donini, immediatamente smentito dai sindacati dei lavoratori ospedalieri.

Altro che “città smart, green, organizzata, efficiente, sicura e attrattiva” secondo gli slogan ormai logori ripetuti noiosamente da sindaco e assessori.  
Annunci e promesse, progetti futuristici e il ricorso a termini abusati come ‘faremo, realizzeremo, attueremo, interverremo’ sono stati il leit motiv  del sindaco anche in questa circostanza, avvantaggiato dalla possibilità di utilizzare l’argomento dei soldi dell’Unione europea. Ma, stando ai ritardi accumulati nei due mandati da sindaco, qualche dubbio sulla capacità di portare a termine tutto ciò che è stato promesso è lecito. Come ha denunciato la Cna, il cui segretario Francesco Stagi ha detto che “Modena è penultima in Regione in fatto di progettazione a lungo termine e di presentazione di idee ad ampio respiro trainanti per il futuro”.

E allora il crescente malcontento delle persone indigenti, bisognose, spesso sole, non seguite a dovere nemmeno dai Servizi sociali del Comune, costrette a vivere in povertà, dormendo magari in terra alla stazione ferroviaria, in una società che privilegia il consumismo e a volte il superfluo, fa dire al vescovo Castellucci che “una società fondata sul commercio, il consumismo esasperato, l’isolamento delle persone spesso povere e dimenticate, rischia di perdere di vista i valori fondanti che sono il simbolo di una comunità”.

Un “sindaco solo al comando”, Muzzarelli, ma sola anche la sua giunta che non è riuscita a coinvolgere l’opposizione nemmeno su cose importanti come il Pug (i consiglieri di centrodestra sono usciti dall’aula in segno di protesta per i tempi ristretti concessi per l’esame delle proposte della giunta) ma anche alcuni componenti della maggioranza come Verdi e Sinistra si sono astenuti sul Pug e anche in passato lo hanno fatto su altri temi riguardanti il consumo del suolo, la continua cementificazione, i mancati interventi sulla qualità dell’aria, la realizzazione della Bretella autostradale per Sassuolo che “distruggerebbe un vasto territorio ad accellente vocazione agricola”.

Naturalmente egli ha taciuto o glissato sui recenti casi di malcostume politico e sugli scandali finanziari che hanno coinvolto dirigenti del Pd come l’onorevole Soumahoro di Sinistra e Verdi (che era stato candidato dalla sinistra anche a Modena) per via dei soldi provenienti dalla Protezione civile, dal Comune di Roma e da associazioni umanitarie, destinati agli immigrati ma finiti invece nelle casse di una cooperativa diretta dalla moglie e dalla suocera, oppure del clamoroso scandalo delle centinaia di migliaia di euro trovati nelle abitazioni di Bruxelles e Milano di Panzeri (ex europarlamentrare del Pd e già dirigente della Cgil), dell’onorevole Cozzolino, già dirigente del Pci e ora europarlamentare del Pd, di Visentini dirigente della Cgil ora ai vertici del sindacato europeo. Scandali duramente commentati e condannati da autorevoli esponenti del Pd come Cuperlo, Minniti, dai sindaci Nardella e Ricci e altri, da commentatori di sinistra come  Gad Lerner,  Padellaro, Mieli, De Bortoli, Sansonetti ma anche dal sindacalista modenese della Cgil Donato Pivanti. Che si sono tutti chiesto imbarazzati “dove sia finita la superiorità morale della sinistra e cosa andiamo a dire ora ai delegati politici e sindacali nelle fabbriche e nei circoli”. Sostenendo che “la corruzione operata da chi dice di muoversi in nome dei diritti umani e dei bisognosi, è la peggiore di tutte, perfino di quella degli scafisti che si fanno pagare dai profughi un posto in barca per venire in Italia”.

Così come solo un accenno egli ha fatto sulle divisioni interne al Pd per la scelta del candidato alla presidenza della Provincia e nessun commento sulla spaccatura tra le correnti in sede nazionale in vista del congresso del Pd. A differenza di quanto ha avuto il coraggio di dire Cuperlo che scende in campo per la segreteria “temendo – ha spiegato - il rischio della estinzione del Pd a causa della lotta tra le correnti, del trasformismo interno, del progressivo distacco dai problemi della gente per inseguire viceversa le poltrone ministeriali, di avere cambiato dieci segretari in quindici anni di vita del partito, abolito l’articolo 18, con l’amaro bilancio di sette milioni di voti persi da allora e di essere piombati ora, secondo Swg, al 14 per cento dei voti. Per di più  – ha aggiunto – inseguiamo il peronismo populista di Conte senza decidere cosa siamo noi e dove vogliamo andare”.
Ma Muzzarelli non si è posto questi angosciosi interrogativi limitandosi a dire che “il Pd non ha bisogno di cambiare nome”.

Cesare Pradella

Cesare Pradella
Cesare Pradella

Giornalista pubblicista, è stato per dieci anni corrispondente da Modena del Giornale diretto da Indro Montanelli, per vent'anni corrispondente da Carpi del Resto del Carlino, per cinque..   Continua >>


 

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