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A volte ci si chiede, con tutta onestà e sempre politicamente parlando, cosa possa passare per la testa di Stefano Bonaccini. Perché il post di ieri nel quale dava della codarda alla candidata del centrodestra Elena Ugolini, sfidandola a singolar tenzone, è tutt’altro che politica: secondo i commentatori c’è bullismo, misoginia, aggressività. E anche volendoci vedere qualcosa di elettorale, non è di certo stato fatto nell’interesse di Michele De Pascale – che comunque pare essere persona composta e elegante e ha solo da perdere da queste bonaccinate.
Il punto è che la politica livella. E come spiegò bene l’ex Presidente Cossiga nel suo libro “Fotti il potere” in politica non è l’intelligenza che conta, non è la cultura. Perché la politica livella verso il basso. E per uscire dalla palude, per avere successo serve altro.
Qualcosa di particolare. Che nel caso di Bonaccini e tanti altri come lui - di nuovo politicamente parlando – è l’arroganza. Un’arroganza che non significa necessariamente aggredire l’avversario o l’intervistatore di turno, anche se spesso s’è visto accadere. Ma disprezzarlo. Credere di parlare da una posizione di superiorità, di onniscienza, anche laddove il preciso confronto culturale sarebbe impietoso. Quell’arroganza che zittisce anche chi ne sa di più.
Perché Bonaccini non ha una laurea, non conosce le lingue, non appartiene a nessuna elite, eppure per due mandati è stato presidente di una delle regioni più ricche d’Italia. Ma per lui non conta avere più lauree: conta farsi capire, perché il voto dell’elettore che non ha studiato vale come quello dell’intellettuale. Queste non sono parole nostre, stavolta: sono il dialogo fra lui e Piero Chiambretti, che lo ha ospitato qualche giorno fa su Rai Tre.
In una puntata di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, guarda tu il caso.
In effetti in certi ambienti, come la politica, la borsa o il gioco d’azzardo nelle bische clandestine – che poco differiscono - l’intelligenza conta ma conta di più il coraggio di vincere, di non mollare mai, di giocarsi il tutto per tutto anche senza niente in mano. Contando che l’avversario ci lasci campo libero per paura. Ecco, è così che crediamo che Bonaccini - ma anche Giancarlo Muzzarelli, Michele Barcaiuolo e tanti altri della politica locale – abbiano conquistato e gestiscano il “potere”: in modo quasi militare, sopprimendo il dissenso interno e esterno con lo stesso piglio che abbiamo osservato in tante occasioni e che a tratti sfocia in episodi come questo.
E questo è anche il motivo per cui quel potere non lo vogliono mollare, non lo possono mollare, a costo di renderlo ereditario, quasi dinastico. Perché – il punto è sempre lo stesso – tolto a una figura come la Ugolini il ruolo di politico, lei ha una sua invidiabile carriera personale. Tolta la politica a Bonaccini, cosa rimane?
Dipende poi anche dalla base elettorale. Perché quando Bonaccini s’è confrontato con Elly Schlein, nei circoli militarizzati ha vinto. Ma nel segreto del voto popolare - un popolo che nel caso del PD è notoriamente di livello culturale superiore - ha perso alla grande.
Eli Gold
Eli Gold
Dietro allo pseudonimo 'Eli Gold' un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da 'Eli' ricade solo sul dirett.. Continua >>