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E' vero. Al di là delle dichiarazioni incredibilmente ottimiste della ormai ex segretario Lucia Bursi, il Pd modenese è in grave e profonda crisi. La Festa dell'Unità ha fatto registrare un meno 30% per cento di incassi (se i numeri hanno un senso a dispetto di quelli creativi dati dalla segreteria Pd) e soprattutto gli appuntamenti politici hanno segnato un tutto deserto (clamoroso il caso della marea di sedie vuote che hanno accolto il ministro Giuliano Poletti). E ancora: dopo aver perso per strada i bersaniani, i 'compagni' sono costretti ora a subire lo smacco di consegnare le chiavi della Ditta (ah la Ditta...) agli ex democristiani (il cattolicissimo Fabio Poggi capogruppo e la Cislina Stefania Gasparini segretario).
Tutto vero. Il Pd, che pur a Modena ha il portavoce nazionale Matteo Richetti, è allo sbando.
Ma l'opposizione? Lasciando per un attimo perdere la inafferrabile galassia grillina (ma ci torneremo), se guardiamo al centrodestra la situazione non è meno deprimente rispetto a quella che vige in casa Pd.
Nonostante le recenti vittorie a Vignola (con Simone Pelloni), Pavullo (con Luciano Biolchini) e a Finale Emilia (con Sandro Palazzi), oltre a tanti successi in Comuni più piccoli, in vista del voto nel 2019 il centrodestra locale sembra davvero all'anno zero e incapace di puntare alla tanto sperata (ma davvero sperata?) vittoria in piazza Grande.
A Modena le tre gambe del centrodestra sono a dir poco malconce. Forza Italia è spaccata in due: da una parte la corrente che fa capo al consigliere regionale (ancora in attesa di essere giudicato per il caso spese-pazze) Enrico Aimi (con lui tra gli altri Piergiulio Giacobazzi, Adolfo Morandi, Antonio Platis e Valentina Mazzacurati) e dall'altra quella guidata da Gianpiero Samorì (con lui Andrea Galli, Giuseppe Pellacani, Fabrizio Locatelli e molti degli eletti in provincia).
Una spaccatura che regna identica anche nella Lega Nord dove il segretario Filippo Panini (nella foto dal suo profilo Facebook) gode di una maggioranza risicatissima in segreteria e deve fare i conti con l''altra Lega Nord' di Stefano Soranna, Luca Bagnoli e dello stesso consigliere regionale Stefano Bargi. Ultima gamba quella di Fratelli d'Italia, partito di fatto 'sparito' dalla scena locale e che si affida solamente alla figura di Michele Barcaiuolo (sul cui nome peraltro si sono concentrate mesi fa voci, subito smentite, per una possibile candidatura 'unitaria' per il centrodestra).
Il centrodestra a Modena è questa roba qua, per dirla con Pierluigi Bersani. E allora - al di là delle corse dei singoli alle varie poltrone regionali e nazionali - è difficile immaginare si possa costruire una alternativa seria e credibile per il governo della città. A meno che non arrivi il famoso 'Papa straniero': un uomo, o una donna, che organizzi attorno a sè una lista civica sostenuta da tutto il centrodestra i cui tre partiti in questo modo rinuncerebbero a una fetta di identità in nome di un obiettivo più grande...
Insomma una pura utopia.
Giuseppe Leonelli