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Il centrosinistra ha stravinto alle amministrative a Modena e nella gran parte dei Comuni della provincia. Ha stravinto il centrosinistra o meglio, ha stravinto il Pd che ovunque ha rappresentato il motore per il successo dei candidati sindaci fagocitando liste civiche, centristi di Azione e Stati uniti d’Europa e 5 Stelle. Solo Avs ha retto allo strapotere Dem. A Modena città, in particolare, Massimo Mezzetti è andato ben oltre le più rosee aspettative della maggioranza uscente. Ha incassato il 64% dei consensi, superando di 13 punti il successo di 5 anni fa di Muzzarelli quando, è vero, il M5S corse da solo. Ma trovare la sintesi, allargare il campo, cercare convergenze non è scontato e questo, in fondo, è un altro merito, un altro punto di forza, non di debolezza, del nuovo sindaco di Modena.
Centrosinistra bene. Centrodestra male, molto male.
La coalizione guidata da Luca Negrini non supera il 28%, Fdi è appena al 16%, 12 punti in meno rispetto al dato nazionale. Unico dato positivo la civica del candidato stesso che sfiora il 5% superando Lega e Forza Italia, entrambi in caduta libera.
Centrodestra che ha dimostrato ancora una volta la propria inadeguatezza nel costruire una alternativa credibile in un territorio da sempre governato dal centrosinistra. A Modena come a Carpi, dove Annalisa Arletti non ha raggiunto quel ballottaggio ottenuto la scorsa tornata, e come a Sassuolo dove l'uscente Francesco Menani ha subito l'onta della sconfitta al primo turno.
Una responsabilità enorme che anche questa volta – come più volte sottolineato anche dal nostro giornale - non è stata colta. Cinque anni fa tutto era nelle mani della Lega, questa volta tutto era nelle mani di Fdi e del senatore Michele Barcaiuolo.
La sfida è stata persa e pure male. A Modena città nel 2019 il centrodestra ottenne il 31% dei voti, quest’anno è abbondantemente sotto. Barcaiuolo ha presentato il candidato sindaco ad appena tre mesi dal voto, non ha costruito una rete in grado di supportarne il lavoro, non ha cercato un dialogo al centro e in campagna elettorale si è concentrato quasi esclusivamente sul sostegno al candidato alle Europee Stefano Cavedagna. Il risultato è questo. Una debacle, nonostante un traino nazionale enorme rappresentato dal Governo Meloni e nonostante la delicata fine dell’era Muzzarelli, elemento potenzialmente critico per il Pd. Con le Regionali alle porte e con Galeazzo Bignami che da tempo sta cercando di costruire una alternanza in viale Aldo Modo.
E a questo deprimente quadro modenese si aggiunge una ulteriore colpa, forse la più grave: avere mandato allo sbaraglio, senza alcuna rete di protezione, un ragazzo di 33 anni alla prima vera esperienza politica. Un ragazzo, Luca Negrini, che ha dimostrato nei tre mesi di campagna elettorale una serietà, un rigore e una abnegazione inaspettate. Negrini ci ha provato fino in fondo, nonostante tutto e tutti, aiutato di fatto solo dal deputato Daniela Dondi e dal capogruppo Elisa Rossini. Da Roma a suo supporto è giunta solo il sottosegretario Wanda Ferro che avrebbe dovuto confermare l'elevazione della questura in Fascia A, ma non lo ha fatto. Anche il giorno della festa finale Negrini è salito sul palco da solo, senza nessun big al suo fianco. Non gli avevano detto tutto e ora, all’apparir del vero, il rischio è quello di aver bruciato una risorsa vera per l’alternanza a Modena. Ma forse anche questo non era un rischio, ma una consapevole volontà.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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