Pronto Soccorso Mirandola, 'grave' carenza di personale medico, si ricorre alla continuità assistenziale
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Pronto Soccorso Mirandola, 'grave' carenza di personale medico, si ricorre alla continuità assistenziale

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L'Ausl ha rinnovato, ma solo fino a fine febbraio, la convenzione tra PS ed ex Guardia Medica, ora con sede unica nell'ospedale. Dopo lo stop alle cooperative di medici gettonisti la carenza è ancora più grave. Ma l'avviso urgente per la ricerca di 3 medici per il pronto soccorso è stato revocato


Pronto Soccorso Mirandola, 'grave' carenza di personale medico, si ricorre alla continuità assistenziale
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Continua la grave carenza di personale medico all’ospedale di Mirandola. Se un anno fa questa era tra gli elementi che avevano portato Regione e Ausl a chiudere di fatto l’attività del Punto Nascita, ora tale carenza permane per quanto riguarda il Pronto Soccorso. Negli ultimi due anni questa era stata compensata, ma solo in parte, dal costoso ricorso alle cooperative di medici esterni e ai medici gettonisti, a circa 1400 euro a turno per medico esterno, rispetto ai 480 di un professionista interno. Costi enormi per il ricorso a prestazioni che si dimostrarono per stessa voce e scritto dei dirigenti, non fornire la stessa efficacia delle prestazioni, anche in termini organizzativi, paragonabile a quella dei medici interni. Condizioni che hanno portato la Regione a ridurre se non a fermare il ricorso alle cooperative esterne.

In provincia di Modena il ricorso più massiccio era quello fornito per l'ostetricia e per l'emergenza-urgenza di Carpi e Mirandola. Ciò, però, ha reso ancora più evidente la carenza di personale, al punto da mettere a rischio il settore dell'emergenza urgenza e, nello specifico, il Pronto Soccorso del locale ospedale. Una carenza sottolineata come 'grave' negli atti dell’Ausl in premessa agli avvisi per la ricerca di personale. Uno era stato pubblicato nelle scorse settimane per la ricerca di 3 medici dell'emergenza urgenza per la gestione di funzioni di alta, media e bassa complessità per l'ospedale di Mirandola, poi revocato per le figure di alta e media complessità e ripubblicato ma per le funzioni di media e alta complessità non più per Mirandola ma per tutta l'area nord.

Da oggi, 1 febbraio, entra in servizio un medico per la gestione dei casi di bassa complessità che ha risposto per la figura prevista da quella parte dell'avviso non revocata. 

Ed ecco allora che emerge l'atto con cui l'Ausl proroga dal 31 dicembre scorso al 29 febbraio 2024, la durata del “Progetto sperimentale di integrazione della Continuità Assistenziale con il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Mirandola”, approvato con decisione del Direttore del Dipartimento di Cure Primarie nel febbraio del 2022 e che aveva fra le sue principali finalità quella di integrare servizi per – leggiamo dal documento - gestire la grave carenza di personale medico notturno del Pronto Soccorso e ridurre il ricorso ai medici ‘gettonisti’, attraverso un progetto di integrazione professionale e di competenze, con intervento  sulle urgenze a bassa complessità.

Di fatto una anticipazione di quanto sarebbe stato indicato poi dalla delibera della Giunta Regione del luglio 2023 con la quale la Regione ha dato indicazioni sulla riorganizzazione della Rete della Emergenza Urgenza in Emilia Romagna. Riorganizzazione che ha visto, per ora nei punti di primo intervento, come quello di Finale Emilia, la nascita dei CAU. Per la gestione delle Emergenze Urgenze con codici di bassa o bassissima complessità.

Per l’ospedale di Mirandola, dove non è prevista, almeno stando alla programmazione presentata nei mesi scorsi, la nascita di un Cau, almeno nei prossimi due anni, questa funzione, in virtù di questa sperimentazione, di fatto viene già svolta. Attraverso, così come succede nei Cau, anche grazie e sempre più soprattutto grazie, ai professionisti della rete della continuità assistenziale (ex Guardia Medica), che dal 1 gennaio 2024 (forse non a caso), ha unica sede proprio presso l’ospedale. Ma questo, in virtù di atti di proroga ripetuti ormai di tre mesi in tre mesi, che non garantiscono né incarichi né servizi strutturati.

Gianni Galeotti

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