Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Messo alle strette, accerchiato dalle correnti interne, dopo aver sopportato per mesi il fiato sul collo di Bonaccini (una presa leggermente allentata solo dopo la quasi vittoria alle ultime Regionali), Nicola Zingaretti ieri ha deciso di fare l'unica vera mossa che poteva depotenziare le ambizioni del rivale. Le dimissioni e la pubblica accusa di poltronismo hanno trasformato infatti il leader Pd da semi-capo prigioniero delle faide interne, in vittima plateale alla quale diventa impossibile non dare sostegno. E allora è evidente che se fino ieri la scalata romana di Bonaccini aveva i contorni della ambiziosa sfida, oggi una sua promozione alla guida del Pd nazionale apparirebbe agli occhi di tanti come la dimostrazione plastica del suo lavoro ai fianchi ai danni del 'povero' Zingaretti. Una sorta di poco onorevole colpo alle spalle.
Lo scenario è ben chiaro al governatore emiliano che infatti ieri, pur silente sui social per evitare attacchi, si è unito al coro unanime del Comitato politico che ha chiesto a 'Nicola' di ritirare le dimissioni.
Gli avversari si sconfiggono sul campo, il non poterli battere rappresenta infatti più che una vittoria a tavolino una semi-sconfitta.
Eppure i tempi sono stretti. Bonaccini se vuole, nonostante la mossa a sorpresa di Zingaretti, coronare i suoi sogni di gloria in casa Dem, deve lottare su due fronti. Il primo strettamente politico è rappresentato dalla sfida tra la sua corrente e quella del ministro Orlando, il secondo, ben più complesso, è legato alla necessità di non vedere logorata l'immagine da tempo costantemente pompata sui social.
La pandemia che ha colpito in questi giorni l'Emilia Romagna più che ogni altra Regione italiana, potrebbe infatti offuscare l'immagine del 'governatore pragmatico' che Bonaccini con immenso sforzo si è voluto ritagliare e anche per questo - oltre che per deviare sul tema Zingaretti - l'ex segretario regionale Pd chiede ora a gran voce vaccini immediati. Se in Emilia Romagna la situazione dovesse degenerare sarà infatti difficile per il presidente della Regione vendersi come il salvatore della patria e proporre il modello-Emilia come marchio di fabbrica da esportare. Per questo Bonaccini ha fretta, ma tutto sta - in un momento così delicato - non farlo vedere, facendo buon viso anche davanti all'ultimo paradossale dispetto di Zingaretti.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>