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Il leader e fondatore dello Stato Islamico (Is) Abu Bakr al-Baghdadi si sarebbe suicidato durante un blitz delle forze speciali statunitensi nella provincia di Idlib, nella Siria nord-occidentale. Braccato dalle truppe d'elite americane, per evitare la cattura al-Baghdadi si sarebbe fatto saltare in aria con una cintura esplosiva.
Sarà la terza o quarta volta che il capo dell'Is muore ma questa potrebbe essere la volta definitiva perchè sulla vicenda è intervenuto pubblicamente il presidente degli Stati Uniti. Con una dichiarazione in diretta televisiva Donald Trump ha rivelato al mondo la morte di al-Baghdadi, senza risparmiare i dettagli più raccapriccianti e usando un linguaggio brutale per descrivere gli ultimi attimi di vita dell'ex sedicente califfo.
Qualora al-Baghdadi non fosse morto si tratterebbe di un mastodontico passo falso per l'intelligence americana, che perderebbe credibilità davanti al mondo intero.
Tuttavia, considerando l'intervento pubblico del presidente statunitense, è ragionevole pensare che l'intelligence americana sia certa della fine di al-Baghdadi.
Per l'Is si tratta di un duro colpo. Pochi mesi dopo essere stato estirpato dal territorio siriano il sedicente califfato perde il suo leader e fondatore. Al-Baghdadi fece un'apparizione pubblica qualche mese fa, in primavera, poco tempo dopo gli attentati di Pasqua in Sri Lanka che causarono la morte di oltre 250 persone. Allora l'Is rivendicò la paternità di quei terribili attentati.
La morte di al-Baghdadi non implica la fine dell'Is così come la morte di Osama bin Laden non causò la fine di al-Qaeda. Daesh continua, e continuerà, ad essere un'organizzazione terroristica in grado di compiere attentati e fare adepti in ogni angolo del globo grazie ai moderni strumenti di comunicazione che permettono di diffondere il Verbo integralista in tempi rapidissimi attraverso il Web.
Com'è noto lo Stato islamico è un'organizzazione diversa da al-Qaeda e con quest'ultima è in guerra. Daesh non è una mera organizzazione terroristica che si limita a seminare morte e terrore bensì il suo scopo è quello di dar vita a un califfato che si basa su un'interpretazione integralista ed ultra-ortodossa del Corano. Creare uno Stato regolato da leggi che si rifanno a quelle del periodo dei califfi Rashidun (632-661), cioè il periodo immediatamente successivo alla morte del Profeta Muhammad (632).
Daesh riuscì a creare uno Stato nel deserto a cavallo tra Siria ed Iraq. Esso emerse dal vuoto di potere generato dall'anarchia e dalla guerra civile laddove il potere centrale non riusciva ad esercitare la propria sovranità, cioè le lande desertiche più lontane da Damasco e Baghdad. Daesh si fece però troppi nemici e venne inghiottito dal vuoto che l'aveva partorito.
Ciononostante l'esperienza del sedicente califfato islamico, sebbene durata una manciata d'anni, ha fatto scuola divenendo un precedente; cioè una fonte d'ispirazione, un modello da imitare o a cui affiliarsi per i numerosi gruppi armati islamisti che destabilizzano diverse zone dell'Africa e dell'Asia. L'Is continuerà a vivere nelle organizzazioni che si ispirano ad esso. Già possiamo immaginare schiere di terroristi che venerano al-Baghdadi come un martire caduto nella crociata contro gli infedeli.
La minaccia terroristica derivante dai gruppi integralisti islamici rimane intatta sebbene indebolita. Le organizzazioni terroristiche sopravvivono ai loro leader e fondatori, al-Qaeda ne è l'esempio. Esse, quindi, continueranno a minacciare la sicurezza internazionale in vaste aree del mondo.
Il punto è che fino a quando le cause strutturali, cioè storiche, che hanno fatto emergere il jihadismo terrorista non verranno annullate, cioè risolte, dovremo continuare a misurarci con questo tipo di minaccia sfuggente.
Infatti, quando nel maggio 2011 venne resa nota al mondo la notizia dell'uccisione di Osama bin Laden, chi conosceva lo Stato islamico? Chi conosceva Abu Bakr al-Baghdadi? Tra otto anni potremmo essere di nuovo qui, punto a capo, a commentare l'eliminazione di un altro pericoloso capo terrorista.
Massimiliano Palladini
Redazione Pressa
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