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Se Muzzarelli guarda il proprio ombelico, è Modena a perdere il futuro

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Quello del segno più è il modello, fuori dal tempo, che insegue Muzzarelli. E' il modello fondato sulle abitazioni in più


Se Muzzarelli guarda il proprio ombelico, è Modena a perdere il futuro
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Ci sono stili differenti con cui amministrare una città. Una prima modalità prevede la tensione a lavorare nell'interesse della comunità attraverso una costante e trasparente attività di ascolto delle tante ragioni e istanze in campo, nel tentativo di mettere in atto, senza nascondere i problemi, una conseguente capacità di sintesi capace di esprimere una strategia di medio-lungo periodo.

C'è poi un approccio più rozzo al ruolo di amministratore, comune, purtroppo, a tantissime città finite nelle mani di politici chiamati - ma in molti casi dovremmo dire catapultati - a fare i sindaci un po' per caso, spesso in conseguenza di mediazioni politiche al massimo ribasso.

In questo caso siamo di fronte a primi cittadini che interpretano il mandato come una corsa solitaria e spesso arrogante, incentrata su molto chiasso ed agitazione comunicative, su poco ascolto se non di una ristretta cerchia di attori influenti, su insofferenza alla critica anche quando è sorretta da intenzioni costruttive, sul mancato riconoscimento di palesi elementi di criticità e soprattutto su una vision insufficiente o addirittura assente.

Il sindaco di Modena può senza dubbio essere ascritto a quest'ultima categoria di amministratori. Della cui appartenenza dà continuamente testimonianza. Accade ogni volta che, tra un taglio di nastro, una festa di comunione o cresima, una inaugurazione, una targa ed un brindisi, coglie l'occasione per tirare fuori dal cilindro le frasi fatte sulla “Modena con la marcia in più”, sulla “Modena di nuovo in movimento” o sulla “Modena che ha ritrovato il proprio orgoglio”.

Frasi che ormai fanno più sorridere che arrabbiare e dietro le quali, però, c'è drammaticamente un'idea vecchia e pure confusa su presente e futuro della città capoluogo.

Anche la conferenza stampa di fine anno non ha fatto che confermare l'impronta che sin dal principio della consiliatura Muzzarelli ha inteso dare al proprio mandato. Una impronta che potremmo definire ombelico-centrica. E che impedisce al fananese sindaco di Modena di vedere cosa c'è oltre il proprio naso e di notare come, fuori dai confini regionali e nazionali, ci siano sempre più città che hanno ormai abbandonato la logica degli investimenti in cemento, mattoni ed asfalto come asset primario di sviluppo comunitario. Città che si stanno invece interrogando da tempo su come mettere favorire la 'deflagrazione' di modelli di crescita più compatibili e rispettosi dell'ambiente; città che stanno facendo politiche di attrazione di investimenti green e ad alto valore aggiunto; città che stanno sperimentando, anche a costo di sbagliare; città che stanno richiamando i propri cervelli fuggiti all'estero per farsi guidare e consigliare. 

Muzzarelli pare insomma non sapere che tante città hanno alzato lo sguardo oltre il proprio ombelico e stanno almeno tentando di dare chiavi di lettura innovative alla sfide imposte dal collasso di strategie fondate sulla corsa alla quantità, al segno più senza se e senza ma ed a prescindere dalla qualità sottesa: più case, più supermercati, più capannoni, più strade, più rotatorie, più manutenzione, eccetera.

Quello del segno più è il modello, fuori dal tempo, che insegue Muzzarelli. E' il modello fondato sulle abitazioni in più, come le 900 case degli amici Carlo Zini di CMB e Mauro Galavotti di CME e che serviranno a “far girare un po' di economia” più che per dare risposte ai bisogni abitativi veri della città; sui supermercati in più, come quelli che sono spuntati come funghi in diverse parti della città, con il risultato, da un lato, di sovraccaricare urbanisticamente il territorio e dall'altro di ammazzare ancora più velocemente i piccoli negozi delle nostre periferie; sulle rotatorie in più, come quelle già costruite e che vedranno la luce nel nuovo anno, utili ad inseguire, senza risolverlo, un traffico che ormai sembra quello di una metropoli. Ciò che conta, per Muzzarelli, è mettere il segno più a quelli che dal suo punto di osservazione sono considerati investimenti. Ed è proprio il piano delle opere pubbliche il vero cavallo di battaglia del Sindaco, a cui, nei momenti cruciali, fa riferimento per dimostrare la ritrovata tensione di Modena a correre.

«A inizio mandato avevamo ipotizzato di investire 80-90 milioni», ha spiegato il Sindaco e presidente della Provincia Giancarlo Muzzarelli nel recente incontro con i media, «ma quelli che abbiamo effettivamente messo in campo», ha aggiunto orgoglioso, «sono stati 157 milioni di investimenti già avviati, di cui oltre metà diretti da parte del Comune».

Possiamo sorvolare sul fatto che, ancora una volta, Muzzarelli, non abbia mostrato le carte e spiegato, in ossequio ad un rapporto con i propri cittadini che dovrebbe essere fondato sulla trasparenza, quali sono stati precisamente gli “investimenti” attuati.

Ma non possiamo non osservare come il piano degli investimenti messo a punto da Muzzarelli rispecchi fedelmente la filosofia di fondo che ha guidato fino ad ora il governo di Modena. Perché basta pazientemente passare in rassegna gli oltre 200 capitoli del programma per rendersi conto che in quell'affastellamento di azioni non c'è nessuna visione strategica. 

Ciò che però deve ancora più preoccupare è il fatto che in quadro politico caratterizzato dalla presenza di forze di maggioranza senza idee, partiti di opposizione semplicemente ridicoli e comitati incapaci di abbozzare collettivamente una propria proposta alternativa, Modena rischia davvero di perdere il treno per il futuro.

Eli Gold


Eli Gold
Eli Gold

Dietro allo pseudonimo 'Eli Gold' un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da 'Eli' ricade solo sul dirett..   Continua >>



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