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Il suicidio demografico dell'Europa e le due visioni (pro e anti immigrazione), per superarlo

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L'arcivescovo di Strasburgo Luc Ravel, nominato da Papa Francesco lo scorso febbraio, ha?dichiarato?che i fedeli musulmani sono consapevoli del fatto che la loro fertilità è tale da rimpiazzare la popolazione europea in calo. Ma c'è chi non la vede come l'unica soluzione. Dal Giappone all'Ungheria la politica sta imponendo un modello che punta alla natalità e alla valorizzazione delle risorse umane interne. Vietando anche l'ingresso ai musulmani.


Il suicidio demografico dell'Europa e le due visioni (pro e anti immigrazione), per superarlo
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'Tra gli esperti di demografia c'è una tendenza a definire l'Europa il nuovo Giappone'. Un'affermazione vera solo il parte. Perché se il cosiddetto vecchio continente è paragonabile al Giappone rispetto al calo demografico, non lo è per quanto riguarda al modo di affrontarlo. Perché se l'Europa sta facendo fronte attraverso l'apertura delle frontiere a immigrati dall'Africa o da Paesi musulmani, Giappone, invece, sta affrontando questa catastrofe demografica con le proprie risorse, addirittura vietando l'immigrazione musulmana. Una politica che, pur senza divieti, è portata avanti anche in Ungheria dove alla necessità di supplire al calo demografico (che come vedremo più avanti presenta numeri e tendenze davvero epocali, per tutti i Paesi), anziché aprendo a grandi flussi migratori, punta sulla valorizzazione delle risorse proprie mettendo in campo politiche per la 'crescita demografica' interna.

Due visioni di intendere, di gestire ed affrontare il problema (che un problema comune lo è), del calo demografico e che costituisce il filo conduttore dell'articolo di Giulio Meotti, pubblicato in Inglese col titolo ' Muslims Tell Europe: 'One Day All This Will Be Ours' scritto per il Gatestone Institute

'L'Europa sta compiendo un suicidio demografico - scrive Meotti - spopolandosi, sistematicamente, in ciò che lo storico britannico Niail Ferguson ha definito 'la più grande riduzione sostenuta della popolazione europea dopo la peste nera del XIV secolo', come ha di recente osservato George Weigel.

I musulmani europei sembrano sognare di colmare questo vuoto. L'arcivescovo di Strasburgo Luc Ravel, nominato da Papa Francesco lo scorso febbraio, ha di recente dichiarato che 'i fedeli musulmani sono ben consapevoli del fatto che la loro fertilità è tale che oggi lo chiamano.

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'Grand Remplacement'. Essi dicono in maniera molto pacata e positiva: 'Un giorno tutto questo sarà nostro'...'.

Un nuovo report del think tank italiano Centro Machiavelli rileva che se l'attuale tendenza dovesse continuare, entro il 2065, la quota di immigrati di prima e seconda generazione in Italia supererà i 22 milioni di persone, ossia sarà più del 40 per cento della popolazione totale. Anche in Germania, i minori di 5 anni sono al 36 per cento figli di immigrati. Lo scorso anno, in 13 dei 28 paesi membri dell'Unione Europea, il saldo tra nascite e decessi è stato negativo: senza i flussi migratori le popolazioni di Germania e Italia dovrebbero diminuire rispettivamente del 18 e del 16 per cento.

L'impatto della situazione demografica in caduta libera è più visibile in quella che un tempo era chiamata la 'nuova Europa', i paesi dell'ex blocco sovietico, come Polonia, Ungheria e Slovacchia, per distinguerli da quelli della cosiddetta 'vecchia Europa', come Francia e Germania. Questi paesi dell'Est sono ora quelli più esposti alla 'bomba dello spopolamento', il devastante crollo del tasso di natalità che il giornalista e scrittore Mark Steym ha definito come 'il principale problema del nostro tempo'.

Il New York Times si è chiesto perché, 'nonostante la popolazione diminuisca, i paesi dell'Europa orientale non vogliono accettare i migranti'. Il drastico calo demografico è esattamente il motivo che li induce a temere di essere rimpiazzati dagli immigrati. Inoltre, gran parte dell'Europa orientale ha già vissuto l'esperienza dell'occupazione musulmana per centinaia di secoli sotto l'Impero ottomano e questi paesi sono tutti consapevoli che ciò potrebbe accadere di nuovo. I paesi che invecchiano temono la comparsa di valori opposti ai loro, se ci fosse un rimpiazzo da parte dell'attuale giovane popolazione straniera.

'Oggi, in Europa ci sono due differenti modi di considerare [il declino e l'invecchiamento della popolazione]', ha di recente detto il primo ministro ungherese Viktor Orbán. 'Uno di questi è quello suggerito da coloro che vogliono risolvere i problemi demografici attraverso l'immigrazione. E l'altra posizione è assunta dai paesi dell'Europa centrale – e tra questi l'Ungheria. La nostra opinione è che dobbiamo risolvere i nostri problemi demografici facendo affidamento sulle nostre stesse risorse e mobilitando le nostre stesse riserve e – riconosciamolo – rinnovandoci spiritualmente'. Secondo lui, 'il problema dei prossimi decenni è se l'Europa continuerà ad appartenere agli europei'.

Gi.Ga.


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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