Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Buongiorno, vorrei complimentarmi per l'articolo del 14 aprile sui tamponi imprecisi, la lettera mandata da una vostra lettrice (da pelle d'oca).
Vi scrivo per evidenziare cosa sta succedendo a me personalmente un fatto di mala gestione della pandemia nei confronti di un cittadino.
Spiego i fatti in piccoli passi.
1) Il giorno venerdì 26 marzo sono stato a contatto con un positivo covid. Il lunedì sera ho saputo che tale persona era positiva, ho contattato il medico, gli ho spiego il tutto e mi ha consigliato di stare a casa ma non di fare il tampone e anche di mia volontà mi sono messo in isolamento fiduciario. Vorrei sottolineare che non ho mai avuto un sintomo... Mai.
2) Il giorno 5 aprile mi arriva una telefonata dall'Ausl che mi dice che ero stato segnalato da un paziente Covid positivo e che ho fatto benissimo a mettermi in isolamento.
Mi comunicano che non mi faranno fare il tampone per ora perché non ho sintomi e che passati i 14 giorni mi faranno il tampone e se sarò positivo dovrò fare altri 7 giorni a casa per arrivare hai 21 giorni per poi essere liberato.
3) Se questo si chiama tracciamento (sono passati 10 giorni da quando c'è stato il contatto) è una vergogna... anzi una schifezza.
4) Il giorno 6 aprile mi chiama la sorveglianza dell'Ausl con numero sconosciuto (già ricevere una telefonata da un numero sconosciuto, se uno non risponde quando ti trovano...) e mi chiede se ho sintomi e gli ripeto che non ho nessun sintomo: mi fissano l'appuntamento per il tampone per il giorno venerdì 9 aprile con esito il 10 aprile. La signorina mi dice che se sono positivo dovrò stare in casa altri 14 giorni.
.
.
Il contrario della collega del giorno prima. In quel momento non riesco a trattenermi, le dico che sono degli incapaci a gestire questa situazione e le chiedo di farmi eseguire un tampone dopo una settimana, questa mi risponde che è una volontaria e non può saperlo (siamo gestiti da una volontaria, la vita dei cittadini appesa a una volontaria che non ne niente). A questo punto la pazienza era finita (queste persone giocano con la salute delle persone e mettono persone incompetenti). Le ho chiesto di passarmi un superiore e mi ha detto che non poteva passarmelo e che sentiva lei cosa poteva fare e che poi mi avrebbe richiamato.
5) La signorina dopo pochi minuti m chiama e mi dice che non può fare niente e che devo sentire o dal medico curante o dall'Ausl e mi dà un numero (il medico ovviamente non può farci niente).
6) Chiamo il numero che mi viene dato dalla sorveglianza e mi dice che non può fare niente le chiedo di parlare con un superiore e anche questa signorina mi dice che sente e mi faranno sapere. Dopo poco mi richiama e mi dice che il dottore è molto impegnato, ma gli ha parlato e anche lui non può farci niente.
7) Allora io dico che i protocolli non possono essere uguali per tutti perché se uno non ha sintomi. Fate questi tamponi anche dopo 21 giorni e non dopo 28 giorni, la gente deve lavorare, deve pagare un affitto e tutto il resto. Questi ci fanno ammalare non di Covid ma di altre malattie molto più gravi, visto la mala organizzazione che hanno e la poca professionalità delle persone che rispondono al telefono che non gestiscono in modo corretto l'emergenza.
Lettera firmata
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>