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Bper, c'era una volta la banca dei modenesi...

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Addio piccola grande banca e auguri al colosso Bper Banca, che la fortuna ti assista per resistere alle sirene della finanza milanese...


Bper, c'era una volta la banca dei modenesi...
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C'era una volta la banca dei modenesi... Per la verità le banche locali negli anni settanta erano tre: la cassa di Risparmio di Modena (diventata Carimonte e poi assorbita da Rolo Banca nel 1995 e successivamente confluite definitivamente in Unicredit nel 2002), il Banco San Geminiano e San Prospero che si è fuso con Banca Popolare di Verona dando vita al Banco Popolare, successivamente convolato a giuste nozze nel 2017 con Banca Popolare di Milano diventando l’attuale Banco BPM, e la Banca Popolare di Modena tuttora esistente col nome Bper Banca.

La Banca Popolare di Modena nasce nel 1897 da una costola della Società Operaia di Mutuo Soccorso da cui alcuni soci fondatori uscirono e si unirono ad altre personalità cittadine per fondare un istituto di credito finalizzato a supportare le attività di piccoli artigiani e operai che con scarse garanzie non avevano i requisiti per operare con le altre banche cittadine.

Superate le difficoltà iniziali la banca incontrò i favori della cittadinanza riuscendo a diventare un ente importante per Modena inserendosi nel numero delle banche maggiori della città.

Così dagli anni settanta la piccola “grande” Banca Popolare di Modena acquisisce diverse banche popolari in regione Emilia Romagna dislocate a Castelfranco Emilia, Bedonia, Borgo Val di Taro, Fabbrico, Castelnuovo di Sotto e altre fino a incorporare nei decenni successivi la Banca Cooperativa di Bologna e la Banca Popolare di Cesena assumendo il nome di Banca Popolare dell’Emilia Romagna e diventando una banca di caratura regionale sotto la guida di direttori come Monzani (a cui è stato dedicato l’attuale Forum), Pulini e Battini.

Poiché l’appetito vien mangiando l’espansione è continuata negli anni successivi con Leoni direttore generale prima e amministratore delegato poi, acquisendo banche in diverse regioni come Lazio, Abruzzo, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna e Piemonte, in buona parte su stimolo di Bankitalia per intervenire in favore di istituti di credito in difficoltà finanziarie (ultimo esempio la Cassa di Risparmio di Ferrara): in sintesi la piccola “grande” Banca Popolare di Modena dopo aver concorso alla soluzione di non pochi problemi di Bankitalia, è assurta a banca di livello nazionale, quotata in borsa, e come previsto dalla legge si è trasformata in Società per Azioni (niente più voto capitario tipico delle Società Cooperative, ma voto per pacchetto azionario), infine ha cambiato denominazione in Bper Banca.

E così la banca dei modenesi è passata nelle mani dei cugini bolognesi di Unipol divenuti azionisti di riferimento con il 19% del capitale azionario (una rivalsa per la secchia rapita a Zappolino dai modenesi e ostentata come trofeo di guerra?).

Viene spontaneo chiedersi se questa evoluzione a tappe forzate che hanno trasformato una banca locale integrata nel territorio in un istituto bancario che veleggia più nella finanza internazionale che nella realtà locale, sia stato un fatto positivo per clienti e soci. Il nuovo ruolo è senz’altro più prestigioso e premiante per chi lo persegue, ma un po’ inquietante per gli azionisti che negli ultimi anni hanno visto le loro azioni perdere pesantemente di valore. Solo nel 2020 l’azione si è deprezzata scendendo ai 1,492 euro del 31/12/2020; vero che la crisi conseguente alla pandemia è stato un duro prezzo da pagare, ma sulle altre banche similari ha influito molto meno (Unicredit -41.25%, Intesa -18,56%, Banco BPM -10.84%): forse perché l’aumento di capitale di ottobre (benché riuscito) non è stato capito e apprezzato dagli azionisti risparmiatori innescando le vendite? Resta il fatto che l’azione BPER che aveva toccato il picco il 20/2/2007 nei successivi 12 anni non ha fatto che scendere più o meno gradualmente, ma comunque continuamente.

Stesso problema per i dividenti distribuiti agli azionisti: dal dividendo di 1,34 euro del 2000 si è passati a 0,13 euro del 2019 (peraltro non distribuito per disposizioni europee), anche in questo caso si rileva una gradua e continua discesa. Tanto che per 2020 è previsto un dividendo di 0,04 euro (4 centesimi per azione sempre che venga distribuito).
In sintesi ci si domanda se la strategia della crescita perseguita nell’ultimo trentennio dalla banca sia stata appagante: “Sarà stata vera gloria? Ai soci l’ardua sentenza!” (il Manzoni mi perdoni se ho parafraso indegnamente un verso del suo poema).
Il risiko bancario non prevede tregue, anzi è sempre più aggressivo e richiede ulteriori aggregazioni, Bper Banca è tra le candidate a passare di mano coniugandosi con i longobardi del Banco BPM di Milano: solo fumo frutto del chiacchiericcio finanziario, o invece sotto la cenere ci sarà arrosto? In questi giorni l’azione Bper è risalita a 1,821 euro, conseguenza della ipotesi di fusione di cui sopra o effetto governo Draghi? Vedremo, se son rose fioriranno.
Addio piccola “grande” Banca Popolare di Modena, ultima banca dei modenesi.
Auguri al colosso Bper Banca, che la fortuna ti assista per resistere alle sirene della finanza milanese e soprattutto alla voracità dei lanzichenecchi tedeschi che vedono l’Italia come un mercato in cui fare la spesa a prezzi scontati.

Luciano Benedetti

PS - Sento in lontananza l’eco dell’esultanza di Fassino che grida “Compagni abbiamo una banca!”; …per ora aggiungerei…

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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