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Nei Cas richiedenti asilo in calo, Sprar ai minimi, CPR fermo

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Il crollo nel numero di sbarchi, riduce anche a Modena il numero dei migranti ospiti nei centri di accoglienza di primo e secondo livello. E sui CPR il primo grosso scoglio di Salvini


Nei Cas richiedenti asilo in calo, Sprar ai minimi, CPR fermo
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Sono poco più di 1.600 i cittadini richiedenti asilo attualmente ospiti nei Cas (centri di accoglienza straordinaria), in  provincia di Modena, gestiti dal 2014 da cooperative ed associazioni sotto il coordinamento della Prefettura, mentre sono 170 i profughi inseriti nei progetti di accoglienza di secondo livello Sprar (attivi da più di dieci anni), gestiti dai comuni, sempre con risorse dello Stato. Di questi, un centinaio accolti nel comune di Modena.

I primi, ospiti dei Cas, registrano un calo di presenze di quasi 300 unità rispetto all'agosto del 2017, quando il numero dei richiedenti asilo inseriti nei Centri di accoglienza straordinaria di primo livello in provincia di Modena, aveva quasi raggiunto le 1900 unità, quintuplicati rispetto al 2014, anno di avvio dei nuovi progetti di accoglienza straordinara nati per gestire e, appunto, accogliere, la grande ondata di migranti provenienti soprattutto via mare, dall'Africa.

 

I dati aggiornati sia sugli ospiti dei Cas e sia del progetto Sprar, sono stati citati dal Prefetto di Modena Maria Patrizia Paba, nel corso del convegno inaugurale del festival delle migrazioni. E se il progetto Sprar, che presuppone un'accoglienza di secondo livello, strutturata per garantire una integrazione concreta all'interno delle comunità ospitante, e gestita dai comuni, vede numeri relativamente bassi (170 stranieri in tutta la provincia, quindi in un rapporto 1:10 rispetto agli ospiti dei Cas e 1:1000 rispetto alla popolazione provinciale), e sostanzialmente stabili, la riduzione c'è per gli 'ospiti' dei Cas. Riduzione naturale se si considerare il crollo verticale nel numero degli sbarchi negli ultimi mesi, ridotto addirittura allo zero assoluto negli ultimi 5 giorni. Riduzione nel numero degli sbarchi che da mesi ha portato ad una riduzione drastica nel numero di arrivi a Modena e, conseguentemente, ad una riduzione nel saldo  tra soggetti in entrata ed i soggetti in uscita dai percorsi di accoglienza.



Ed è proprio nei confronti di coloro che escono dai percorsi di accoglienza, e la cui domanda di asilo è stata rigettata, che si impone il giro di vite del ministro dell'Interno Matteo Salvini introdotta nel decreto sicurezza. Se prima l'alternativa, in caso di domanda di asilo rigettata, poteva essere quella del permesso umanitario, ora non lo è più, o meglio, il permesso può essere concesso, ma a condizioni più stringenti. Elemento però quest'ultimo, che si scontra con la difficoltà, se non nell'impossibilità (non ancora risolta dal governo), di assicurare i rimpatri di coloro che con un tratto di penna in più nel decreto, risulteranno essere, irregolari. E che innalzerebbe la percentuale già superiore al 40% di coloro che anche con la normativa attuale, oltre a vedersi rigettata la domanda di asilo, non hanno le condizioni per vedersi riconoscere altre forme di protezione umanitaria e che quindi formalmente risultano e risulteranno irregolari sul territorio. Già con le regole attuali. Senza CPR e senza l'organizzazione o la riorganizzazione di un sistema per i rimpatri e le espulsioni, il numero di irregolari continuerà ad aumentare. E a migliaia, in uscita dai percorsi di accoglienza, e senza diritto di entrare in nessun circuito di accoglienza di secondo livello, continuerano a rimenere sul territorio pur come irregolari, diventando, come la cronaca degli ultimi due anni ha dimostrato con drammatica qutidianità, facile preda delle organizzazioni criminali vivono di espedienti al margine della società, senza fissa dimora e al di fuori di qualsiasi progetto di integrazione.

L'apertura del CPR (ex Cie), di Modena, che risultava urgente già lo scorso anno, quando in carica ancora c'era il ministro Minniti, ora, come già dimostrato da diversi nostri approfondimenti, sembra sia caduta nel dimenticatoio. Non se ne parla più. Nella struttura di via La Marmora, non c'è nemmeno  traccia di lavori preliminari di pulizia o di altro che ne potrebbe fare presupporre quell'apertura annunciata in tempi brevi e con urgenza, nuovamente nell'aprile scorso, a pochi mesi dalle elezioni che avrebbero stravolto il quadro politico nazionale. Che l'attenzione sui CPR non sia forte né come quella promessa in campagna elettorale, né come quella del Ministro Minniti (che la ribadì con forza anche nell'agosto scorso, ospite della Festa dell'Unità di Modena), così come negli annunci post elezioni, lo si evidenzia anche nello stesso Decreto Sicurezza, in particolare nel periodo di 3 anni assunto come termine entro il quale procedere con il progetto di nuove strutture o con la riqualificazione di quelle esistenti. Un capitolo, quello relativo ai CPR e dei ritardi negli interventi per aprirli, che potrebbe prestare il fianco agli antagonisti di Salvini, che in chiave politica potranno continuare a giocare sul fatto che la stretta sui permessi di soggiorno, se non supportata da una politica di rimpatri per chi in Italia non può più stare, porterà inevitabilmente all'aumento, almeno sulla carta, degli irregolari sul territorio.

Gi.Ga.


Redazione Pressa
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