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Processi d'amianto, la giustizia calpestata

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In Italia oggi sono stati calcolati circa 28.000 morti per mesotelioma, ma i danni sono sottostimati. I processi non arrivano a scuotere la coscienze


Processi d'amianto, la giustizia calpestata
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Ho ascoltato con molto interesse buona parte degli interventi in merito al Convegno Nazionale - Processi d’amianto.  Odissea Infinita -  organizzato recentemente presso la Camera del Lavoro  di Reggio Emilia.

Splendido lavoro, un segno d’amore e attenzione per i più deboli, che di questi tempi è prezioso e raro!

Perché partecipare? Perché  dinnanzi a quest’ennesima pagina di mala giustizia  non ci si può voltare dall’altra parte, ma ascoltare ogni testimonianza, ogni bieco risvolto processuale, e unirsi alla lotta di quei poveri cristi che nemmeno da morti riescono a vedersi riconosciuti come vittime sacrificali.

La lotta però da qualche tempo non è più solo contro i vecchi padroni, quelli che non hanno adottato misure adeguate per proteggere la salute dei propri operai, ma anche contro uno stato che, per non scontentare nessuno,  permette che  ogni processo rischi di trasformarsi in un farraginoso teatrino in cui nessuno è colpevole, a parte  l’amianto.

Amianto che ovviamente, non essendo una persona fisica, non può essere condannato!  Oggi si reputa indispensabile  che  disquisire in merito corrano stuoli di tecnici, periti, scienziati, e chi più ne ha, più ne metta. Ma chi controlla la credibilità di ognuno di loro?  E chi li paga? E quanto li paga? E con tanto denaro quanti ne compro? Ci sono perizie che arrivano a costare fino a 700.000 euro! E poi tutto questo a che pro? Se a prescindere dovrebbe essere più che sufficiente l’evidenza di ciò che già è affermato dagli studi epidemiologici di mezzo mondo?

Oggi è quindi diventato sempre più complicato ottenere giustizia, anche per via della derubricazione dei reati.

In Italia è stato calcolato che  circa 500 imprenditori sono accusati di  reati gravissimi, ma le sentenze sono per lo più assolutorie, soprattutto se la vittima fumava delle sigarette! Ragion per cui  considerato che  la maggior parte degli operai ha sempre fumato, a nessuno di loro quindi verrà  riconosciuta alcun tumore per cause professionali?  Nel frattempo per la Cemental di Correggio c’è un processo in atto, con un surreale comitato a difesa dell’imprenditore,  proprio con  quegli ex sindaci che all’epoca, non si erano mai  presentati in fabbrica.

Nella copia cartacea dei - Dati epidemiologici sulla mortalità in provincia di Reggio Emilia -, pubblicati dall’Azienda sanitaria Locale per gli anni 1994 e 1997 ,  veniva messa già in evidenza una mortalità anomala per i tumori della trachea, bronchi e polmoni , con tassi più elevati rispetto alla regione, per i distretti sanitari di Reggio e Correggio. Inoltre veniva evidenziato solo a Correggio un eccesso di mortalità superiore al 50% per il tumore della pleura, rispetto al dato provinciale. Nel documento  è annotato che gli eccessi sono ricollegati alla presenza di una fabbrica di manufatti di cemento amianto fondata nel 1952. Viene precisato anche che  il numero degli ex esposti ad asbesto nel solo comparto cemento –amianto  nella provincia di Reggio era di 1.800 persone , per i quali si raccomandava di provvedere con adeguate campagne informative, anti fumo tramite i medici di base.

(N.B. La domanda che mi faccio oggi, è come mai, attorno al 2006, con queste tragiche premesse da parte dell’ASL, tutto l’apparato politico dei DS e lo stesso ex sindaco di Correggio si dettero un gran daffare per convincere la cittadinanza che non v’era alcuna criticità ambientale e che il nuovo inceneritore AGAC lo si poteva fare tranquillamente anche a Prato di Correggio? Ricordo ancora le contestazioni degli ambientalisti durante i convegni e i dibattiti pubblici. Ricordo di aver più volte ricordato a questo sindaco che a Correggio non v’era una situazione epidemiologica così rosea, come invece si voleva far credere, e  ricordo anche i discorsetti paciosi di tutti quei consulenti e  soloni dell’ASL, chiamati appositamente per  rassicurare i cittadini. Adesso scopro, che già allora, da diversi anni, l’ASL, i sindaci, e tanti altri pubblici amministratori non potevano non sapere dell’inquinamento da amianto dovuto alla Cemental. Non potevano non aver già avuto ragguagli e avvisaglie della tragedia in atto, della polvere micidiale che aveva già contaminato l’ambiente e fatto ammalare i primi ex- operai.  E allora con quale CORAGGIO,  certi autorevoli personaggi dell’ASL reggiana hanno ribadito negli anni, più volte, che i dati epidemiologici della nostra provincia erano in linea con quelli regionali e nazionali,  e non mostravano alcuna anomalia, nessun eccesso, nemmeno quello per i fatidici e stramaledetti mesoteliomi maligni a causa dell’amianto?) 

In Italia oggi sono stati calcolati circa 28.000 morti per mesotelioma, ma i danni sono sottostimati. I processi nei tribunali non arrivano a scuotere la coscienza civile, tutto così  rimane ostaggio degli interessi politici ed economici del paese. E’ necessario inserire normative nuove, creare una cultura nuova anche tra i pubblici ministeri, e fare pressioni ai politici perché nascano nuove leggi. I magistrati oggi sono liberi di scegliere tra le tesi più convincenti, ma questo  sistema da roulette russa non è accettabile.  Quando un imprenditore è già stato riconosciuto colpevole, per non aver ovviato ad attuare sistemi di protezione, costui sarebbe di conseguenza  reo anche delle patologie mortali da asbesto dei suoi operai.  Va rimarcato che  non ci sono solo i mesoteliomi, ma anche tanti casi di tumori polmonari, che andrebbero considerati come malattie professionali,  ma che non vengono segnalati alla Procura della Repubblica perché i soggetti erano forti fumatori.  Si tratta di una lacuna  gravissima, i medici di famiglia per questa omissione rischiano anche sanzioni penalmente rilevanti, perché vanno sempre segnalati all’INAIL tutti i  casi di sospetto tumore di origine professionale.

Chiudo con le parole di uno dei relatori più applauditi presenti al convegno, il dottor Luca Masera, docente di diritto penale università di Brescia, che ha ribadito con forza che se ogni singolo studio  è discutibile, non lo è certamente il metodo e la scienza della epidemiologia.  Perché l’epidemiologia è in realtà la conta di una serie di omicidi inconfutabili. “I dati statistici purtroppo non muovono però le coscienze. Vedi in Grecia tagli alla sanità. Era assolutamente e statisticamente prevedibile che morissero molti bambini, per i tagli alle cure mediche. Sono stati quindi sacrifici umani, prevedibili e ragionati.  Ci sono giuristi che mandano a morire persone, che sono di fatto omicidi,  ma nessuno li nomina mai come diretti responsabili, dato che il danno è poi attribuito genericamente alla crisi economica in atto, e i morti sono solo elencati in asettiche statistiche. Di fatto è un omicidio, ma nessuno ha il coraggio di condannare i mandanti.  E’ ora quindi di dare un nome a chi ha causato il danno, non come fanno certi giornali, quando riportano  che l’amianto ha causato a Bologna 200 morti, perché  dovrebbero invece mettere il nome dell’industriale che ha ammazzato i suoi 200 operai!”

Il coraggio dunque è anche quello di ricordare al giurista, al sindaco, al politico, e a chiunque metta a rischio la salute pubblica con scelte scellerate,  come afferma il dottor Masera, che non potrà più nascondersi dentro alle pieghe del sistema, perché dovrà avere un nome e un cognome chiunque attenti alla vita altrui.

Maria Petronio


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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