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La scissione di Renzi dal Pd sottopone il nuovo governo a un'innegabile status di Anarchia interna. Trascinando con sé 20 deputati e 10 senatori e telefonando Conte per annunciare la non belligeranza nei confronti della nascente maggioranza, l'ex-segretario fiorentino ha comunque confermato di essere una mina vagante pronta a far saltare, prima o poi, il governo giallorosso.
Elementi come la registrazione del dominio 'Italia viva' a poche ore dall'inizio della crisi del governo gialloverde, l'insistenza perché il PD facesse parte di un nuovo governo con il M5S fino al punto in cui lo stesso Zingaretti ha ceduto alle pressioni interne e, finalmente, l'abbandono del PD in seguito alla nomina dei sottosegretari, dimostrano
la malafede e la premeditazione con cui il fiorentino ha dato scacco matto a Dem e Pentastellati in un colpo solo.
Con tempistiche molto accelerate, l'ex segretario dem si è confermato il soggetto più pericoloso all'interno di una maggioranza fragile di per sé, ispirata dall'anti-salvinismo e concepita sotto il segno della contraddizione. Una maggioranza la cui formazione è stata spinta dallo stesso Renzi che, poco dopo, si è rivelato la quinta colonna di questo esecutivo.
Con questa nuova configurazione, la maggioranza resta conformata da M5S, PD, LeU, MAIE e i parlamentari di Italia-Viva che, proprio ieri, sono riusciti a conformarsi come Gruppo autonomo insieme al PSI.
Definita una specie di 'Penta-partito' da qualche amante delle analogie forzate, la condizione di questo esecutivo somiglia piuttosto a quella di un vetro frantumato che, prima o poi, rischia di cedere completamente.
Estefano Tamburrini
Redazione Pressa
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