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Ci sono due elementi che sorprendono in questo finire di campagna elettorale a Modena: il primo è l'assoluta certezza che si respira in casa centrosinistra circa la vittoria al primo turno, il secondo è la insistita volontà del candidato di centrodestra Luca Negrini di non alzare il livello dello scontro e di non reagire personalmente alle volute provocazioni del suo avversario, Massimo Mezzetti. Quasi a rimanere volutamente sottotraccia e puntare a un clamoroso 'effetto sorpresa' alle urne.
Il centrosinistra, col Pd in testa, è davvero talmente sicuro di vincere che sta già organizzando la futura giunta. La gioiosa e sempiterna attiva macchina da guerra Dem a Modena in questi mesi ha aperto i soliti tavoli, organizzato i soliti incontri e - dopo un attimo di sbandamento con la figuraccia delle primarie mancate - si è compattata intorno a Mezzetti.
Compattata e pronta a riaprire le danze per i posti che contano nella riproposizione dell'ottantennale sistema che fa di Modena una enclave nazionale. C'è Andrea Bortolamasi che scalpita per un ruolo da vicesindaco, c'è Andrea Bosi che è già certo di ottenere un assessorato di peso, c'è Francesca Maletti pronta a migrare dalla Regione alla delega modenese al welfare, c'è Grazia Baracchi che spera in una riconferma contro ogni pronostico, c'è Diego Lenzini che punta a catalizzare il voto dei cattolici per autoimporsi nella squadra di governo, a controbilanciare come da Manuale Cencelli, l'ossatura ex Ds, c'è il segretario provinciale Dem Roberto Solomita che vorrebbe diventare capo di gabinetto. E poi ci sono i posti per gli alleati: due assessorati ai 5 Stelle (se dovessero superare il 6%), un assessorato ai Verdi-sinistra (se staranno sotto il 6%), un assessorato per Modena Civica e un assessorato tra Azione e Stati Uniti d'Europa a seconda di chi otterrà più consensi in questo derby centrista con Paolo Zanca a fare scongiuri, rigorosamente laici.
E ancora tutto il valzer delle nomine, con le danze sempre aperte. Eternamente aperte.
In mezzo la promessa di spegnere l'inceneritore tra 10 anni per accontentare i 5 Stelle, una sana vaghezza sul tema Bretella per non scontentare i Verdi e la garanzia di più cassonetti per tutti e meno rifiuti in strada, che ormai fare un dispetto a Giancarlo Muzzarelli, il leone prossimo ad abdicare, non è un problema.
Insomma, tutto appare già scritto, con tanti sorrisi e pacche sulle spalle. Con Stefano Bonaccini (quello del 'resterò alla guida della Regione fino all'ultimo giorno' ma che poi ha deciso di sfruttare un posto dorato in Europa) ed Elly Schlein a chiudere la campagna elettorale stasera in un tripudio di bandiere e cori, da Bella Ciao in giù. O in su... A seconda dei punti di vista. Con Mezzetti che, abbandonata la gentilezza e i panni dell'intellettuale romano (poco importa da curriculum non risulti aver terminato gli studi universitari), è pronto ad attaccare nuovamente la destra e il governo su tutto: dalla mafia alla sanità, perchè la Regione sulla sanità mica ha colpe, le promesse di riaprire i punti nascita sono ricordi da cancellare e 'di là' non solo ci sono i 'leoni' latini, ma c'è il male ontologico che va combattuto 'moralmente', per citare le sue parole.
In questa bella narrazione l'incognita rappresentata da Luca Negrini esiste e si rafforza nella misura in cui il candidato del centrodestra ha deciso in queste ultime fasi di mantenere un profilo basso. Non ha replicato all'uscita scomposta di Mezzetti sulla destra e sulle mafie, lasciando parlare gli esponenti Fdi, e agli attacchi a testa bassa ha preferito il fioretto e negli incontri ha mantenuto l'aplomb coerente con le sue camicie di sartoria e i suoi orologi da collezione. Alla festa finale di stasera niente 'bagno di folla', niente vip nazionali di Fdi (partito che a Modena, a partire dal senatore Michele Barcaiuolo, ora guarda con un mix di ammirazione e sospetto l'ascesa di Negrini, certamente apprezzata anche dall'induscusso leader regionale meloniano Galeazzo Bignami), ma un semplice aperitivo all'Hotel Raffaello, dove tutto era iniziato.
E poi venerdì è il giorno del silenzio. Due giorni di foto e si scoprirà se prevarranno le certezze di Mezzetti o la 'campagna normale' di Negrini.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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