Poltrone e obbedienza: la triste 'castina' della politica locale
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Poltrone e obbedienza: la triste 'castina' della politica locale

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Che quando viene attaccata, reagisce stizzita: e arrivano compari e parenti a dirci che siamo noi gli invidiosi, i permalosi, ma non riusciremo a scalfirli...


Poltrone e obbedienza: la triste 'castina' della politica locale
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La castina. Non è una vera e propria casta, quella dei politici locali, è una castina. Un caminetto ristretto dal quale escono i candidati vincenti: quelli scelti dai maggiorenti fra i più fedeli, meglio se parenti stretti. Quelli che potranno ricevere l’indennità della Regione, da 7/8'000 euro al mese sicuri e garantiti per 5 anni senza dover timbrare nessun cartellino. E che potranno nominare dei portaborse, dei consulenti, dei nuovi dipendenti della Regione, da scegliere fra i più fedeli ai fedeli. Quella castina che negli anni abbiamo visto in diverse denominazioni, a sinistra come a destra. Quella in cui ogni tanto chi resta fuori dal giro vincente prova a sgomitare, a lamentarsi.

Ma che quando viene attaccata, reagisce stizzita: e arrivano compari e parenti a dirci che siamo noi gli invidiosi, i permalosi, i rosiconi, ma non riusciremo a scalfirli: perché loro sono sgamati e non lo fanno per i soldi ma lo fanno per noi. A testa alta.

Sembrano fatti con lo stampino, fateci caso, specie a destra: in larghissima parte legali o studiati in giurisprudenza e economia, sconosciuti o quasi per il curriculum ma ereditieri di migliaia di preferenze che vengono tramandate di elezione in elezione, di generazione in generazione, di amico in amico, di compare in compare, di moglie in marito e di marito in moglie. I dati per vincenti sono sempre silenti, in pubblico. I comprimari possono invece avere qualche sbandamento, qualche lite, qualche moto di ribellione in quella lunga storia che è la vita.
E lasciarsi andare a qualche confessione inconfessabile, a qualche sbotto e qualche sfottò contro il leader di turno. Ma poi, richiamati “via chat” all’ovile, rientrano nei ranghi e le polemicucce si spengono. Perché, si sa, meglio non inimicarsi i vertici. Anche perché qualcosa salta sempre fuori, quasi per tutti. E quando il consenso diventa molto ampio i posticini si moltiplicano.

E allora succede che nel mirino 'delle chat' ci finisca chi fa il proprio mestiere di cronista, osservando e dettagliando al meglio quello che accade. Con qualche opinione ogni tanto, non necessariamente nel solco del gradito da chi comanda – siamo mica tutti assunti a Libero e dintorni. Allora iniziano a mugugnare, a lamentarsi, i più riottosi a insultare, arrivano i messaggi trasversali, arrivano amici e parenti a dare manforte sui social, anche chi si lamentava del leader per far vedere che ora è fedele. E tutto diventa una colpa: la colpa di fare il proprio mestiere eticamente, quando in prima persona s’è visto che larga parte del resto del mondo lo fa senza etica alcuna, con un solo obiettivo mirabile e mirato, attaccato allo specchio per vederlo sempre ben chiaro. Sempre proprio sempre, da quando ci si sbarba la mattina a quando ci si trucca la sera.
Che poi ci si chiede perché a votare ci vada sempre meno gente e le preferenze complessive si siano ridotte a un terzo o meno: perché la gente sembra disattenta, ma è solo disillusa.
Magath

Magath Ing
Magath Ing

Dietro allo pseudonimo Magath un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da Magath ricade solo sul direttore della te..   Continua >>


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