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Politica internazionale, per cosa saranno ricordati gli anni 'Dieci'?

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La fine degli anni Dieci ha portato alla luce in modo inequivocabile la rivalità tra Stati Uniti e Cina. Si tratta di una rivalità destinata a durare


Politica internazionale, per cosa saranno ricordati gli anni 'Dieci'?
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Poche ore fa masse festanti in tutto il mondo non solo hanno celebrato l'inizio di un nuovo anno, ma anche l'inizio di un nuovo decennio. Gli anni Dieci sono finiti e siamo appena entrati negli anni Venti. Le emozioni che si provano in momenti come questo, un misto di nostalgia unita alla presa di coscienza dello scorrere inesorabile del tempo, ci spingono a fare dei bilanci, a fermarci e a voltarci indietro per riflettere su quanto è appena accaduto. Per cosa saranno ricordati gli anni Dieci? In particolare, quali sono stati gli eventi di politica internazionale più significativi del secondo decennio di questo secolo?

Partiamo da casa nostra. Lo scorso decennio è iniziato con la crisi del debito sovrano, particolarmente grave nel caso greco, proseguito con la crisi migratoria del 2015-2016 lungo la cosiddetta rotta balcanica e culminato con la Brexit.

Crisi è una parola che ben descrive gli anni Dieci dell'Unione Europea. La Brexit è probabilmente la manifestazione più grave della crisi che attanaglia l'Unione. Al netto della cronaca politica e delle previsioni sulle ripercussioni dell'uscita di Londra sull'integrità territoriale e sull'economia del Regno, occorre ammettere a noi stessi, una volta per tutte, che il risultato del referendum popolare del 23 giugno 2016 fu una grave sconfitta per il lungo processo d'integrazione europea. Una data già entrata di prepotenza nella sua storia; per macchiarla. Dire che il Regno Unito è sempre stato un membro speciale dell'Unione, con un piede dentro e uno fuori, è una magrissima consolazione che non rimuove il dato di fatto ineluttabile: l'Unione non è stata in grado di rendersi attraente agli occhi britannici. Riuscirà in questo decennio a riscattarsi?

Gli anni Dieci verranno indubbiamente ricordati per le cosiddette primavere arabe, un movimento di proteste e rivolte che ha interessato quasi tutti i paesi del mondo arabo, portando in diversi casi allo spodestamento di capi di Stato al governo da decenni. Il bilancio di questo fenomeno storico è deludente. La Tunisia, paese da cui tutto partì, è l'unico ad aver raggiunto l'approdo democratico. In Libia, Siria e Yemen le proteste sono degenerate nella guerra civile; ancora in corso in tutti e tre i paesi. Queste guerre hanno causato la morte violenta di centinaia di migliaia di persone e la destabilizzazione di grandi aree geografiche.

In Libia l'anarchia regna dal 2011. Lo Yemen ha ospitato la guerra dimenticata del decennio. Sebbene abbia causato quella che secondo le Nazioni Unite è la più grave crisi umanitaria al mondo, questo conflitto rimane quasi sconosciuto agli occhi dell'opinione pubblica. Ma nello Yemen non si muore solo a causa delle bombe saudite o delle mine. Decine di migliaia di persone, in buona parte bambini, sono morte a causa della fame.

La guerra siriana è stata quella più dibattuta del decennio per almeno tre motivi: in primis ha causato un numero altssimo di vittime, solo i morti sono circa mezzo milione; in secundis essa, insieme all'instabilità irachena, figlia della sciagurata invasione del 2003, ha generato il mostro dello Stato Islamico (Is). Nato ed affermatosi nei vasti deserti a cavallo di Siria ed Iraq, laddove Damasco e Baghdad non controllavano in alcun modo il territorio, l'Is è stato un cancro che, per una manciata di anni nel mezzo del decennio, è riuscito a controllare un'ampia porzione di Medio Oriente dove ha applicato i precetti più brutali e sanguinari della legge islamica.

Is – Isis, Isil o Daesh che dir si voglia – nasce però come organizzazione terroristica. La potenza derivata dal fatto di controllare un territorio vasto e ricco di petrolio gli ha permesso di condurre attentati terroristici ai quattro angoli del globo. Gli anni Dieci verranno ricordati anche per la strage del Bataclan. Is si fece troppi nemici e venne inghiottito dalle guerre che lo partorirono. La coalizione internazionale a guida statunitense dal cielo, le milizie curde sul campo, insieme alle forze del governo siriano supportate dai russi hanno schiacciato l'Is, che ha cessato di esistere come Stato ma non come organizzazione terroristica. Il decennio si è concluso con l'uccisione di Abu Bakr al-Baghdadi, ex capo dell'Is, da parte delle forze speciali americane.

Infine, la guerra civile siriana è stata molto discussa per via dell'intervento diretto di tutte le potenze regionali (Turchia, Iran, Israele mentre Arabia Saudita in misura minore) e di due grandi potenze (Stati Uniti e Russia). Gli americani sono stati ambigui. Hanno espresso il loro appoggio all'eterogenea fazione ribelle siriana, che comprendeva anche diversi gruppi jihadisti. Nell'agosto 2012 Obama avvertì Assad: l'utilizzo di armi chimiche rappresenta una “linea rossa” che se oltrepassata scatenerà la rappresaglia militare americana. Le armi chimiche vennero usate e nulla accadde. Come mai? Come mai gli americani non hanno spodestato Assad come fecero con Saddam Hussein? I motivi sono tanti. Per esempio, la Siria gode della protezione della Russia. L'intervento militare di Mosca nella guerra civile siriana ha salvato la dinastia Assad. I russi sono intervenuti per manterenere la loro sfera d'influenza nel paese e nel Mediteranneo orientale.

Ciò si collega a un altro fatto molto importante dello scorso decennio: la rinnovata presenza sulla scena internazionale della Russia, intervenuta militarmente per tutelare i propri interessi in diverse aree. Oltre all'intervento in Siria, nella primavera del 2014 Mosca ha annesso la Crimea per garantirsi la capacità di continuare a proiettare influenza nel mar Nero, quindi verso il Mediteranneo, passando per i Dardanelli. A Sebastopoli si trova infatti il quartier generale della flotta russa del Mar Nero. È poi intervenuta a sostegno dei ribelli filo-russi nel Donbass. Gli anni Dieci saranno ricordati anche per il ritorno della guerra sul suolo europeo. La guerra del Donbass, la cui intensità è calata sensibilmente dopo gli accordi di Minsk del febbraio 2015, ha finora causato 13 mila morti.

L'annessione della Crimea e il supporto ai separatisti filo-russi hanno creato un terremoto nelle relazioni tra la Russia e l'occidente: quest'ultimo, guidato dagli Stati Uniti, ha imposto sanzioni economiche alla Russia, che rimangono in vigore. Dalla primavera 2014 le relazioni tra Mosca e l'occidente non sono più migliorate. Inoltre gli Stati Uniti vedono in Mosca un avversario strategico i cui interessi nazionali sono in contrapposizione a quelli americani.

Per la verità la Russia intervenì militarmente all'estero per tutelare i propri interessi già alla fine degli anni Duemila, quando nell'agosto 2008 invase la Georgia nell'ambito di una guerra durata una manciata di giorni.

La Russia è anche uno dei pochi paesi ad intrattenere solide relazioni con il Venezuela di Nicolas Maduro. Gli anni Dieci saranno ricordati anche per il collasso del Venezuela. Morto Hugo Chavez, leader della cosiddetta rivoluzione bolivariana, nella primavera 2013 gli è succeduto Nicolas Maduro. La situazione nel paese è ben presto degenerata: l'insofferenza per un regime corrotto e repressivo si è aggiunta al disagio per una situazione socio-economica insopportabile. Povertà dilagante, scarsezza di beni di prima necessità, un regime che non riconosce le regole della prassi democratica. Sono seguite manifestazioni oceaniche represse nel sangue. Mentre il regime perseguitava con brutalità anche la dissidenza studentesca l'opposizione non riusciva a trovare la quadra.

Il decennio si conclude con la crisi presidenziale. Juan Guaidò, presidente dell'Assemblea Nazionale esautorata da Maduro, si autoproclama presidente della repubblica sulla base di quanto previsto da una costituzione che, data la repressione delle libertà e l'annullamento dello stato di diritto da parte delle autorità governative, è carta straccia. In teoria, in Venezuela ci sono due presidenti. In pratica ce n'è solo uno. Maduro, forte dell'appoggio dei militari, rimane al potere.

Durante il decennio appena conclusosi la Piccola Venezia, paese strettamente legato all'Italia dal nome e dal sangue, è sprofondata nell'abisso. Il dato più impressionante di tale crisi, se si esclude la repressione violenta dell'opposizione, è dato dalla diaspora venezuelana. Milioni di cittadini sono fuggiti dal paese generando la più grande migrazione nella storia del Sud America.

Infine, non si può parlare della politica internazionale degli anni Dieci senza parlare della Cina e in particolare del suo presidente, Xi Jinping. Giunto al vertice della Repubblica Popolare nel novembre 2012, Xi ha lanciato un'imponente campagna anti-corruzione e, nel corso degli anni, ha accentrato tutti i poteri nella sua persona, divenendo il leader cinese più potente dai tempi di Mao Tse-tung.

Nel 2013 Xi ha lanciato la Belt and Road Iniative, il progetto delle nuove vie della seta, che mira a fare dell'Eurasia un enorme mercato connesso da infrastrutture all'avanguardia. Così la Cina vuole proiettare influenza all'estero e mostrarsi al mondo come una grande potenza in grado di portare benefici alla comunità internazionale. Non tutti la pensano così, in primis gli Stati Uniti. Washington teme che con le nuove vie della seta la Cina voglia creare una rete di controllo mondiale sfruttando la sua supremazia nel campo della tecnologia 5G. I cinesi sono all'avanguardia in diverse tecnologie. Non solo 5G ma anche intelligenza artificiale e supercomputer, mentre l'economia cinese ha raggiunto dimensioni molto simili a quella statunitense. Gli americani contestano che ciò è stato fatto violando la proprietà intellettuale e le regole del WTO. Risultato: “guerra commerciale”. A partire dalla presidenza Trump gli Stati Uniti hanno imposto dazi salati sulle importazioni di prodotti cinesi. I dazi hanno fatto sentire il loro peso sulla crescita economica cinese, che è rallentata, essendo gli Stati Uniti il primo mercato di sbocco per le merci dell'Impero del Centro.

Nel corso dello scorso decennio la Cina ha anche potenziato e ammodernato il proprio apparato militare. Due settimane fa è entrata in servizio la Shandong, la prima portaerei fatta completamente in Cina. Niente a che vedere con la portaerei ammiraglia della Us Navy, sia chiaro. Nel corso degli anni Dieci Pechino ha militarizzato il Mar Cinese Meridionale, ha minacciato Taiwan e ha suscitato timori nel Giappone che ora vuole riarmarsi. Gli Stati Uniti la considerano una potenza revisionista che minaccia la sicurezza dell'Indo-Pacifico e quindi conducono abitualmente operazioni di affermazione della libertà di navigazione nel Mar Cinese Meridionale. I cinesi affermano che così facendo gli americani destabilizzano la regione. Inoltre, con una buona dose di realismo, essi fanno notare che l'Indo-Pacifico libero e aperto che gli Stati Uniti dicono di voler mantenere è innanzitutto un ordine che soddisfa gli interessi di Washington.

La fine degli anni Dieci ha portato alla luce in modo inequivocabile la rivalità tra Stati Uniti e Cina. Si tratta di una rivalità destinata a durare nel corso di questo decennio. Essa quindi non riguarda solo questioni commerciali ed economiche. È stata la politica adottata da Trump a palesare apertamente tale rivalità, anche se essa poteva già essere intuita nel Pivot to Asia di Obama.
La Cina è una grande potenza economica all'avanguardia in diversi settori tecnologici che sta ammodernando il suo apparato militare. Essa tuttavia non è priva di debolezze. Tre decenni di crescita economica a doppia cifra presentano delle controindicazioni mentre la rivolta di Hong Kong, ancora non domata, ci ricorda la fragilità della sua integrità territoriale.

Russia e Cina si sono incontrate. Rotti i rapporti con l'occidente dopo i fatti del 2014 Mosca ha volto l'attenzione a oriente e ha trovato in Pechino un partner politico, economico e militare. Nell'ultimo lustro la cooperazione tra i due paesi è aumentata in modo notevole, specialmente negli ambiti energetico e militare. Washington considera Cina e Russia competitori strategici. È probabile che l'atteggiamento americano abbia favorito l'intesa tra Mosca e Pechino.

Tirando le somme del decennio di politica internazionale appena conclusosi, l'evoluzione dei rapporti tra le grandi potenze appare probabilmente il fenomeno più interessante e significativo. Tale evoluzione è dipesa da un lato dal peggioramento delle relazioni tra Russia e Stati Uniti (e occidente in generale) a partire dalla primavera 2014; dall'altro, dalla cosiddetta “guerra commerciale” tra Stati Uniti e Cina e dall'ostilità degli americani e degli alleati asiatici nei confronti delle rivendicazioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale. Per intenderci, la rivalità tra Washington e Pechino è venuta a galla. Osteggiate entrambe dagli Stati Uniti, Cina e Russia hanno approfondito la cooperazione in diversi campi. Probabilmente il loro rapporto non era così stretto dai primi anni Cinquanta.

Massimiliano Palladini

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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