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Che poi uno si chiede anche se ne valga la pena. Dice 'non ascoltano le critiche', 'zittiscono il dissenso'... Sì è vero. Ma a mettersi per un attimo nei loro panni si scopre che quei panni sono tutt'altro che comodi. Che la cravatta gialla o gli occhiali di Armani non sono sempre facili da indossare. E neppure la camicia nera è facile da calzare e non è facile il lasciarsi crescere quella barba brizzolata a coprire il tempo che passa sotto gli occhi azzurri e su un viso che un tempo fu bello.
Giancarlo Muzzarelli a Modena, Stefano Bonaccini a Bologna. Parliamo di loro non per ossessione, ma perchè sono i due uomini-simbolo del governo locale, gli uomini (non donne) che concentrano nelle loro mani tutto il potere politico modenese ed emiliano.
Sì, i due uomini espressione del potere che da 70 anni governa il territorio, che fa patti con le coop, che fa di tutto per autoconservarsi, che gestisce le nomine a piacimento, che... E via via dicendo. Sì. Ma prima di tutto due uomini.
Diversi, ma per molti versi simili. Li accomuna il presenzialismo, l'ambizione e il bisogno di controllo. Controllo totale, di ogni voce anche la più flebile. Li divide la cultura politica (quella di Muzzarelli superiore), la capacità di adattamento strategico (quella di Bonaccini superiore) e l'anagrafe (favorevole al leader di Campogalliano).
Se il mondo avesse girato come sempre ha fatto negli ultimi 70 anni ora siederebbero a poltrone invertite. Bonaccini sindaco di Modena, Muzzarelli presidente della Regione. Ma l'avvento del vaffanculismo grillino e della rottamazione renziana ha imposto un ribaltamento innaturale degli incarichi.
Al meno bravo, Stefano, il posto più importante, al più bravo, Giancarlo, il posto relativamente meno di prestigio.
Così gira il mondo.
Ma, davvero, a volte lo si dimentica. Parliamo di due uomini. E allora vale la pena mettersi per qualche secondo nei loro panni. Per gioco, umilmente.
In quelli, recenti, di Muzzarelli soprattutto. Settimane e settimane di tensione e di paura inammissbile per la decisione folle di organizzare un evento da 220mila persone a Modena. Gli incontri con prefetti, capi della polizia, organizzatori e contemporaneamente il sorriso da mantenere sempre ben visibile. Le critiche da smorzare. Non deve essere stato facile. Parallelamente l'ordinaria amministrazione, gli incontri con una maggioranza sempre più sfaldata, il guardarsi dai finti amici e la simpatia inspiegabile anche per i più ribelli. E poi quella cravatta gialla da annodare.
Non deve essere stato facile. Però domenica mattina deve essere stato un sollievo vero. Una rivincita non tanto verso i 'gufi' palesi, quanto verso i falsi cortigiani che hanno sperato silenziosamente che tutto fallisse e che ora brindano e sorridono amaro. Ecco, domenica mattina nei panni di Muzzarelli forse si stava comodi. Deve essere stato così bello respirare.
Ma è una soddisfazione di pochi minuti.
Perchè i critici di Italia Nostra sono già alle porte, gli assessori scalpitano, i renziani chiedono spazio, i bersaniani pure... E poi quella cravatta gialla sempre più difficile da annodare. Che a volte si guarda al 'pensionato dalla politica' Pighi e quasi lo si invidia.
Leo