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Sette Carabinieri aggrediti in tre giorni, cosa sta succedendo?

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Modena, Pavullo, Formigine, tre scenari e tre contesti sociali differenti alla base delle aggressioni a danno di sette militari


Sette Carabinieri aggrediti in tre giorni, cosa sta succedendo?
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Forse non sta succedendo nulla di particolare o forse no. Forse ordinaria amministrazione, o forse no. Lasciamo ai salotti e agli esperti di turno analizzare socialmente i dati. Che noi ci limitiamo (e ci siamo limitati), a riportare, nella loro drammatica ed inquietante sequenza con la quale si sono susseguiti in questi ultimi tre giorni. In particolare, nel giorno in cui si ricordavano e contavano i morti della strage di Nassiriya, nella quale i Carabinieri pagarono il prezzo più alto, si contavano in rapida sequenza anche i casi di Carabinieri aggrediti nel corso di 'normali' operazioni di controllo sul territorio provinciale. Uno a Pavullo, quattro a Modena, e due a Formigine.  Tanti, in un periodo così breve, preoccupanti nel numero ma soprattutto nei tempi e nelle modalità con cui i fatti che li hanno generati si si sono svolti.

Perchè sette Carabinieri aggrediti in tre giorni (che si aggiungono anche ai tanti poliziotti feriti nel corso di arresti e di cui abbiamo fornito la cronaca negli ultimi mesi), sei dei quali feriti (di cui uno in modo serio ancora ricoverato a Pavullo), nel corso di 'normali' controlli, fanno pensare. Pensare, senza presunzione di darne lettura e interpretazione. Pensare perché simbolo che qualcosa nella nostra società si è rotto. Qualcosa che sembra avere abbassato il livello di consapevolezza, di conoscenza, e conseguentemente, di rispetto, della realtà stessa.
Dati che fanno pensare tanto più perché vedono negli autori delle aggressioni non delinquenti di lungo corso, criminali conclamati, ma incensurati, anche minori, sia italiani sia stranieri, che compongono un quadro sociale trasversale di realtà e di persone, e mondi, che presi singolarmente, non desterebbero attenzione e tanto più allarme sociale.

E che invece stupiscono proprio perché in essi si muovono schiere sempre più ampie di insospettabili pronti a rendere il crimine normale e alla portata di tutti, come lo scagliarsi a calci e pugni contro le divise. Anche solo per essere stati sottoposti ad un controllo. Cosa gravissima. Inconsapevoli delle reazioni, inconsapevoli delle conseguenze che in un attimo possono cambiare la vita di una persona. Perché trovarsi da un'ora all'altra, come è successo per i due italiani che hanno aggredito i 4 carabinieri in zona stadio, da incensurati ad arrestati con l'accusa di aggressione e lesioni a pubblico ufficiale è una cosa che cambia la vita. Per il resto della vita. Così, pur in termini ridotti, come la cambia quella ad un ragazzo segnalato alla Prefettura come assuntore di droga, per avere acquistato un grammo di fumo all'uscita della scuola. E questo che stupisce: l'inconsapevolezza, che non è da confondere con l'incoscienza giovanile. Insonsapevolezza della realtà sociale in cui i riferimenti, ed i somboli che la rappresentano, sono sempre più fluidi, sfumati.
Consapevolezza la cui mancanza ha stupito ieri anche il Comandante dei Carabinieri di Pavullo che dichiaratamente mai si sarebbe aspettato che le indagini sui furti di auto commessi a Pavullo avessero mostrato nei volti e nei nomi dei responsabili, quattro giovanissimi incensurati e cosiddetti 'di buona famiglia', che questi avessero potuto spingersi oltre ogni limite mettendo in pericolo la loro vita, quella di chi nelle loro scoribande su auto rubate transitava sulle stesse strade, e quella dei Carabinieri che li avevano fermati. E che nessuno di loro ne fosse, o ne apparisse, consapevole. Realtà e fatti che se non generano risposte, fondano una domanda, forse banale, forse no. Che cosa sta succedendo?

Gi.Ga.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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