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Una lettrice
Gentile lettrice,
innanzitutto grazie della sua lettera che ci permette una breve riflessione, ci scusi se apparentemente fuori tema.
Non troverà su questo giornale nè una critica nè un plauso alle sue parole. Ognuno di noi, in redazione, ha una sua opinione personale, ma su La Pressa non troverà nè un invito a non vaccinarsi, nè un invito a vaccinarsi. Troverà la censura di chi nega l'esistenza di una pandemia, certo, ma questo è tutto un altro discorso. In una società complessa come la nostra, crediamo che le 'agenzie' deputate a dare consigli o a dare lezioni siano altre. I giornalisti, a nostro avviso, non sono nè maestri, nè preti, nè scienziati, nè tantomeno megafoni di una narrazione forzatamente condivisa. Raccontano la realtà, riportano opinioni e consigli (a favore o contro un trattamento sanitario in questo caso), danno voce a scienziati, filosofi e pensatori (purchè autorevoli) e offrono spunti autonomi di riflessione e, quando è possibile, di dubbio.
Quando è necessario, lo ribadiamo, censurano le notizie palesemente false (peraltro l'accusa demagogica di fake news per i giornalisti non esiste poichè, come sa, vi è la responsabilità penale su quanto pubblicato). Inoltre, sul tema vaccini, pubblicano dati e oggi, i dati forniti dalle Agenzie deputate a farlo, dicono che vaccinarsi protegge in modo sensibile dal virus, evita in molti casi l'aggravarsi della malattia, non dona l'immunità dalla malattia e, pur in modo minore, permette di contagiare gli altri. Oggi gli effetti avversi, in attesa termini la fase sperimentale, sono rari ma non nulli (qui può trovare i dati a riguardo).
Attraverso questo pluralismo di opinioni e commenti, autorevoli, crediamo ciascuno possa farsi una opinione personale, libera e documentata. Questo vale sempre per il mestiere del giornalista e, crediamo, valga ancor più in questo difficile periodo, anche se tutto sembra voler imporre il contrario. Accogliamo dunque la sua testimonianza per quello che è e ci permettiamo solamente di affermare una ovvietà. Lei oggi non sta commettendo alcun reato nel non vaccinarsi, non è una negazionista, non è tenuta a comunicare a nessuno la sua scelta (abbiamo ancora una legge in Italia che tutela la privay) e non ha nulla di cui vergognarsi nell'esercitare la sua libera possibilità di decisione e di azione. Giusta o sbagliata che sia. La solitudine alla quale lei fa riferimento è il passaggio più doloroso della sua lettera. Per questo occorre non arrendersi all'idea di una società spaccata in due, proprio perchè non dovrebbe esistere il noi e il loro, purtroppo teorizzato pericolosamente dal Green Pass.
Giuseppe Leonelli