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Riaprire le scuole: dal sindaco di Modena un appello coraggioso

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Prima delle scuole si devono chiudere uffici, bar d'asporto, mercati all'aperto, alcune fabbriche, alcuni negozi. Si possono, soprattutto, stringere i controlli


Riaprire le scuole: dal sindaco di Modena un appello coraggioso
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E' vero, nelle scorse settimane avrebbe potuto fare molto di più in termini di restrizioni puntuali per cercare di frenare l'aumento dei contagi a Modena ed è anche vero che l'aver sistematicamente cercato di mettere in secondo piano il dramma vissuto nelle cra non ha contribuito a diffondere le percezione derivanti da quello che, nel contesto della pandemia in Emilia Romagna, è stato purtroppo definito 'caso-modenese'. Detto questo, l'appello per una riapertura rapida delle scuole che oggi il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ha lanciato al premier Draghi, ma anche al presidente della Regione Bonaccini, è pienamente condivisibile. E' condivisibile non in chiave genericamente 'aperturista', ma nella consapevolezza che la chiusura delle scuole (in particolare quelle dell'infanzia e le elementari) dovrebbe rappresentare l'ultimo passo, l'estrema misura.

Prima delle scuole si devono chiudere uffici, bar d'asporto, mercati all'aperto, alcune fabbriche, alcuni negozi.

Si possono, soprattutto, stringere i controlli da parte di forze dell'ordine sulle strade, nelle piazze e nei parchi... Solo dopo aver fatto tutto questo, se i contagi non rallentano ancora, si dovrebbe impedire agli studenti di andare in classe.

E allora quello del primo cittadino modenese è un appello coraggioso perchè lanciato nel bel mezzo della terza ondata e con i numeri dei ricoveri in costante aumento, ma che non può che essere sottoscritto. Le scuole, lo ricordiamo, a Modena, Bologna e in Romagna non sono chiuse per indicazioni del Governo (l'Emilia Romagna ad oggi è zona arancione), ma in base ad ordinanze ad hoc della Regione. Ebbene, al di là di chi sia la responsabilità di questa misura occorre una netta inversione. E il sindaco di Modena spiega perfettamente i motivi che riassiumiamo usando le sue stesse parole:
1.

È a rischio la tenuta delle comunità locali se le famiglie non riescono a tenere assieme lavoro e educazione dei figli.
2. Non possiamo chiedere ai genitori di continuare a pagare le rette, né è pensabile che le sole finanze comunali sostengano queste perdite.
3. Vi è stata poca chiarezza e contraddittorietà dei provvedimenti adottati e della relativa comunicazione istituzionale che hanno causato giorni di grave difficoltà nei rapporti con le famiglie.
4. I servizi educativi sono luogo di educazione ma anche indispensabile servizio di conciliazione per le famiglie.
5. Vediamo la fine del tunnel ma è ancora troppo lontana.
A questi argomenti fortissimi elencati da Muzzarelli nella sua lettera ne aggiungiamo ancora una volta il sesto. Non è semplicemente giusto scaricare sui ragazzi e sui bambini il peso della pandemia, non è giusto privarli di quasi due anni di scuola (perchè tra restrizioni varie di questo stiamo parlando) solamente perchè non sono economicamente produttivi e, dunque, non vanno ristorati...
Giuseppe Leonelli

Redazione Pressa
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