Le nostalgie missine del presidente del Senato e le lacrime anti-fasciste del premier

L'impressione è che La Russa, Isabella Rauti e tanti altri, non siano elementi folkloristici di un partito nuovo, ma siano piuttosto lo specchio di un partito che resta quello che è sempre stato


Ieri, a una settimana di distanza, Ignazio La Russa, presidente del Senato, seconda carica dello Stato e fedelissimo della Meloni stessa, invece ha pensato bene di celebrare la nascita del Msi, nato il 26 dicembre del 46 sulle macerie del Partito Nazionale Fascista. Un intervento che ha sollevato la comprensibile indignazione del mondo ebraico.
'C’è chi ritiene di esaltare l'anniversario della fondazione del Msi, partito che, dopo la caduta del regime fascista, si è posto in continuità ideologica e politica con la Rsi, governo dei fascisti irriducibili che ha attivamente collaborato per la deportazione degli ebrei italiani. Grave che siano i portatori di alte cariche istituzionali a ribadirlo, legittimando quei sentimenti nostalgici' - ha detto la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
E' tutta in questi due fatti la doppia anima di Fratelli d'Italia. Da una parte il partito di Governo che nei sondaggi ha sforato il 30 per cento dei consensi degli italiani, il partito che ha fatto pace col suo passato, che ha rinnegato la stagione fascista e che si commuove fino alle lacrime di una premier mamma, donna e cristiana al pensiero dell'ignominia anti-ebraica.
Il partito di Destra che non vuole sentire parlare di 'fascismo' perchè è un concetto fermo a 80 anni fa. E che si indigna davanti a chi usa lo spauracchio del Ventennio per criticarne le politiche. Che si dice fermamente atlantista e pronto a mandare una pioggia di armi in Ucraina pur di dimostrare la propria posizione filo americana, quella che sostiene la Pace in tutti i modi. Anche con la Guerra.
Dall'altra parte il partito che continua a strizzare l'occhio alla propria base reazionaria, quella col braccio destro alzato (recente quello del fratello di Ignazio al funerale del cognato), delle camice nere. Quella per la quale l'aggettivo 'fascista' non è una offesa. Anzi. Quella che quando c'era Lui si stava meglio e che rimpiange i genitori fascisti fino al midollo, non in quanto genitori (che è sacrosanto e ci mancherebbe) ma proprio in quanto fascisti.
Come possono convivere queste due anime? In realtà la convivenza, al di là degli screzi di facciata, è perfetta. Ieri, non a caso, la Meloni non ha detto nulla sulla sparata di La Russa, che - ribadiamo - oggi è la seconda carica dello Stato. E' stata in silenzio lasciando trapelare 'fastidio'. Ma l'impressione è che di fastidio il premier non ne abbia provato nemmeno un po'. In un triste gioco delle parti ognuno in Fratelli d'Italia gioca il ruolo prestabilito: c'è l'anima buona e bella che si è affrancata da un passato impresentabile e c'è invece l'anima profonda, radicata, che a quel passato guarda e rimanda, strizzando l'occhio alla propria base che di questa nostalgia ha bisogno. In altre parole l'impressione è che La Russa, Isabella Rauti e tanti altri, non siano elementi folkloristici di un partito nuovo, ma siano piuttosto lo specchio di un partito che è resta quello che è sempre stato. Ed è, a torto o a ragione, orgoglioso di esserlo. Nonostante le lacrime e le scuse.
Giuseppe Leonelli
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