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Modena Park, ci sarà tempo....per non andare oltre

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Modena Park, ci sarà tempo....per non andare oltre


Modena Park, ci sarà tempo....per non andare oltre
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Ci sarà tempo per chiedere e capire quanto questo evento sia costato alla collettività e quanto invece non sia costato alla società privata che lo ha gestito. Ci sarà tempo, speriamo già dal 2 luglio (che significa che non dovremmo parlare di fatti di cronaca), per parlare delle responsabilità istituzionali di chi, di là di quale sarà l'esito dell'evento, si è assunto la responsabilità di non fermare l'asticella prima delle 220.000 presenze, fermando il circo ad 80 - 100 mila presenze. Che non avrebbe cambiato nulla per il significato e l'importanza dell'evento legato ai 40 anni di carriera del Blasco (che tali sarebbero rimasti in tutto il loro valore), con una copertura mediatica europea, ma che avrebbe cambiato tanto in termini di impatto sulla città.

Forse si sarebbe evitato il blocco totale del trasporto pubblico, con tutte le conseguenze che porta con sè, o potuto organizzare una mobilità da e per i parcheggi, o si sarebbe potuto evitare il blocco degli esami di maturità. Fermarsi a 80-100 mila (che mica sono pochi), forse avrebbe consentito di non rimandare e non sospendere tutti quei servizi sociali e anche di pubblica sicurezza (tra le tante cose che vengono in mente c'è il rinvio di fatto, nonostante le condizioni meteo a rischio, della campagna di avvistamento e controllo degli incendi gestita a livello regionale attraverso i volontari di protezione civile). Ci sarà tempo per capire in quanto tempo e dove i 400 mila euro (o meglio i due euro a biglietto), riconosciuti dall'organizzazione del Vasco Modena Park al Comune di Modena, siano adeguati a compensare almeno in parte le spese del comune (basta solo pensare al blocco delle ferie dal 20 giugno e ai turni obbligati della Polizia Municipale), visto che solo 85 mila euro di questi si sono volatilizzati nel noleggio di 500 bagni chimici.

 

 
Ci sarà tempo per capire se e quanto le Avap e le pubbliche assistenze (pubbliche), che chiedono, da quanto abbiamo appreso, anche 25 euro all'ora per la presenza alle sagre parrocchiali, abbiano chiesto a Vasco Rossi per allestire un intero campo per giorni. Perché comunque non si parla di eventi pubblici o di calamità (anche se le dimensioni fanno pensare che lo siano), ma di eventi privati, dove c'è un artista che ci guadagna, e un'intera organizzazione privata che ci lucra. E se è giusto che questi soggetti ci guadagnino, ed giusto (e anche bello), che questi grandi spettacoli ci siano, sarebbe anche giusto che chi li organizza pagasse esattamente per il loro contributo dato alla riuscita del progetto, tutti i fornitori a garanzia del successo e alla buona riuscita del tutto. Che nel caso di un concerto (privato) di queste dimensioni sono soprattutto fornitori pubblici e di servizi: sociali, sanitari, di pubblica sicurezza. Associazioni ed organizzazioni pubbliche che garantiscono la fattibilità o meno di un evento del genere, che tirando le somme ed in linea di principio, non vengono messe direttamente a disposizione della collettività (come succederebbe in caso di calamità), ma di un privato che organizza un evento privato con ricadute sulla collettività e che quindi ci si aspetterebbe dovesse pagare in proporzione, tutti quei costi sostenuti dalla collettività.

Perché se anche un comitato parrocchiale è obbligato ad avere un presidio sanitario e anti-incendio nella propria sagra e a pagarlo a prestazione oraria, tanto più lo dovrebbe fare l'organizzazione di Vasco Rossi. Perché è così che funziona, dovrebbe funzionare e, speriamo stia funzionando, a prescindere dalle dimensioni. Anzi, in proporzione. E non certo per limitare e tantomeno impedire un concerto così importante e coinvolgente per tutta la popolazione (anche e soprattutto di quella senza biglietto), e che per tanti aspetti inorgoglisce la città, ma per onorare e valorizzare quella responsabilità che le migliaia di professionisti e volontari attivi in tutti gli ambiti della protezione civile (sociale, sanitaria, o a supporto della sicurezza pubblica), stanno dimostrando. E non certo grazie, bensì nonostante, chi ha deciso sopra le loro teste, assumendosi un rischio maggiore di quello che poteva esserci pur confermando l'evento ma con dimensioni minori. Perché, lo ripetiamo, tale il suo valore sarebbe rimasto. Una responsabilità, quella dei volontari di protezione civile e forze dell'ordine, che si esprime nel mettersi a disposizione e a servizio della propria collettività,  che è spesso è una dimostrazione di amore per la propria città e la propria comunità. Un amore che c'è, e che continua ad essere dimostrato da centinaia di volontari e professionisti modenesi. A prescindere dal contesto e dal motivo in cui si esprime. Perche la collettività è stata esposta ad un rischio e ci si muove per la collettività, non per Vasco. Un amore ed un senso di orgoglio e di appartenenza a quella Pioppa che si chiama Ghirlandina che c'è a prescindere dal goffo tentativo di un sindaco di farlo proprio e di rappresentarlo nelle sedi istituzionali o, anche oggi, nei media compiacenti.

Un senso di responsabilità civica e pubblica che nelle ore che anticiperanno accompagneranno e seguiranno il concerto dovrà (speriamo) diventare ancora più contagioso ed unire tutti. Perché ormai a quell'imprevedibile tutto da gestire ci si è dentro, volenti o nolenti, critici o meno. Fino al collo.
 
Perché quando si passa davanti a quel palco gigantesco che svetta a poca distanza dalla pioppa, allora anche chi oggi con i capelli bianchi rivive i ricordi di gioventù di una Modena degli anni '80 capitale del rock e dei concerti da due serate allo stadio dei Pink Floyd, degli U2 o di quel mitico Monster Of Rock evento internazionale del 1988, si rende conto di essere di fronte a qualcosa che va davvero oltre. Molto oltre.

E si rende conto della necessità di andare oltre a qualsiasi cosa, anche solo un pretesto, capace di dividere o di fare dividere. Per vivere e non sopravvivere al concerto. Andare oltre a ciò che è capace di complicare le cose anche solo ad un vigile urbano che si è visto bloccare le ferie e precettare straordinari ed è chiamato per contenere la furia polemica di chi non sopporta nemmeno un divieto di sosta o una transenna in più, o una coda in più al semaforo. Oltre a tutto ciò che è capace di complicare anche solo di un pizzico in più le cose rispetto a quanto già complicate sono. Perché a quel casino, che lo si voglia o meno, ci si è dentro, anche fuggendo dalla città, come il Sindaco ha tra l'altro consigliato.
Perché la propria casa, nel momento in cui non ci saremo, sarà più sguarnita che in qualsiasi altro momento. Perché siamo modenesi e qui con Modena, a subire o a godere di questo evento, ci vogliamo stare, e stare bene.

Perché è necessario che tutti i volontari e quegli operatori della sicurezza che stanno lavorando, compreso il Sindaco, abbiano il contributo di tutta la città, al di là di ogni polemica o divisione. Perché per i conti, le divisioni ed i dibattiti, ci sarà tempo. Con la speranza di parlare solo di questi. E si vergognino le anime belle che credono che ci sia davvero qualcuno che spera che le cose vadano male solo per dire 'l'avevo detto' o tanto più per motivi politici. Perchè se qualcosa andasse male, in questo casino, ci sarebbero da contare delle vittime. E non vogliamo nemmeno pensarlo. Ci sarà tempo per le discussioni, per criticare e dibattere. Ma dopo. Ora è tempo di andare oltre, senza se e senza ma. Uniti, per Modena, anche se 'ognuno dentro e per i fatti suoi'..in questo gran casino.

Gianni Galeotti

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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