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Ci sono cose che non si dicono, perchè non ne vale la pena... Perchè poi, sai... Ci sono cose che non si dicono perchè nulla cambia comunque... Perchè poi si passa per vittime... Perchè tanto non serve... Ed è in questo non detto diffuso, che dalle piccole alla grandi cose i forti, gli arroganti potenti, i maleducati con un ruolo (importante o lieve che sia) vivono e prosperano. Forti non tanto del loro stipendio, quanto del potere che rivestono, della loro possibilità di decidere tre poltrone, di comandare su cinque leccapiedi, di incidere in un modo o nell'altro sulla vita di tanti. Tanti che li hanno votati, ma che non hanno assegnato loro nè scettro nè corona. E' la deriva delle deleghe ad amministrare che la democrazia consegna agli eletti. E' l'arroganza al comando. Che si fa gioco degli avversari, che deride le voci critiche, che sbraita e che non ascolta nemmeno i sussurri amici leggermente dissonanti. Che accetta solo i 'sì'.
E allora, questo giornale quotidiano, se ne fotte bellamente del 'non si dice' e lo dice. Per nulla vittime, anzi piuttosto che vittime, dalla parte del torto. Che è sempre più comoda e ingiustamente sottovalutata. Allora abbiamo raccontato con pacatezza l'ultimo stadio del Sistema-Modena. Un Sistema oliato che per anni ha tenuto insieme potere politico, economico e istituzioni. Lo ha tenuto insieme spartendosi appalti e poltrone, affari e piaceri, ma con stile, con grazia e, in fondo, con eleganza. Sapendo che il consenso a Modena era scontato, ma andava comunque coccolato. Foss'anche con due feste dell'Unità o con tre servizi a buon mercato alla Cna. Perchè le elezioni ogni 5 anni toccano... Ecco l'ultimo stadio del Sistema è il crollo di questa eleganza. E' il potere dell'urlo, dell'insulto. E' la grettezza di un sindaco, Giancarlo Muzzarelli da Fanano, con il quale anche i suoi stessi compagni di partito non riescono a dialogare. E' la fotografia di un fine impero decadente e grezzo. Urlato e sciatto. Gli ultimi colpi di coda prima di una fine che si sente nell'aria, sia essa un'aria 5 Stelle o di centrodestra.
L'altra mattina - a margine di una conferenza stampa convocata dal Comune per presentare Alessandra Filippi, una assessore che offra un po' d'ambientalismo a chili a una giunta che ha fatto del cemento il suo brand - Muzzarelli ha pensato bene di apostrofare il giornalista de La Pressa, nonchè co-editore di questa testata, Gianni Galeotti - con il bel termine di 'delfino di Samorì'. Non una battuta, ma un modo volutamente denigratorio di definire un giornalista davanti a colleghi e amministratori. Come apostrofare, con fare canzonatorio e strafottente, un collaboratore di Trc come il delfino di Zucchelli. E alla ovvia richiesta di scuse del collega, il sindaco ha pure rincarato la dose con altre frasi amene. Affermando che il collega poteva prendere quella offesa come parziale compensazione alle tante, a suo avviso ricevute, da La Pressa.
Funziona così. 'Delfino di Samorì', volendo denigrare la professionalità di un giornalista che ha deciso di aprire La Pressa, un giornale libero, collaborando saltuariamente con una Tv locale.
Noi raccontiamo questo fatto. Piccolo ma emblematico. Dopo aver chiesto inutilmente le scuse del sindaco. Lo raccontiamo per dovere di cronaca. Amareggiati per come la libertà di informazione, sbandierata a caso nel nostro territorio, venga calpestata in questo modo, ma con la certezza che sia giusto lavorare e combattere affinchè tutte le voci, anche le più critiche, anche la nostra, abbiano pieno diritto di cittadinanza. Senza compromessi, mantenendo lo stesso tono ruvido, senza addolcirsi per essere accettati nel club del politicamente corretto. Prendendoci la responsabilità di raccontare e commentare i fatti e vergognandoci di avere, a Modena, un sindaco così. Ma anche vergognandoci di fare, per colpa d'altri vada come vada, questo mestiere.
Giuseppe Leonelli