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Nella recente campagna elettorale l’Agenda Draghi è stata di fatto l’unico programma del PD e del terzo polo di Calenda – che poi è giunto sesto. E questo sostegno incondizionato e acritico al Governatore-padrone, numeri alla mano, è stato anche il principale motivo della clamorosa vittoria della Meloni e della tenuta di Conte, oltre che della clamorosa sconfitta di PD e Lega. Perché in quell’Agenda - mai scritta ma che esiste, perché la gente ne porta sulla pelle i segni - non c’è di certo il bene e il volere del popolo.
Populismo? No: concretezza con prove. Negli ultimi mesi, grazie a Draghi, molti si saranno trovati con il cantiere del 110% bloccato. Di certo le tutto sommato poche truffe non giustificavano un provvedimento così perentorio e devastante come il blocco delle cessioni del credito, con gli effetti anche retroattivi che abbiamo visto tutti.
Ma Draghi ha incolpato il Governo precedente, reo di non aver scritto bene le norme. Restando all’immobiliare è meno noto, ma altrettanto significativo, il dietrofront sulla rivalutazione degli immobili, poi estesa anche ai beni immateriali: una norma del 2020 che consentiva di aumentare i valori iscritti a patrimonio, pagando solo il 3% di imposta sostitutiva. Doveva essere un sistema per aiutare le imprese colpite dalla pandemia, migliorandone bilanci e rating spendendo tutto sommato poco – con ampia possibilità di recupero fiscale con gli ammortamenti degli anni successivi. Ma solo un anno dopo Draghi ha cambiato in corsa le regole già scritte, prolungando il periodo di ammortamento da 18 a 50 anni o, in alternativa, chiedendo un’integrazione del 15% delle imposte. Tradendo retroattivamente il patto con le Imprese. Non si ricorda un provvedimento così squallido dai tempi di Visco nel Governo Prodi del 2006.
Anche in questo caso la colpa è stata attribuita alle errate stime del Governo precedente. Ma di certo non è colpa di Conte la sciagurata gestione della guerra in Ucraina, completamente scollata dal Paese reale: da una parte un Premier che mentre viaggia ridacchiando in treno con Macron e Scholz aumenta la spesa militare, insulta Putin, non parla mai di pace neanche per sbaglio e mette il Paese a rischio atomica; dall’altra il popolo vero, che di questa guerra ha paura e – se va bene – ne subirà solo i devastanti effetti economici.
Così come non è colpa di Conte la gestione dei rincari energetici. Perché qui la colpa e l’inerzia del Governo sono incontrovertibili: Draghi, pur controllando ENI attraverso la Golden Share, non è intervenuto neanche con una telefonata sugli amministratori per limitarne gli utili, scandalosamente aumentati del 700% nel solo primo semestre 2022. Mentre gli artigiani chiudono e si paga la cassa integrazione ai confindustriali. Almeno ne avessero goduto i piccoli azionisti: ma anche il titolo, dai picchi di giugno, è poi caduto durante l’estate sotto l’effetto della speculazione e dei risibili tiramolla governativi. Sì perché i provvedimenti presi da Draghi sono veramente risibili: 6 euro lordi di aiuti cash a cittadini e famiglie; una tassa sugli extraprofitti che nessuno ha pagato; e il blocco delle tariffe che nessuna compagnia energetica rispetta, con escamotage più o meno legali, ai quali il cittadino consumatore non riesce di fatto a opporsi.
È poi di queste ore il botta e risposta sui ritardi sul PNRR, denunciati dalla Meloni ma smentiti da Draghi. Secondo il quale ritardi non ce ne sono, perché l’Unione Europea li avrebbe rilevati e bloccato i fondi. Qui entriamo più nella politica, e chi abbia ragione davvero lo scopriremo solo fra qualche anno. Quello che è certo che a Draghi la Commissione Europea avrebbe controfirmato qualunque report anche se fasullo: speriamo solo che contro il governo di Destra non venga invece ripetuto il golpe del 2011.
Magath
Magath Felix
Dietro allo pseudonimo Magath un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da Magath ricade solo sul dirett..
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