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Il calabrone sta smettendo di volare. Il sogno di una libertà diversa da quella americana appare definitivamente rattrappito. La Lega di Salvini e la destra della Meloni corrono sulle praterie lasciate deserte dalla fine delle ideologie. La sinistra italiana, il Pd, ultimo partito rimasto del secolo scorso, è agonizzante, calpestato da se stesso, dalla propria arroganza e presunzione. Da una lenta (neppure troppo) involuzione che ha portato, soprattutto nelle terre rosse, a una democrazia dimezzata, a una oligarchia piena di parentele, tessere, nomine di amici, legami con precisi mondi economici e dichiarazioni posticce di appartenenza.
La sinistra degli operai, della rivoluzione, degli errori (e anche degli orrori), della rabbia, del sogno di un mondo migliore non è stata solo addomesticata dal tempo, ma ha tradito se stessa. Il potere per il potere, la conservazione dello status quo, ha trasformato i progressisti in reazionari, la sinistra nella destra, da partito degli operai a partito degli snob.
Snob, ricchi e pure democristiani. Non è rimasto nulla di autentico nelle polisportive, nelle feste dell'Unità, nelle balere. Per non parlare delle sezioni di partito: quelle sono state cancellate, come fossero vecchi cinema di paese, come fossero cabine del telefono. Imbastardita al Lingotto da una alleanza contronatura con quel che restava della Dc, la sinistra si è accontentata per qualche anno di chiamarsi Pd, si è accontentata pure di Renzi, ma è stato l'inizio della fine, quel 40 per cento alle Europee del 2014 è stato il canto del cigno prima dell'ultima beffa, l'alleanza con gli ormai deprimenti e inqualificabili 5 Stelle.
E' in questo desolante quadro, in uno scenario da pieno fine impero, che un ragazzo di bottega dei vecchi Ds, Stefano Bonaccini, cresciuto nelle campagne di Campogalliano, cresciuto tanto politicamente negli anni, ma ancora vittima - così dicono coloro che lo conoscono - di un carattere che si incendia con nulla, è chiamato a una impresa apparentemente impossibile.
Salvare il Pd e quel che resta della sinistra italiana. Perchè di questo parliamo. Le Regionali in Emilia Romagna questo sono: l'ultima speranza per il Pd di sopravvivere per poi tentare di riformarsi, di cambiare. Di ripulirsi. Se Bonaccini (pur costretto a nascondere il Pd in questi tre mesi) vince, tutto, forse, è ancora possibile per il centrosinistra. Se perde, Salvini e la destra faranno all in: governo della Regione rossa per eccellenza e subito dopo, c'è da scommetterci, governo nazionale senza neppure bisogno dei moderati Forza Italia. Destra e basta. Cinquanta per cento in due: Meloni e Salvini. E poi si vede.
Quale dei due scenari sia auspicabile è difficile dirlo. Meglio cancellare per sempre il tradimento della sinistra commesso verso se stessa e verso i suoi elettori affidandosi alla destra oppure è meglio ascoltare quella voce flebile che ancora giunge dalle sezioni di partito chiuse da anni, dalle Unità ancora ripiegate nei cassetti degli ultimi centenari partigiani? Quello che è certo è che l'ultima chance, l'ultimo biglietto di sola andata per una utopia che immaginava la felicità del singolo possibile solo se legata a quella degli altri, è nelle mani di un ragazzo di bottega, ora cresciuto e con la barba bianca.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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