Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Negli ultimi trent'anni non hanno mai lavorato, perlomeno in maniera lecita. Hanno attivato alcune partite Iva senza di fatto ottemperare agli obblighi fiscali e hanno dichiarato, in media, un reddito di 99,98 euro a testa l'anno. Nel contempo, però, 41 nomadi rom di stanza in provincia di Bergamo hanno immatricolato qualcosa come 1.600 autoveicoli per un valore complessivo di quasi 30 milioni di euro, hanno acquistato e costruito case per oltre 10 milioni. Trentasette di loro hanno pure accumulato 294 denunce all'autorità giudiziaria, la metà per truffa, usura e appropriazioni indebite.
A far luce sulla sproporzione tra i redditi e i patrimoni della famiglia di etnia rom Horvat-Nicolini sono stati, in un'operazione congiunta nata dopo una serie di sparatorie che avevano coinvolto - senza gravi conseguenze - alcuni membri del clan tra l'inizio del 2015 e il maggio di quest'anno, i carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo e il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bergamo.
Il gruppo familiare, che vive in alcuni paesi dell'hinterland di Bergamo, è composto da 74 persone, di cui 41 maggiorenni. Sotto la lente l'arco temporale dei trent'anni 1985-2015. Dalle indagini sono emerse tutte le anomalie che hanno evidenziato la discrepanza tra i beni posseduti dal clan e quanto dai vari componenti dichiarato all'erario nel corso degli anni. La famiglia rom ha subito anche verifiche fiscali da parte dell'amministrazione finanziaria dello Stato, che ha contestato loro redditi non dichiarati per 6,8 milioni di euro. Gli inquirenti hanno spiegato che gli accertamenti sono stati particolarmente complessi, anche soltanto per ricostruire gli esatti rapporti di parentela tra i familiari. Alla fine però si è riusciti ad appurare che la differenza tra i redditi ufficialmente dichiarati e quanto nelle loro disponibilità ammonterebbe a oltre 50 milioni di euro: precisamente 50.535.000 euro.
I carabinieri e finanzieri hanno evidenziando la 'pericolosità sociale dei soggetti' ed hanno così avanzato alla Procura della Repubblica, la richiesta di emissione di provvedimenti personali di sorveglianza speciale e di decreti di sequestro preventivo dei beni. Il Tribunale di Bergamo ha così disposto provvedimenti personali di sorveglianza speciale nei confronti di 6 persone, che non potranno lasciare il Comune di residenza, e decreti di sequestro preventivo dei beni per oltre un milione di euro (precisamente 1.133.000 euro) tra 7 immobili, 10 auto di lusso e disponibilità finanziarie in varie banche. Tre membri della famiglia sono stati inoltre denunciati a piede libero con l'accusa di trasferimento fraudolento di beni.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>