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Il terzo annuncio in pochi mesi dell'avvio, ad ottobre, dei cantieri per la realizzazione dei progetti viari (riqualificazione di via Canaletto, via Finzi, via del Mercato con relative cinque rotatorie), previsti nel Piano Periferie, il progetto di riqualificazione dell'area a nord della stazione ferroviaria di Modena comprendente anche l'area dell'ex mercato bestiame e finanziato con 18 milioni frutto di un bando pubblico vinto nel 2016, è stato accompagnato dall'annuncio che la rosa dagli appalti previsti dal Piano è sostanzialmente stata completata.
Da un lato potrebbe sembrare una buona notizia, anche se prima bisogna aspettare che gli interventi stessi (ed i precedenti per quell'area vittima di 20 anni di progetti naufragati non inducono all'ottimismo), siano completati, dall'altro no. Perché la fotografia che emerge di quell'area anche dopo il completamento degli interventi annunciati, che da anni vediamo solo sui rendering (ancora lontano da venire), continuerà a presentare quelle ferite profonde e quelle scuciture nel tessuto urbano che il Piano Periferie avrebbe dovuto superare.
Proprio grazie a quanto, quei 18 milioni di investimento pubblico dovevano generare, come volano per investimenti soprattutto privati. Per 60 milioni.
Privati che non si sono visti investire, anzi sono fuggiti, dall'R-Nord, nonostante il pompaggio di denaro pubblico che negli anni ha raggiunto i 20 milioni di euro per riqualificare un comparto che ha gli stessi problemi di degrado urbano e sociale di ieri.
Privati, nella forma di cooperative di costruzione, che indisturbati dal Comune hanno abbandonato dal 2008, negandola alla città, un'area da circa 40.000 metri quadrati nel centro dell'area dell'ex mercato bestiame, quella che doveva rappresentare nella presentazione del Piano la piazza simbolo della riqualificazione ma nella quale ancora spicca come unico simbolo di degrado infinito (perché chissà per quanto tempo spiccherà ancora), lo scheletro del cosiddetto rotore, rifugio da anni per spacciatori e senza fissa dimora.
Area che divide da 25 anni due quartieri sull'asse est ovest che creerà un vuoto al posto di un collegamento tra le due rotatorie che saranno realizzate sui due lati, su via Finzi e via del Mercato. Area scucita e che rimarrà scucita, abbandonata ed isolata così come sembra abbandonata anche la speranza di vedere realizzato il prolungamento del sottopasso ferroviario dalla porta nord fino a piazza Dante. Al proposito ricordiamo quanto il Comune, nel marzo del 2017 annunciava presentanto il Piano Periferie: 'Verrà migliorato il sistema di mobilità interna del quartiere e, come elemento di ricucitura con il centro storico, si prolunga verso sud il sottopasso ferroviario (investimento di due milioni e 300 mila euro) che così consentirà di raggiungere direttamente piazza Dante, davanti alla stazione'. Dell'opera che davvero avrebbe potuto ricucire la città tagliata e divisa dalla ferrovia sull'asse nord sud, non si parla più. Ora si parla solo delle ristrutturazione del sottopasso che c'è e della riqualificazione di un ascensore che nonostante la recente riqualificazione dell'area, non trasporta nemmeno le bici.
In un rilancio al ribasso coperto solo dalla proprganda, e non degno di ciò che quell'area ad un chilometro dal centro poteva rappresentare e offrire per lo sviluppo e per il futuro della città
Gi.Ga.
Uno spicchio importante di città che pur essendo oggi ricompreso nell'alveo del Piano Periferie, è nuovamente sparito dalle presentazioni, dai crono-programma dei lavori, e in questi giorni, persino dagli annunci e dagli elementi del piano ripetuti davanti al Presidente del Consiglio Gentiloni. Come se quello scheletro di ferro e cemento armato che spicca da dieci anni tra le macerie di una terra abbandonata ed inutilizzata, non fosse importante. Non svalutasse una zona. Al punto da non parlarne più. Irraggiungibile, intoccabile. Come chi l'ha costruito e abbandonato e che non trova più spazio e definizione nemmeno nel nuovo Piano Periferie che dovrebbe avere proprio in quell'area nella quale sorge, il centro del suo sviluppo. Che, ormai è chiaro, difficilmente potrà ricevere una svolta prima della fine, del primo 'giro' da Sindaco di Modena (posto che di 'giro' ce ne sia un altro), di Giancarlo Muzzarelli. Che così finirebbe per essere il terzo sindaco, dopo Barbolini e Pighi, a promettere e a mancare per ben due mandati (equivalenti a 20 anni), la riqualificazione del comparto ex mercato bestiame, vero cuore del Piano Periferie ma, nonostante ciò, ancora non rintracciabile nell'elenco dei lavori in programma. E quel cartello informativo che da oltre dieci anni campeggia a bordo strada elencando ancora oggi i nomi dei soggetti che quell'area l'hanno abbandonata, e non di coloro che oggi dovrebbero riqualificarla, non è di grande auspicio.
Gianni Galeotti