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Sono stati diversi i soggetti che nelle scorse settimane hanno lasciato la consulta sulla legalità di Reggio Emilia (Commissione mista per la legalità). Era già accaduto a Brescello e, similmente, anche a Reggio alcune associazioni hanno lasciato, come Agende Rosse, mentre altre, a Brescello, sono decadute dall'incarico perché non hanno mai partecipato alle sedute, penso a Unindustria, Cna di Reggio Emilia e Uil. Di fronte a un tale sgretolamento è impossibile non chiedersi se abbia ancora un senso l'esistenza di simili organismi o se viceversa non siano solamente salotti utili ad avere un po' di visibilità e che si svuotano perdendo di attrattività.
D'altra parte questi risultati indeboliscono il concetto stesso di lotta alla criminalità organizzata: se la Commissione non funziona non è certo abbandonandola che si risolve il problema, bensì cercando di cambiare le cose e riempiendo di significato strutture che ad oggi appaiono come scatole vuote.
Chi fa parte di questi enti? Che funzione hanno? Che tipo di obiettivo si prefiggono?
A Brescello sono stata la prima a denunciare le infiltrazioni ndranghetiste che hanno portato allo scioglimento del Comune, ma per farlo ho pagato un prezzo altissimo non solo in termini di minacce mafiose in senso stretto (per le quali vi sono sentenze definitive di condanna), ma anche, e questo forse fa ancor più male, in termini di isolamento e di indifferenza da parte di coloro che avrebbero dovuto essere dalla parte giusta, quella della legalità.
Per restituire un valore a questi strumenti istituzionali credo occorra puntare prima di tutto su una vera trasparenza rendendo le Consulte e le Commissioni case di vetro affinchè siano esse stesse specchio di ciò che predicano. Vorrei dunque conoscere l'attività e i finanziamenti ricevuti dallo sportello della legalità di Reggio Emilia.
Quante denunce vi sono state? Quanti soldi sono stati investiti? D'altro canto, attraverso l'associazione Dioghenes, di cui oggi faccio parte, vogliamo essere al fianco delle persone che denunciano o che hanno denunciato senza farle sentire sole come è successo a me.
Se denunciare significa prendere un appuntamento in Comune e andare a parlare con un impiegato sconosciuto, spesso comprensibilmente indaffarato su altri temi, non basterà mai la dose di coraggio per motivare le persone a uscire di casa.
Puntiamo a una vera rete, uniamo le forze sane della società per dare un significato vero alla parola legalità, ognuno coi propri mezzi e coi propri carismi. Con Dioghenes ci prefiggiamo questo e siamo pronti a dialogare e collaborare con Comuni, altri enti e singoli cittadini. La lotta alla criminalità organizzata richiede il coraggio di camminare verso una stagione nuova prendendo come preziosa eredità le moltissime cose buone fatte nel passato, ma ripulendo alcune stanze ormai chiuse e autoreferenziali, da vecchie ruggini, formalismi e slogan di facciata che nulla hanno più a che vedere col coraggio di chi dice no, oggi come ieri e come sempre, al cancro mafioso.
Catia Silva
Redazione Pressa
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