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Vasco non si tocca, peccato lo spot a Muzzarelli

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Peccato perché il rock è altra roba. Gli spari sopra non sono le tartine con gli assessori. E il 'mi si escludeva' non prevedeva foto di rito e ringraziamenti alle autorità


Vasco non si tocca, peccato lo spot a Muzzarelli
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Vasco non si tocca. Perchè, prima di dire qualsiasi cosa, bisognerebbe aver fatto almeno dieci chilometri nelle sue scarpe. 'Aver frequentato tutte le droghe a parte l'eroina' come lui spesso ha affermato. Bisognerebbe essere stati con lui sul palco di Sanremo nel 1982, barcollando, ma urlando ugualmente 'Vado al massimo'. Bisognerebbe avere gridato 'Gli spari sopra' e cantato la storia di sesso con una 16enne.

Bisognerebbe essere stati soli un Capodanno in piazza Grande a Bologna a calciare lattine e a piangere. Bisognerebbe aver prima vomitato sulla beneficenza d'accatto e anche sui colleghi perbenisti, Ligabue in testa, fregandosene del politicamente corretto e delle etichette. E ancora: gridare ai cristiani di giudicare il loro Dio, essere il primo contribuente di Bologna, parlare del matrimonio come un progetto e basta null'altro, definirsi rock star senza sembrare ridicolo, fotografarsi malato senza fare mai pena.

.

.

Sì.

Bisognerebbe essere sopravvissuti a se stessi, riempito gli stadi, sempre, prima di parlare di Vasco.

Per questo, in modo un po' infantile avevamo salutato un anno fa il concerto di dopodomani a Modena con gioia vera, come una liberazione dalla ipocrisia e dalle sozzure di Modena. Una liberazione anche da se stessi. Avevamo sperato in un evento rock, senza regole e senza paletti. Che distruggesse i vialetti del parco, le piantine appena nate e con esse le certezze mediocri e provinciali di una città ricca e conservatrice.

Un concerto irragionevole che guarisse quello che ciascuno ha di ragionevole. Perchè 220mila persone in centro sono una follia e allora la avevamo benedetta questa follia.

Invece... Invece ecco qua la stretta di mano con Muzzarelli, i complimenti al sindaco, le frasi compassate e le foto di rito con assessori che fanno a gara - anche loro - per un autografo.

Peccato alla follia del sì a un concerto irragionevole faccia da contraltare la saggezza vecchia e mediocre delle strette di mano e degli spot. 'Bravo Vasco, è tuo il successo', 'No sindaco bravo tu'. 'Grazie per il coraggio', 'Grazie a te per il regalo'...

E via di questo passo. E le tartine con gli assessori. E la tv che filma e tutti che si fanno fare selfie... Non mi dire che son quelli lì...

Peccato il rock venga piegato alle esigenze della politica che strumentalizza e usa i media come cassa di risonanza non di Vasco, ma dell'amministrazione. Media cassa di risonanza del primo cittadino che è anche presidente della Provincia, presidente Ctss, che comanda la Fondazione Crmo, che influenza le nomine in Cna, Ascom, Lapam... Che decide e del quale è meglio essere amici. Amici per convenienza personale ancor prima che per linea editoriale.

E allora di folle nel concerto di sabato resta solo l'organizzazione, la città bloccata, il traffico, il parco danneggiato. Il rischio che vada male... Sì questo sì. Ma null'altro.

Peccato, ci eravamo illusi. Già era impossibile... Era folle pensare che Vasco... Non potevamo pretendere tanto. Sì, siamo seri: la musica è musica. Solo musica. Non è vita. Dio è Dio e Vasco e Vasco, indipendentemente a chi si mettono le mani tra le gambe. E' solo spettacolo. Solo teatro. Solo commercio. Solo l'ennesimo bluff.

Leo

 


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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