Piero Angela e quello scivolone sul green pass, anche i giganti sbagliano

Angela aderì alla ideologia secondo la quale il green pass avrebbe creato luoghi sicuri con garanzia di trovarsi tra persone non contagiose, come disse Draghi


Oggi quell'Italia lo piange, gli dedica apologie acritiche e, con la retorica dalla quale si è sempre tenuto lontano, lo eleva a eroe laico. Santo di quella religione che chiamiamo indebitamente Scienza. Non è una novità il processo di beatificazione immediata. Succede spesso, forse anche nel tentativo umano di allungare di qualche metro l'ombra dei cipressi foscoliani, per rendere un po' meno duro - soprattutto ai viventi - il sonno misterioso della Morte.
Ma qualunque siano le ragioni piscologiche che portano a questa canonizzazione simultanea senza se e senza ma, la Verità tanto cercata, almeno a livello terreno, da Angela appare distante da tali meccanismi.
Nella ricerca della verità scientifica, Angela si è sempre tenuto a debita distanza da una ricerca di un Senso che potesse rispondere alle domande finali di ogni uomo e di ogni donna che ha solcato il terreno di quella pallottilina pirandelliana chiamata Terra. Si è aggrappato ai fatti, a quello che si può toccare, rifiutando - almeno pubblicamente - di immaginare il Dopo. Forse per timore, forse per rispetto, forse per indole, forse per profonda convinzione, o 'per far rabbia a suo padre' per dirla con Gaber. Non possiamo saperlo, ma proprio, nel rispetto di questo approccio, possiamo analizzare gli aspetti controversi di una delle sue ultime esternazioni.
'Poco tempo fa sono andato a mangiare in un ristorante a Roma, in una giornata in cui il locale era particolarmente frequentato - ha detto a novembre dello scorso anno in una intervista al Messaggero -. Il cameriere, per far prima, non mi ha controllato il Green pass. Ho provato a richiamarlo, ma niente. A quel punto credo di aver anche gridato. Ho preteso civilmente, e infine ottenuto, il controllo: non bisogna mai vergognarsi di chiedere il rispetto delle norme. I gestori devono tutelare la salute dei loro clienti. E se questo non avviene, sta a noi segnalarlo. Parlare di protezione nei luoghi pubblici è altamente inutile, se poi non si procede al controllo'.
Ora, che nulla vi fosse di scientifico e sanitario nella norma del green pass è ormai evidente. Il green pass non ha creato luoghi sicuri e non ha evitato il contagio. Entrare in un ristorante col green pass non ha scongiurato in alcun modo la possibilità di contrarre il Covid in quel luogo.
Questo dice la storia della pandemia, questo racconta il picco dei contagi ai quali abbiamo assistito questo inverno. Contagi spesso con conseguenze meno gravi per gli ammalati, dice la Scienza, ma di immunità non si può parlare. Piero Angela invece aderì alla ideologia secondo la quale il green pass avrebbe salvato il mondo, avrebbe creato luoghi sicuri con la garanzia di trovarsi tra persone non contagiose, come disse Draghi. I fatti hanno dimostrato il suo errore. La scienza ha dimostrato il suo errore. A dimostrazione che anche i giganti possono sbagliare e sottoscrivere norme folli come quella sul green pass. Se si confonde la politica con i dati medici, se si sovrappone la ideologia alla biologia. Può succedere. E le conseguenze purtroppo, come abbiamo toccato con mano osservando bambini di 12 anni lasciati fuori dai campi da calcio o lavoratori cacciati dal lavoro, sono gravissime.
Giuseppe Leonelli
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