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Stupisce, ma in fondo nemmeno più di tanto, il modo in cui è stata presentata alla città il nuovo assessore alla sicurezza e a una buona fetta di welfare modenese, Alessandra Camporota. Camporota, fino a tre settimane prefetto in carica a Modena, ha detto di essere 'al servizio della città, in assoluta continuità'. Come dire che tra un assessorato in una giunta politica e il ruolo prefettizio vi sarebbe una sorta di indefinita linea continua, dove tutto si tiene e dove il potere si esercita come fosse emanazione di una indefinita volontà divina. Perchè, davvero, dove stia la continuità tra un ruolo di garanzia ed espressione del Ministero degli Interni in città e un ruolo di parte come assessore in una amministrazione di centrosinistra, è davvero difficile da comprendere.
Eppure tra un sorriso e un applauso, tra le dichiarazioni del sindaco Mezzetti che chiede addirittura di essere ringraziato per la trasparenza dimostrata nell'aver annunciato anzitempo la sua scelta ('ve lo ho anche detto, cosa dovevo fare di più'), tra le risposte dal tono un po' piccato del neo assessore (quasi si peccasse di lesa maestà nel criticarle il nuovo ruolo politico, strapolitico), viene da pensare che in fondo questo è davvero il migliore dei mondi possibili.
Senza scomodare Leibniz e la sua idea di Dio, viene semplicemente da riflettere come in realtà le critiche non scalfiscano minimamente la patina dorata che nei decenni si è sedimentata sul Sistema Modena.
Se un prefetto è indicato come assessore mentre è ancora prefetto, tanto da costringere il Governo a sostituirlo anzitempo, il racconto che viene accettato è quello del lodevole sacrificio e spirito di servizio dimostrato.
Un racconto talmente ben confezionato da essere finanche glorificato da buona parte dei media. Come se davvero fosse normale così, come se ogni critica fosse semplicemente frutto di livore (che ancora si deve ben capire cosa sia questo livore), di rivalsa, o un po' di fascistaggine (che ci sta sempre).
Se un sindaco rinnova per qualche decennio la concessione della moschea alla comunità islamica il giorno stesso del voto, il suo successore - invece di avanzare qualche timido distinguo - va a ringraziare il giorno dopo le elezioni la comunità stessa - ben divisa tra uomini e donne - per il voto (chi abbia detto a Mezzetti che i musulmani lo hanno votato è un mistero) e si spertica nella difesa di quell'atto. Non solo giusto, ma sacrosanto, benedetto sempre da quella divinità laica che vigila su Modena. Altro che San Geminiano.
Se un sindaco uscente a 69 anni si candida (ancora) come consigliere regionale e - implicitamente come assessore alla sanità - non lo fa certo per brama (o schiavitù la si vede come si vuole) di potere, ma come ennesima dimostrazione di generosa disponibilità. Amorosa e lodevole disponibilità, con tanto di documenti attentamente redatti per dare una svolta alla sanità, alla società, al mondo intiero.
Eh certo... E' questo il migliore dei mondi possibili. Completato da una opposizione locale che da inizio anno - superata la farsa delle comunali dove nemmeno si è provato a disturbare il manovratore - pensa solo ed esclusivamente alle elezioni regionali, dandole ovviamente per perse (sia mai), perchè è lì che ci sono i posti che contano. Quelli pagati da 6 ai 7mila euro al mese. Quelli per i quali val ben la pena lavorare per piazzare un fedelissimo, per riciclare un uscente o per promuovere un coniuge.
Eppure, in lontananza, tra i verdi prati solcati da qualche ruscello, nel silenzio si riesce a cogliere un leggero dubbio: se questo è davvero il migliore dei mondi possibili... Beh chissà come deve essere il peggiore.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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