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I progetti non si costruiscono dal nulla e a quattro mesi dal voto di giugno, il centrodestra modenese non ha più il tempo per costruire una candidatura civica solida e in grado di allargare il consenso oltre il recinto dell'elettorato dei tre partiti di riferimento.
Per mesi Fdi, al quale in virtù del peso elettorale spetta indicare il candidato, è rimasta appesa al profilo di Paolo Cavicchioli, ma - come ampiamente previsto - Godot non si è materializzato e l'ex presidente della Fondazione di Modena ha risposto picche all'appello del senatore Michele Barcaiuolo.
Ora il tentativo di cercare un profilo civico all'ultimo minuto, sondando alla cieca mondi imprenditoriali o delle professioni, ascoltando sirene più o meno interessate, allestendo tavoli improvvisati e caffè pre-pranzo, appare quantomeno velleitario.
Il centrosinistra, dopo mesi di caos, è riuscito a indicare un nome autorevole come quello di Massimo Mezzetti e intorno a lui si è compattata, chiamando a raccolta anche gli alleati, da Azione, alla Sinistra, passando probabilmente per i 5 Stelle.
Il centrodestra invece è in evidente ritardo. Sia chiaro, forse un civico si potrebbe individuare, qualche ambizioso personaggio desideroso di qualche mese di visibilità mettendo in conto la sconfitta probabilmente potrebbe apparire. Ma, onestamente, si tratterebbe di un ripiego, di una carta dell'ultimo minuto, distante dalle dinamiche dell'amministrazione modenese e totalmente a digiuno da approcci politici.
In un candidato avversario del genere, a questo punto, spera il centrosinistra per puntare a una vittoria facile facile al primo turno. Il centrodestra, viceversa, deve prendere atto del proprio ritardo, rimandare i mea culpa a dopo il voto (ma prima o poi bisognerà analizzare le colpe di mesi gettati alle ortiche tra progettazione mancata e assenza di lavoro su una rete sociale alternativa al Pd), e provare a salvare il salvabile.
Sei mesi fa un civico sarebbe stato auspicabile, anzi indispensabile, per provare a scardinare la roccaforte Dem, ma ora è diverso. Oggi un candidato politico avrebbe quantomeno il pregio di conoscere le dinamiche locali e sarebbe vaccinato rispetto agli ovvi attacchi che la gioiosa macchina Pd ha in serbo.
Stante la poca disponibilità di Michele Barcaiuolo di spendersi in prima persona (il suo, insieme a quello di Daniela Dondi, sarebbe per ovvi motivi il profilo più conosciuto e di livello), i nomi in campo al momento sono tre: Elisa Rossini e Luca Negrini per Fdi e Piergiulio Giacobazzi per Forza Italia. Lega non pervenuta e concentrata solo sul braccio di ferro con gli alleati a Mirandola e Sassuolo. Tre carte, ognuna delle quali con limiti e punti di forza, ma tutte in grado di arginare il ritardo accumulato da Fdi e quantomeno di provare a impensierire il Moloch Pd guidato da Massimo Mezzetti. O, almeno, di evitare una figuraccia che, peraltro, sarebbe tutta locale visto il vento in poppa dei meloniani a livello nazionale.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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