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Il vantaggio sul centrodestra resta ampio, ma da alcuni giorni in casa Pd a Modena sta serpeggiando una latente preoccupazione. Come noto, in vista del voto di giugno, il Pd ha organizzato un fronte ampissimo per evitare la roulette del ballottaggio. Aritmeticamente non vi sono dubbi che la coalizione che va da Azione ai 5 Stelle, passando per Verdi e Sinistra, abbia i numeri per portare a casa oltre il 50% dei voti, ma in politica non sempre 1 più 1 fa due.
La paura del candidato sindaco Pd Massimo Mezzetti è che in questo caso la somma sia 1,5 e che quindi, nonostante il grande raggruppamento, non si riesca a centrare l'obiettivo della vittoria al primo turno.
A pesare sono quattro aspetti: una possibile sovrastima di Azione, le continue frizioni con Muzzarelli che alla lunga potrebbero indurre una parte dell'elettorato ad optare per l'astensione, l'attivisimo inaspettato del candidato di centrodestra Luca Negrini (gettato nella mischia da Fdi come agnello sacrificale, ma tutt'altro che disposto ad accettare questo ruolo) e, soprattutto, lo svuotamento del Movimento 5 Stelle, inglobato con una fusione a freddo al Sistema Pd.
Il partito di Calenda in questa fase pre-elettorale si è distinto per un grande attivismo. Complice le indubbie capacità e la lunga esperienza del commissario Paolo Zanca, Azione, oltre ad aver pestato i piedi all'alleato principale, l'ultimo clamoroso caso è quello di Rotella, ha portato a casa sicuramente molto più del suo potenziale valore percentuale, ma la prova del nove potrebbe risultare poco gradita. Se dovesse portare una dote sotto al 5%, per Azione sarebbe una doccia fredda e, soprattutto, complicherebbe i conti in casa Dem.
Sul rapporto di tensione tra Muzzarelli e Mezzetti ormai molto si è detto. Il primo non vuole lasciare lo scettro, mentre il secondo sta facendo di tutto per marcare una discontinuità, almeno formale, con la giunta uscente. Un gioco delle parti in parte costruito ad arte ma che potrebbe sfuggire di mano ai due diretti interessati e portare a un effetto negativo sull'elettorato di riferimento.
Del resto va considerata anche la sorpresa positiva rappresentata dal giovane candidato di centrodestra, che scrollatasi di dosso la fiamma meloniana, sta rompendo molti dei paludati schemi dei candidati di opposizione del passato. Un approccio che sta creando qualche pensiero al centrosinistra: il gioco di continuare a delegittimare Negrini relegandolo a semplice 'uomo di bottega' o 'uomo di Barcaiuolo', vista anche la latitanza dalla campagna elettorale del senatore stesso a differenza della collega Daniela Dondi, non regge e occorre correre ai ripari con armi più sofisticate.
Infine il grande capitolo Movimento 5 Stelle. Il Pd ha presentato l'alleanza col partito di Conte come un successo, ma in realtà l'accordo al primo turno potrebbe rilevarsi un boomerang. Un M5S sistemico e alleato col partito espressione del potere locale quanto sarà attraente rispetto all'elettorato modenese grillino? L'impressione è che i Dem si siano messi in casa una scatola semi-vuota e che - al di là del simbolo - il Movimento addomesticato e inglobato non valga la metà di quello ribelle delle origini. Riflessi negativi che toccano il M5S stesso al proprio interno, la favola del lupo e del cane di Esopo insegna: non è forse meglio mangiar poco ma essere liberi che essere all'ingrasso ma in catene?
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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