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Ora manca solo l'ultima settimana. A Modena i giochi della campagna elettorale ormai sono chiusi: i dibattiti, gli incontri rituali con le vecchie associazioni di categoria, gli appuntamenti a porte chiuse e quelli a favor di fotografi. Si è visto tutto il repertorio di sempre: lo scaricabarile nei confronti del Governo, le foto di pattume in strada e gli appelli alla sicurezza. Certo, mancano ancora le rispettive feste finali, gli ultimi discorsi da vena grossa al collo, l'ospite politico di parte che intanto promuove se stesso per le Europee con tanto di codazzo interessato, ma la sostanza non cambia.
Quello che resta a otto giorni dal voto è la contrapposizione tra due modi di intendere la città di domani.
Da una parte la certezza della conservazione. L'idea della continuità totale con l'amministrazione uscente e con quasi 80 anni di storia all'ombra della Ghirlandina.
Massimo Mezzetti, pur coi suoi modi lontani dal provincialismo modenese e con una sensibilità umana di gran lunga superiore a quella della media locale, rappresenta comunque questo: un sistema di potere che si ripropone e cerca di replicare se stesso per l'ennesima volta. Un sistema di potere fatto di un mondo politico (partitico ma non solo) che è un tutt'uno con le istituzioni e che si muove sulle gambe di precisi mondi economici, fatto di cooperative e aziende di riferimento. Un sistema che mostra se stesso in tutta la sua protervia con il modello delle nomine nelle partecipate: una girandola di nomi e cognomi intrecciati, buoni per tutte le stagioni che passano da un ruolo all'altro con una facilità disarmante. Gli ultimi esempi sono indicativi: dall'ex assessore Tommaso Rotella ad Hera passando per l'ex consigliere Pd Alberto Cirelli in Seta, dall'ex sindaco Giuliano Barbolini in Ert all'ex sindaco di Castelfranco Stefano Reggianini in Amo.
E ancora: l'ex assessore Daniele Sitta in Spazio Coop, l'ex presidente Seta Vanni Bulgarelli in Anpi, l'ex deputato Ds Roberto Guerzoni in Fondazione Mario Del Monte... E via di questo passo.
Non è tanto una questione di appartenenza alla sinistra, non è una questione valoriale: se si è parte del Sistema di potere si hanno incarichi, se non si è parte della Ditta si sta fuori. Con buona pace di competenze e curriculum. Un sistema chiuso in un recinto sempre più piccolo, ma che regge come una roccaforte blindata, un sistema che non ha mai conosciuto l'alternanza e che - gioco forza - è divenuto sempre più autoreferenziale, come dimostra l'inaridimento progressivo dell'offerta culturale, vera cartina di tornasole della freschezza di una comunità. Perchè qui, a Modena, patria del Festival Filosofia, i filosofi che non fanno parte del club sono 'fascisti' per parafrasare una celebre risposta a un giornalista del sindaco uscente Muzzarelli.
L'onere e l'onore di provare a scardinare questo tanto rodato quanto arrugginito meccanismo, è in primis della coalizione di centrodestra. Certo, a sfidare Mezzetti saranno sei candidati sindaci, ma è evidente come l'unico a poter avere serie chance di andare al ballottaggio è il candidato appoggiato da Fdi-Lega-Forza Italia. Luca Negrini, 33 anni, è stato buttato nella mischia a tre mesi dal voto dal senatore Fdi Michele Barcaiuolo. Senza una rete civica, imprenditoriale e relazionale alle spalle, Negrini è riuscito a dispetto del suo stesso partito a costruire quantomeno una credibilità personale, riconosciuta anche dagli avversari. Ma il tempo è stato troppo poco. A causa del colpevole immobilismo del centrodestra, Negrini ha dovuto costruire da zero una alternativa e i miracoli non sono roba per i mortali. E' evidente quindi come agli occhi di molti elettori oggi a Modena il cambiamento, passaggio ontologicamente complicato e faticoso, venga interpretato come un rischio elevato. Un rischio per i cittadini e un rischio per il mondo associativo e imprenditoriale. Fdi, Lega e Forza Italia, hanno sprecato l'ennesima occasione di creare le fondamenta per poter rendere l'alternanza una idea solida, il salto dal Sistema ottantennale un passaggio delicato e non un lancio nel vuoto. Le responsabilità sono evidenti ed è giusto ricordarle, ma nonostante tutto, nonostante i limiti del caso, la partita è aperta.
Conservare un sistema che si conosce o cambiarlo accettando il rischio. Questo è il bivio. Una settimana per rifletterci ancora. Una settimana per misurare il proprio coraggio e tarare la propria prudenza. Una settimana per pensare a quanto la politica, in fondo, sia simile alla vita, ne rispecchi le paure, le miserie, gli attimi di gioia e le rovine da portarsi addosso. Una settimana lunga come il tempo misurato coi battiti e non con le lancette: ai modenesi la scelta.
Giuseppe Leonelli