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La Corte penale internazionale (Cpi) richiederà il mandato di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il leader dell’organizzazione palestinese Hamas, Yahya Sinwar, per crimini di guerra e contro l’umanità in relazione agli assalti armati contro Israele del 7 ottobre e alla successiva guerra che il governo di Tel Aviv ha avviato nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito il procuratore capo della Cpi Imran Khan in una intervista esclusiva all’emittente statunitense Cnn.
Se i giudici confermeranno la decisione, sarebbe la prima volta che la Corte penale con sede all’Aia emette un mandato di arresto internazionale per il leader politico di un Paese alleato degli Stati Uniti.
Khan ha chiarito che richiederà il mandato d’arresto anche per il ministro della Difesa Yoav Gallant e per altri due alti funzionari di Hamas: il leader delle Brigate Al-Qassem, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri – meglio conosciuto come Mohammed Deif -, e il capo dell’Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh.
Khan ha chiarito che le accuse a carico dei leader di Hamas riguardano “sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale durante la detenzione”, mentre quelle a carico di Netanyahu e Gallant consistono nell’aver “causato lo sterminio, la fame come metodo di guerra – inclusa la negazione degli aiuti umanitari -” e nell’aver “colpito deliberatamente i civili nel corso del conflitto”.
Khan, nell’intervista alla Cnn, ha aggiunto: “Il 7 ottobre il mondo è rimasto scioccato davanti alle immagini di persone strappate dai loro letti, dalle loro case, dai diversi kibbutz in Israele”, quando i commando delle Bragate Al-Quds legate ad Hamas hanno condotto i loro assalti nel sud di Israele. Il procuratore ha aggiunto che le persone “hanno sofferto enormemente”. È da aprile che circolano notizie su un possibile mandato di arresto internazionale della Cpi a carico dei leader di Hamas nonché dei vertici del governo e delle Forze armate israeliane. Una possibilità, questa, che Netanyahu aveva definito “un oltraggio di proporzioni storiche” contro un Paese che “possiede un sistema legale indipendente in grado di indagare eventuali violazioni”.
Redazione Pressa
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