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Con la doppia sponda del suo braccio destro ed ex segretario Pd Roberto Solomita e del deputato Stefano Vaccari, Massimo Mezzetti ha provato in tutti i modi ad ostacolarne l'ascesa, ma inutilmente. Giancarlo Muzzarelli, superate alcune settimane di crisi (sulla quale qualcuno, a partire da Ludovica Ferrari, aveva improvvidamente scommesso), è riuscito a farsi candidare alle elezioni di novembre a dispetto del suo partito e con ogni probabilità sarà eletto in Consiglio regionale. Una cosa è certa: al di là di una eventuale ulteriore promozione ad assessore, il suo ruolo sarà comunque centrale all'interno del partito modenese. Da viale Aldo Moro l'ex sindaco avrà tutti gli strumenti per agire sia sul piano politico che sul piano istituzionale sulla politica modenese e, certamente, lo farà. Non lo fermerà certamente Stefano Bonaccini col quale vi è un tacito accordo di non belligeranza e tantomeno lo fermerà un partito che a Modena è preda della consueta lotta tra bande.
L'attuale primo cittadino Massimo Mezzetti è ben consapevole di questa realtà e sa che la vera spina nel fianco per i prossimi cinque anni sarà proprio il suo predecessore.
Mezzetti, dal canto suo, ha provato in tutti i modi a marcare una rottura con la giunta Muzzarelli. Dai rifiuti all'urbanistica, dalle nomine nelle partecipate passando per il rapporto con le opposizioni fino alla lite sulle (non) dimissioni da segretario Pd dell'assessore Federica Venturelli, i primi 100 giorni del nuovo sindaco di Modena sembrano essersi contraddistinti soprattutto per la volontà di dimostrare una abiura rispetto al decennio di Muzzarelli. La bocciatura di tutte le 19 proposte di riqualificazione urbanistica emerse dal bando voluto dalla giunta precedente sono solo l'ultima dimostrazione di questo atteggiamento.
Eppure se fino a ieri questo braccio di ferro sembrava avere un vincitore designato in Mezzetti, ora le cose sono cambiate.
E' vero che il sindaco ha poteri e margini di manovra superiori a un consigliere regionale, ma il peso politico e di influenza di Muzzarelli a Modena è tutt'altro che irrilevante. Anche in termini di alleanze e di 'pedine' sul campo. Mentre il presidente della Provincia Fabio Braglia (certamente non alleato di Muzzarelli, ma nemmeno vicino a Mezzetti) gioca sul filo di un equilibrismo silente, con Muzzarelli sono apertamente schierati diversi consiglieri comunali, l'assessore Giulio Guerzoni, buona parte della segreteria cittadina Pd e fors'anche l'eterna rivale Francesca Maletti, non fosse altro per lo schiaffo ricevuto rispetto alle deleghe assegnate ad Alessandra Camporota sul welfare. Stando così le cose, a Mezzetti il sostegno di Teto Vaccari, della Azione in declino di Paolo Zanca e dell'ala che fa riferimento a Luca Sabattini potrebbe non bastare. Perchè il new deal affidato al consigliere regionale uscente, Luca Sabattini stesso, in prospettiva potrebbe portare a un cambiamento, ma nel breve-medio termini non sembrano esserci alternative alla capacità di Muzzarelli di agire sulla scena politica locale.
Si può interpretare anche in questo modo il tentativo del primo cittadino di allargare il consenso e cercare sponde politiche anche nel recinto della opposizione, come la vicenda del circolo Tennis ha dimostrato. Mezzetti sa che verranno tempi difficili, che il Consiglio comunale dovrà affrontare passaggi stretti, meglio dunque avere buoni rapporti con la minoranza che, dal canto suo, traumatizzata da 80 anni di irrilevanza politica, sembra non vedere l'ora di avere una legittimazione dal Sistema. Mezzetti lo sa e lo sfrutta: sai mai che una stampella a destra possa servire ad aiutare una gamba sinistra claudicante...
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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