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Governo, la differenza tra i vincitori e i vinti

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Il realismo di Salvini è prevalso sull'idealismo pentastellato e l'utilitarismo della Lega ha dimezzato quella maggioranza inesperta M5s


Governo, la differenza tra i vincitori e i vinti
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“Cosa succederà ora? Non sono fatto per le mezze misure. O le cose si possono fare per intero, oppure star lì a scaldare una poltrona non fa per me”

Con queste dichiarazioni il vicepremier Matteo Salvini ha ufficializzato la crisi di governo che, da qualche settimana, rende molto tesa la convivenza nel seno della maggioranza. La spaccatura nel voto sulla TAV, il rinvio della Conferenza Stampa pre-estiva del Presidente del Consiglio, l’annullamento dell’Assemblea congiunta del M5S e il colloquio tra Conte e Mattarella, pongono in evidenza le difficoltà di un’alleanza contro-natura che si fonda su un fragilissimo contratto di governo firmato da due soggetti politici diametralmente opposti.

Nonostante le loro differenze, la Lega e il M5S sono riusciti ad andare avanti man mano che il discorso rimaneva focalizzato sui loro nemici in comune: dalle élites agli immigrati, dalla classe politica ai ‘tecnocrati di Bruxelles, concentrare tutto il discorso politico nella delegittimazione dell’avversario può essere utile nel breve periodo.

Nel lungo termine invece, una coalizione è obbligata a rendere concrete le proprie promesse e i soggetti politici che la compono devono ritagliarsi un proprio spazio nell’esercizio del governo. Se questo non succede, la maggioranza è condannata a non durare.

Per quanto riguarda l’attuale governo, è diventata consuetudine che la realizzazione del programma di un alleato, contrasti direttamente con le promesse elettorali dell’altro. La divisione sulla TAV ne è l’esempio migliore. Le divisioni sorgono perché il M5S e la Lega appartengono a due spettri politici opposti. In effetti, pur non volendo ammettere la propria collocazione, il M5S si è rivelato un partito d’ispirazione progressista, mentre la Lega ha dimostrato una tendenza conservatrice – e spesso reazionaria – che la allontana dal M5S.

Come ad ogni scontro, prima o poi tra la Lega e il M5S ci sarebbero stati dei vincitori e dei vinti.

A prescindere dell’eventuale rimpasto o caduta del governo, i perdenti di questo confronto sono stati i cinquestelle. Infatti, giunto il momento di concretizzare l’azione di governo il realismo di Salvini è prevalso sull’idealismo pentastellato e l’utilitarismo della Lega ha dimezzato quella maggioranza inesperta e impreparata rappresentata dall’alleato di governo.

Se da un lato i Cinquestelle hanno sottovalutato la responsabilità di stare al governo immaginandolo come fosse un percorso in discesa dopo le elezioni del 4 marzo 2018, dall’altra parte la Lega – che di esperienze ne ha avute – era ben consapevole della complessità della maggioranza formata con un alleato così eteregoneo al suo interno. La Lega ha avuto anche l’assertività di saper trasmettere un messaggio semplice e personalizzato mentre il M5S ha perso la capacità di comunicare con i propri elettori.

Inoltre, la correlazione tra il calo dei consensi per il Movimento e l’aumento dei voti in favore la Lega ha creato non poche incertezze nelle fine pentastellate e la risposta di questi ultimi non ha fatto che peggiorare le cose. Pur di non perdere i voti rimanenti, i Cinquestelle hanno puntato sull’immobilismo e si sono fatti scavalcare da un Salvini sempre più agguerrito e disposto a monopolizzare il dibattito intorno alla sua persona.

E mentre un soggetto politico senza identità non era più in grado di veicolare alcun messaggio agli elettori, Salvini riusciva a farlo in tutti i modi possibili. Sia indossando le felpe di tutti gli organi di Pubblica Sicurezza, sia con il Rosario in mano, il vicepremier ha costruito una narrazione fondata sulla rivendicazione di alcuni tratti del nazionalismo, di una certa tradizione cattolica e, in generale, dei valori messi in discussione dalla post-modernità. I cinquestelle, invece, non sono riusciti a formare un’identità che li rendesse riconoscibii all’interna della stessa maggioranza.

In altre parole, il vuoto lasciato dai Cinquestelle ha lasciato tutto lo spazio perché Salvini venisse percepito come l’unico leader nella maggioranza configurando così uno scenario che lo mette nelle condizioni di

minacciare i propri alleati evocando il ritorno alle urne. Per quanto riguarda il M5S, il sì al Decreto Sicurezza BIS e il no alla TAV che è comunque passata grazie alle altre forze presenti in parlamento, lo rivelano il grande perdente all’interno di un governo che allo stesso tempo funge da respiratore artificiale per i pentastellati.

In conclusione, anche all’interno di un’alleanza ci sono dei vincitori e dei vinti. I vinti saranno sempre quelli che – per salvaguardare la propria esistenza – non possono farne a meno, mentre i vincitori – dopo averla sfruttata – possono stare anche senza.

Estefano Tamburrini


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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