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La presenza di nuove entità che mettono in discussione la centralità degli Stati ha rafforzato questa convinzione nell’Opinione Pubblica. La governance multi-livello offerta da organizzazioni quali le Nazioni Unite o l'Unione Europea, lo strapotere di Corporazioni Multinazionali oltre all’attivismo politico di primo piano esercitato da Organizzazioni Non Governative sembravano consolidare l'avvio di un certo ordine mondiale.
Allo stesso tempo, la libera circolazione dell’informazione e degli individui a una velocità senza precedenti sembravano decretare la fine del predominio degli Stati sul proprio territorio.
Tutti questi fattori hanno messo in dubbio la centralità degli Stati aprendo le porte ad una narrazione universalistica secondo cui si confidava nel libero mercato quale motore per estendere la cultura dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali. Sembrava essere la volta buona per l'affermazione dell'ordine liberale.
L'espansione di un modello
In questo modo, l'Occidente ha esercitato un’egemonia aperta basata sulla preponderanza. L’allocazione di beni e servizi nel resto del mondo avrebbe influenzato la cultura dei diversi popoli fino ad omologarli alle diverse forme, modelli e istituzioni liberaldemocratiche.
Così, i fautori dell'attuale ordine mondiale hanno proseguito sulla propria strada presi dal proprio trionfalismo e sottovalutando alcune rivendicazioni che sarebbero diventate sempre più difficili da governare con il trascorrere del tempo.
In altre parole, sembra che qualcuno avesse davvero creduto di essere a “La fine della Storia” narrata da Francis Fukuyama.
La reazione degli altri
Ma l’ironia ha permesso che alcuni tra gli Stati conquistati, sconfitti o sfruttati della prima ora imparassero a usare nel loro favore i mezzi che l’Occidente aveva messo a disposizione per consolidare la propria egemonia. Dal libero mercato alle nuove tecnologie, dall’informazione di massa alla libera circolazione delle persone, gli strumenti messi sul tavolino erano diventati armi letali nelle mani di altri Stati interessati a tutto tranne che al liberalismo o la democrazia.
Così nello scenario internazionale si sono manifestate delle potenze revisioniste che, senza assumere gli stessi vincoli delle democrazie occidentali - fin troppo condizionate dal rispetto delle regole democratiche al loro interno - si ritagliano una sempre più ampia sfera d’influenza laddove gli USA e l'Europa si ritirano progressivamente.
Il caso più clamoroso è quello della Repubblica Popolare Cinese, che proprio ieri ha celebrato il 70° anniversario, e che a livello economico e finanziario è riuscita a prendersi una grossa fetta del mercato globale, sostituendosi agli europei nell’Africa e agli Statunitensi nell’America Latina, godendosi il vantaggio dell’arretratezza e facendo disperare i loro concorrenti
Allo livello comunicazionale, pur essendo ancora i primi, gli Stati Uniti non sono più gli unici a manipolare l’opinione pubblica e l'immaginario collettivo ma trovano nella Russia un rivale sempre più in grado di costruire messaggi che possano minare la legittimità politica dei loro avversari. In mezzo a loro sorgono anche l’India e altre potenze che non sono omologate al pensiero Occidentale ma hanno una loro visione del Mondo.
Tutto questo sta ad indicare che siamo in presenza del graduale declino di un’egemonia - quella occidentale - in corrispondenza all'ascesa di altre Potenze.
Altro “fine della Storia”, il gioco è appena iniziato. E non basteranno i dazi né le guerre economiche per frenare questo processo.
Estefano Tamburrini