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Caro direttore,
Le scrivo, a nome degli aderenti al Movimento Animalista, perché la stampa è il luogo naturale per un libero confronto di opinioni.
Il tema è la decisione di inserire una mostra di Hermann Nitsch nel programma del Festival della filosofia di Modena. Sarebbe troppo scontato se il nostro giudizio negativo fosse motivato solo dall’esser noi, per convinzione e per ufficio, difensori degli animali che l’”artista” è solito esibire in pezzi, in composizioni cruente. E sarebbe troppo comodo per i curatori se il nostro fosse un atteggiamento censorio. Non è così. Ci anima invece la convinzione che la violenza, esaltata da Nitsch, sia la più grande e plateale offesa alla “persona”, parola-chiave del Festival di quest’anno; che la brutalità sia il contrario dell’arte; che le “orge dionisiache” di Nitsch (classe 1938) abbiano (forse) scosso la coscienza borghese degli anni Sessanta ma sappiano, nel nostro presente, irrimediabilmente di stantìo.
Oggi chi si diletta di viscere e sangue deve solo accendere il televisore e guardare il “Trono di spade” o il Vissani di turno che seziona e cuoce un agnello. In certi casi potrebbe bastare perfino un tg. L’”avanguardia” è diventata retroguardia: strano che non se ne sia accorto per primo chi questa mostra ha pensato e proposto.
In conclusione, per adattare a circostanze molto diverse una celebre battuta di Talleyrand, portare Nitsch al festival della filosofia “è peggio di un crimine, è un errore”. Non è proprio il caso, a nostro avviso, che il pubblico premi con la sua affluenza questa scelta sbagliata. Appassionati della filosofia, modenesi e non, il Festival è pieno di belle iniziative e il vostro tempo è prezioso. Non sprecatelo: meglio Nietzsche che Nitsch.
Silvia Pacher, Movimento Animalista
Redazione Pressa
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