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Da una parte la proposta civica messa in campo dal vicesegretario nazionale della Dc, Gianpiero Samorì, dall'altra la strada che punta sulla valorizzazione di una figura politica condivisa con gli alleati. Il senatore di Fdi Michele Barcaiuolo, l'uomo chiamato a dare le carte in vista del voto a Modena, è a un bivio.
Dopo mesi di melina e di silenzi, a quattro mesi dal voto l'unica proposta civica concreta approdata sul tavolo di Barcaiuolo arriva da Samorì e da un comitato (Noi per Modena) completamente estraneo al suo partito. L'idea della dottoressa Maria Grazia Modena - pur tra le smentite della diretta interessata - è stata costruita con attenzione per mesi dal noto avvocato modenese, vice del partito di Totò Cuffaro, una operazione che ha avuto il suo approdo negli ultimi dieci giorni con la presentazione a Barcaiuolo stesso e il subitaneo lancio del nome al tavolo degli alleati (Lega e Forza Italia).
Un nome, quello della Modena, che già era stato testato cinque anni fa, all'epoca della candidatura di Stefano Prampolini, e che oggi viene riproposto con convinzione dall'area di Samorì.
Ma, dopo l'iniziale entusiasmo di Barcaiuolo, i no alla proposta del numero 2 della Dc sono cresciuti con forza nel centrodestra modenese, sia in casa Forza Italia che anche tra molti militanti e i dirigenti di Fratelli d'Italia, con la Lega che - dal canto suo - si è ritagliata il ruolo di spettatrice concentrando le attenzioni su Sassuolo e Mirandola.
Ad oggi il bivio che si trova davanti il senatore Fdi, foss'anche per evitare spaccature interne insanabili, sembra risolversi per un sofferto no alla proposta di Samorì (che gli avrebbe evitato la responsabilità di una scelta ancora da costruire), ma i giochi non sono ancora chiusi.
Per rifiutare l'idea di Maria Grazia Modena occorre trovare una sintesi politica tra i tre nomi in campo, quelli cioè di Piergiulio Giacobazzi, Luca Negrini ed Elisa Rossini. E se nel derby tra Negrini e Rossini (entrambi di Fdi), Barcaiuolo gioca in casa e può scegliere senza pressioni esterne, per gestire la candidatura di Giacobazzi, l'unica lanciata in anticipo e in modo chiaro da Forza Italia, la partita si sposterebbe su un tavolo nazionale, con dinamiche ben più ampie di quelle paludate che regnano all'ombra della Ghirlandina. Sullo sfondo di tutto questo una città che attende una alternanza politica da quasi 80 anni e che, anche in questa occasione, vede il leader delle forze di opposizione chiamate a costruirla, non ancora pronto con squadra, candidato e progetto. A meno di 4 mesi dal voto e con il Pd che ha già acceso da settimane la gioiosa macchina da guerra guidata da Massimo Mezzetti.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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