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Sicuramente il ritardo accumulato nella definizione del candidato sindaco, nella creazione di una squadra capace di supportarne il lavoro e nel coinvolgimento del mondo imprenditoriale, anche in termini di finanziamento, sta incidendo in modo pesante sulla campagna elettorale del centrodestra modenese.
Luca Negrini ci sta provando in tutti i modi ad arginare il gap col quale deve fare i conti, frutto di un mancato lavoro di tessitura dei vertici provinciali guidati dal senatore Michele Barcaiuolo che peraltro ha lasciato ampio margine di manovra alla lista civica della prof Modena pensata da Gianpiero Samorì, ma i problemi non si risolvono con la bacchetta magica.
Davanti a un Pd già attrezzato nella formazione di liste civiche (si pensi a quella guidata da Katia Parisi o a quella di Chiara Giovenzana) e alleanze (il patto coi 5 Stelle è ormai fatto), il centrodestra non ha ancora pensato a una lista civica di supporto.
Davanti a un mondo imprenditoriale pronto a sostenere la campagna elettorale di Mezzetti (i finanziatori saranno resi pubblici a giochi fatti ma le esperienze del passato parlano chiaro), il centrodestra è ancora lontano dall'aver intercettato risorse paragonabili a quelle degli avversari.
Sul piano strettamente partitico, davanti al dialogo costante che il sistema Pd coltiva con mondi lontani dall'appartenenza strettamente di sinistra (si pensi alle sensibilità cattoliche e liberali), il centrodestra non è riuscito a trovare sponde nè in Azione (come invece avvenuto in altre province) nè nella galassia ex Margherita che guarda alla Maletti e non solo.
Ebbene nonostante questi limiti, che è giusto rimarcare proprio per non gettare la croce solo sul candidato sindaco, in Fratelli d'Italia Negrini sta trovando in queste settimane una sponda preziosa. Centrale in termini di immagine, così come lo è, in termini di contenuti, l'esperienza in Consiglio di Elisa Rossini e Piergiulio Giacobazzi.
Si tratta della parlamentare Daniela Dondi, la sola 'big' che in questi giorni ci sta mettendo la faccia quotidianamente accanto a Negrini stesso. Lo accompagna agli eventi, lo segue negli incontri informali e lo consiglia nelle riunioni con gli alleati. Una figura centrale, forse la sola, oltre a Negrini stesso, che tra i vertici meloniani crede che l'impresa del ballottoggio sia certo difficile ma non impossibile.
Del resto la Dondi ha dimostrato in prima persona che battere il Sistema Pd nel modenese è possibile, superando clamorosamente, prima volta in assoluto, il centrosinistra di Soumahoro e vincendo il seggio che le ha consentito di approdare in Parlamento. Lei, per citare lo slogan di Negrini, la Storia l'ha fatta davvero a Modena.
Daniela Dondi ci sta mettendo la faccia rischiando anche qualcosa in termini politici, è chiaro infatti che l'aver accettato di essere capolista a Modena la sottopone a una prova del nove in termini di preferenze e a possibili giudizi negativi post-voto, anche in vista delle Regionali alle quali sta lavorando il viceministro Galeazzo Bignami e che - se Bonaccini dovesse volare a Bruxelles - potrebbero tenersi già quest'autunno.
Eppure il suo spendersi sta creando qualche crepa anche nelle monolitiche certezze fondate su 8 decenni di potere ininterrotto, accoglienti e gentili di Mezzetti che - per inciso - un po' di gentilezza l'ha già persa per strada dimenticandosi di congratularsi con Negrini per l'essere intervenuto a difesa della commessa aggredita dall'uomo col martello.
Perchè la Dondi non può certo essere accusata di essere una neofascista, non la si può tacciare di simpatie estremiste e neppure di saluti vigorosi all'avambraccio. Daniela Dondi è una professionista che fino a qualche anno fa ha vissuto benissimo senza la politica e continua a farlo anche ora. E' in grado di dialogare alla pari con Forza Italia e la Lega, senza presunzioni dettate dalle percentuali dei singoli partiti e rappresenta il volto dell'alternanza contro il conservatorismo Pd. Con lei a fianco Negrini può rompere la logica del centrodestra recintato ed esclusivo che sfida il monolite centrosinistra e forse può aspirare a sognare in grande, o almeno un po' meno in piccolo.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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