La presidente nazionale uscente dell'associazione artigiana dell'autotrasporto Cna Fita, Cinzia Franchini, non si ricandida per un ulteriore mandato alla guida dell'associazione e con una lettera aperta agli associati e ai dirigenti argomenta la tappe fondamentali che 'hanno contraddistinto il percorso di rinnovamento e di rilancio dell'associazione considerandolo un risultato importante ma non ancora consolidato'.
Come presidente uscente venni eletta, sei anni fa, in sostituzione di Daniele Caffi.
Quella di allora non fu una elezione semplice e la spaccatura tra chi aveva guidato questa associazione per oltre vent’ anni e chi si prestava a farlo per intraprendere un percorso di profondo cambiamento era netta e durissima.
Al passaggio successivo, ovvero quando sono stata riconfermata, nel 2013, per ulteriori quattro anni, il rilancio innovatore era ormai nello stato delle cose e capace di mietere nuovi consensi tra gli autotrasportatori associati.
Quel percorso veniva saldamente incardinato su una presidenza con un mandato di quattro anni pieni e forte di un consenso, a due anni da quella spaccatura, quasi unanime.
Da allora i tratti distintivi di questo rinnovamento sono stati fissati, non in fumose dichiarazioni d’intenti o paludati protocolli interassociativi con il bene placet del ministro-sottosegretario di turno, bensì da un programma scritto e dalla ferma convinzione che “Con noi l’Italia si muove”.
Un richiamo identitario capace di riscattare la dignità di un settore produttivo mal rappresentato e mal percepito perché infognato nei giochi di potere, nelle conduzioni personalistiche interessate e soprattutto in rovinose dichiarazioni di fermo che hanno reso l’autotrasportatore un pericoloso facinoroso agli occhi del Paese piuttosto che un imprenditore operoso in un settore importante nella filiera logistica.
I punti distintivi del nostro mandato di presidenza sono stati pochi ma essenziali: il rilancio del dibattito interno per costruire un sostegno fattivo a precisi impegni programmatici, per la prima volta scritti; un costante e ricorrente monitoraggio delle attività per realizzare gli impegni programmatici della CNA Fita con una verifica annuale; forte rilancio del dibattito con le altre rappresentanze tutte, non solo quelle di settore; sostegno al coordinamento unitario Unatras non oltre il limite degli obiettivi associativi ovvero delle priorità per gli associati della CNA Fita, ribadendo che l’unitarietà in quanto tale non è un valore assoluto perché troppo spesso predicato sulle strade per il fermo e mai confermato nelle trattative, nei palazzi, successivamente.
Questi i valori e i principi che hanno ispirato e motivato il nostro rinnovamento e la nuova CNA Fita.
Oggi, è inutile nasconderselo, tutto questo è un risultato importante ma non ancora consolidato perché al nostro interno sono forti le resistenze di chi vorrebbe una vera e propria restaurazione continuando a fare della rappresentanza un calcolo politico personale o delle solite conventicole di interesse.
Oggi gli imprenditori iscritti alla CNA Fita sono nuovamente chiamati a scegliere tra il passato sclerotizzato e un presente credibile per portare avanti quanto fin qui realizzato e ottenuto.
Chi si candida, come Patrizio Ricci, alla presidenza nazionale da vice-presidente uscente che si è fatto ripetutamente portavoce e utile braccio operativo per chi, dalla Toscana, da Reggio Emilia, da Padova e poco altro, ha continuamente minato e ostacolato il lavoro di rinnovamento, ben rappresenta la CNA Fita impantanata nel fermo del 2007 e con tutte le responsabilità che da allora hanno piegato l’autotrasporto italiano a compromessi al ribasso. Una conduzione quella che ha pregiudicato ed impedito ad una intera categoria la comprensione di una economia in forte cambiamento a cui fare corrispondere nuovi modelli organizzativi.
Come allora, oggi, quella dirigenza, con un “nuovo” tribuno, si ricandida alla guida dell’associazione, tornando alla politica delle facili promesse, parlando alla pancia di chi evidentemente viene considerato un “utile idiota” da sacrificare.
Non facciamocela più raccontare da chi con simili promesse ha occupato per un ventennio presidenze provinciali, regionali, nazionali, ricchi CdA di consorzi al servizio di un controllo politico di un intero settore.
Chi come me ha voluto e continua a volere una CNA Fita nuova ma soprattutto utile interprete di una categoria operosa deve avere una alternativa. Personalmente, insieme a chi con me ha condiviso il lavoro di questi ultimi sei anni, ho lavorato non per occupare poltrone ma per ricostruire credendo nell’impegno solidale tra imprenditori. Un patto associativo rinnovato che oggi non propone riconferme bensì un passaggio di testimone a chi deve proseguire l’azione di rilancio e rinnovamento in questa avvincente staffetta della rappresentanza dell’autotrasporto.
Per queste ragioni non mi ricandido considerando esaurito, in questo ambito, il mio ruolo di presidente e per le stesse ragioni sostengo e appoggio la candidatura alla presidenza nazionale CNA Fita di Olindo Brega, attuale presidente della Fita Marche, vice presidente nazionale, ma soprattuto un imprenditore che ha creduto e portato avanti con determinazione il rilancio dell’associazione.
Cinzia Franchini