Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Dopo l’intensa giornata di ieri dentro e fuori Montecitorio, dopo un confronto tutt’altro che rispettoso tra le forze politiche che, nelle vesti di maggioranza e opposizione, oggi si contrappongono e conferiscono più importanza ai social, alla televisione, alle piazze e a qualsiasi altro scenario estraneo all’aula parlamentare, oggi si è finalmente votata la fiducia al Senato. Una fiducia che, come previsto nei giorni scorsi, ha superato di poco la soglia del Quorum: 169 voti a favore, 133 contrari e 5 astenuti.
Anche quella del Senato è stata una seduta molto difficile per i presenti. Sebbene oggi non fossero state convocate delle proteste nei pressi di Palazzo di Madama, i senatori del Centrodestra hanno messo alla luce i trailer di quella che sarà l’opposizione al governo giallorosso: un’opposizione disposta a delegittimare la figura di Conte bollando il Premier quale elemento di continuità e non più di cambiamento, criticando ciò che considerano un atteggiamento di sottomissione nei confronti dell’Europa e attaccando l’essenza di un’alleanza che, a loro avviso, si è creata per impedire agli italiani di andare a votare.
Oltre all’opposizione proveniente da Destra, resta viva l’obiezione da parte di chi ha visto l’evolversi dell’insano confronto tra il PD e il M5S. Personaggi come Calenda, Richetti e Paragone sono alcuni degli esponenti che non hanno digerito l’alleanza innaturale tra due forze politiche che fino a qualche settimana fa basavano il proprio consenso sulla delegittimazione dell’altro.
Soprattutto il M5S. E non si può dare la colpa a quella ampia porzione di elettorato che semplicemente non ci crede.
Nasce così, e lo ripeteremo con insistenza, una maggioranza molto fragile che dipenderà in buona parte dalla lieve ripresa di un’economia ferma nel tempo e nello spazio oltre che dalla stabilità psicologica dei leader che compongono l’alleanza giallorossa, i quali, pur di dar vita a questo governo hanno rinunciato a inquantificabili promesse, ideali e linee ideologiche e dovranno ancora farlo in ciò che sarà l’esistenza in vita di un governo nato sotto il segno della contraddizione, la cui formazione viene giustificata - da entrambe le parti - dalla necessità di dare soluzioni alle emergenze economiche e sociali che attraversa la Nazione, da una parte, e porre freno alle spinte sovraniste e reazionarie dall’altra.
A conferma di questa analisi, ci torna utile citare le parole pronunciate oggi dal senatore Dem Luigi Zanda, il quale ha illustrato l’esposizione alla quale si sottopongono il PD e i Cinquestelle nella conformazione del nuovo esecutivo, affermando che “con il voto di fiducia si da vita a un’alleanza che, se si rivelasse effimera rappresenterebbe il nostro suicidio politico” aggiungendo poi l’ipotesi contraria, secondo la quale, qualora si rivelasse leale, duratura e lungimirante quest’ultima potrà rappresentare un’occasione di svolta per l’Italia. Al di là della dicotomia di successo o suicidio politico illustrata dall’On. Zanda, resta l’irrevocabile elemento della contraddizione che grava sulle spalle di un’alleanza predisposta a non guardare i sondaggi, a dimenticare parte del proprio passato e a dar vita a un nuovo centro-sinistra che dovrà ripartire nientemeno che dall’economia. E poi non possiamo far finta di ignorare quanto sia importante la percezione - vera o falsa che essa sia - dalla quale deriva una parte consistente della credibilità o meno di un soggetto politico. Sebbene i portavoce del Conte Bis ripetono con insistenza l’avvio di una stagione riformatrice e di un “nuovo umanesimo”, vero o falso, la maggior parte continua a vedere l’alleanza giallorossa come un “patto delle poltrone” sigillato allo scopo di non dare la parola agli italiani.
Starà all’ avvocato del Popolo e ai suoi Ministri dimostrare il contrario
Estefano Tamburrini
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>