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Che dietro ai modi gentili di Massimo Mezzetti (proprio oggi ha lanciato la sua campagna elettorale) e al suo approccio diametralmente opposto alla aggressività di Giancarlo Muzzarelli, vi sia il solito sistema di potere che fa capo a un preciso mondo economico di riferimento (cooperativo e non) non c'è alcun dubbio. Il centrosinistra a Modena ha candidato il miglior profilo possibile per riproporre se stesso, le sue solite dinamiche, le sue nomine e le spartizioni che caratterizzano 80 anni di potere incontrastato, dal quale anche il mondo della informazione è purtroppo in larga parte condizionato.
Sapendo l'importanza della posta in palio, il Pd nazionale con un inedito asse Schlein-Bonaccini, ha commissariato il Pd locale, impantanato nelle secche delle 8 giovani o differentemente giovani candidature, e ha imposto un cavallo di razza come Mezzetti.
Fin qui la fotografia ormai chiara della realtà.
Facile comunque prevedere l'immediato futuro.
Mezzetti unirà attorno a sè una coalizione che va da Calenda ai 5 Stelle, passando per Verdi e sinistra.
Una volta eletto continuerà coi suoi modi gentili, farà meglio sul piano culturale (del resto ci vuole poco rispetto agli ultimi 10 anni), ma nella sostanza risponderà a meccanismi noti. Nominerà in giunta alcuni dei bocciati alle mancate primarie (Ludovica Carla Ferrari, Andrea Bosi, Andrea Bortolamasi e Giulio Guerzoni su tutti) e tutto procederà come sempre. Insomma, una garanzia assoluta per i mondi economici che guardano al voto di giugno sotto la Ghirlandina.
Perchè che Mezzetti venga eletto vi sono pochi dubbi. L'unico punto di domanda è su una vittoria al primo o al secondo turno. Coi 5 Stelle proni fin da subito è più probabile il primo scenario, ma una possibilità di arrivare al ballottaggio esiste comunque.
Il problema è che questa possibilità non dipende dal centrodestra, quanto dalla forza e dalla credibilità dell'asse che si è formato a sinistra di Mezzetti. L'asse che va da Modena Volta Pagina a Possibile e Unione Popolare, gli unici esclusi dal campo larghissimo che sostiene l'ex assessore regionale. Se i civici e le forze della sinistra dovessero trovare un candidato credibile (come fu con l'indimenticata Adriana Querzè nel 2014), allora il ballottaggio sarebbe una possibilità.
Il centrodestra invece resta non pervenuto. Ancora lontano dall'individuare un candidato sindaco a tre mesi dal voto, l'asse a traino Fdi, non ha costruito nè una squadra nè una rete credibile agli occhi degli elettori. Non è stato aperto un discorso con le forze civiche o coi partiti di Centro, non è stato aperto un dibattito con la città, non sono stati organizzati incontri, non è stato minimamente pensato un progetto di ampio respiro, quella sorta di Stati generali dell'alternanza che avrebbero potuto regalare a Modena un respiro diverso dalla cappa monocolore nella quale è soffocata dal Dopoguerra. Non è stato fatto nulla, se non una ventilata ipotesi legata al nome di Paolo Cavicchioli e di un ipotetico asse con i centristi Pd, chimera e Godot che come largamente previsto non si sono concretizzati. Una rassegnazione che ha trovato le giustificazioni autoassolventi di sempre: tanto a Modena si perde, tanto il gap è incolmabile, tanto il Destino stesso ha voluto così per questa terra inquinata e ricca, arrogante e fintamente aperta.
Una rassegnazione che magari è utile a Fdi in miope chiave modenese per non creare rivali interni e personaggi in ascesa, ma che in vista delle Regionali del 2025 può risultare controproducente anche ai meloniani e penalizzare il progetto di conquista della Regione Emilia Romagna al quale Fdi, con Galeazzo Bignami in testa, sta lavorando, in questo caso sì, da tempo.
Tutto a Modena si è ridotto al dualismo tra Luca Negrini e Piergiulio Giacobazzi, entrambe persone serie e prime vere vittime di questo immobilismo dei vertici. Negrini e Giacobazzi che non avranno altre armi contro Mezzetti se non quella spuntata dell'accusarlo di essere di Roma... Come se fosse una colpa.
Perchè ora, per arrivare al ballottaggio, il centrodestra non può far altro che sperare in un buon risultato dei cosiddetti 'comunisti'. Questa è la realtà, come sempre. Oggi la reponsabilità è di Fdi, leader della coalizione, 5 anni fa fu della Lega, 10 anni fa di Forza Italia e via di questo passo.
Una sfida a perdere. Dove a perdere non sono ovviamente i leader locali della opposizione, ma sono sempre e solo i cittadini. I quali devono fare i conti coi loro problemi, con le loro sconfitte e le loro fragilità, ma che a Modena meriterebbero, al di là di come la si pensi politicamente, di immaginare un 'Noi' nuovo. Foss'anche per il tempo di un abbraccio.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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