Organici e CPR, la surreale tempistica della politica e di Minniti
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Organici e CPR, la surreale tempistica della politica e di Minniti

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Il Ministro PD Minniti, ancora in carica in attesa del nuovo governo, sceglie (ed è chiamato a scegliere), su questioni che non ha mai affrontato quando poteva


Organici e CPR, la surreale tempistica della politica e di Minniti
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Forse il Ministro Minniti non si è accorto che la legislatura è finita, che la campagna elettorale è finita, che il 'suo' governo è finito e che anche se ancora in carica è solo perché chi ha vinto le elezioni non si è ancora messo d'accordo (e non è poco), su chi deve governare. Perché, sinceramente, viene da pensarlo, seguendo il dibattito politico sui temi della sicurezza ed immigrazione di questa ultima settimana. Perché ad oltre un mese dal risultato definito delle urne che ha riportato il PD all'opposizione, quella appena trascorsa è stata la settimana dove sono tornate sul tavolo da un lato, e varate misure dall'altro, questioni e scelte politiche degne di essere affrontate e, appunto, lanciate, non certo da un governo e da un ministro che dovrebbe essere chiamato in causa solo per la gestione dell'ordinaria amministrazione.

Bensì da un ministro in carica e con pieni poteri, come Marco Minniti lo era fino a poco tempo fa.
Invece no, il ministro Minniti viene chiamato in causa, soprattutto oggi, sulla questione degli organici della Polizia di Stato della questura di Modena e dei commissariati della provincia; questione che non è stata affrontata dallo stesso Minniti, per tutto il periodo del suo mandato (nonostante le forti sollecitazioni arrivate da questo territorio, e soprattutto dall'area nord della provincia), e che non spiega perché e come dovrebbe affrontarla oggi.
Ma ciò che più stupisce è la decisione del Ministero da lui guidato di dare il via libera, proprio oggi, a esperienza di governo di fatto conclusa, a ciò che dopo l'annuncio e dopo il varo del pacchetto Minniti, esattamente un anno fa, doveva già essere realtà: l''apertura dei CPR che lo stesso ministro Minniti non aveva portato avanti. Progetto, quello dei Centri di Permanenza e rimpatrio (uno per ogni regione e Modena, come sede dell'ex Cie era ed è di fatto già pronta allo scopo), emersa proprio in coincidenza con l'inizio del suo incarico da ministro, decisa e da lui stesso annunciata con forza nel maggio del 2017. Ma sulla quale lo stesso Minniti, si arenò. Fino a qualche giorno fa. Quasi come fosse nuovamente cosa urgente per Minniti, dopo un anno di nulla, proprio poco prima di lasciare il Ministero. Forse per dire che di quel pacchetto di misure varato un anno fa, qualcosa è stato fatto. Forse. Anche perché le cose non fatte, o abbandonate, in quel pacchetto Minniti, non si fermano ai CPR.

La verifica che dovrebbe essere fatta, e che non è stata fatta, sull'efficacia o sulla reale applicazione delle altre misure comprese nel pacchetto Minniti sull'immigrazione varato un anno fa, va molto oltre. E riguarda, per esempio, il previsto potenziamento delle commissioni territoriali chiamate a valutare le pratiche per la richiesta di asilo (sulle quali si è scatenata la protesta degli stessi richiedenti asilo ospitati nelle strutture di accoglienza, e obbligati ad un attesa anche di due anni per andare davanti alla commissione e avere una risposta sul loro status), o sull'avvio di una strutturata ed ampia collaborazione con i comuni per percorsi di lavoro socialmente utili.
Perché anche in questo ambito, grossi passi avanti non sembra, al di la di qualche sporadica iniziativa tanto rara da fare notizia (tipo pulizia di aiuole e poco altro), se ne siano fatti. E allora a che cosa dobbiamo la solerzia con cui, senza un governo, politica ed istituzioni hanno deciso di riportare all'attenzione il tema degli organici e la decisione di aprire i CPR? Colpo di coda di un esecutivo finito e di un Ministro che non ha ancora assimilato l'idea di un futuro fuori dalle stanze che contano e condanato all'opposizione, o tentativo di scaricare la patata bollente al governo che verrà? Fatto sta che anche in questo passaggio, e su temi così importanti, la 'politica', è arrivata nuovamente tardi, fuori tempo e maluccio.

Gianni Galeotti 


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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